
Il Digital Economy and Society Index – Desi – è uno studio della Commissione europea che annualmente, dal 2014, traccia i progressi dei Paesi membri nel settore digitale. Secondo il rapporto 2022, pubblicato dalla Commissione, l’Italia occupa il 18° posto su 27 Paesi. Non un eccellente risultato, ma fa meglio rispetto al 20° posto del 2021.
In particolare si registra che il 60% delle Pmi italiane ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale. Una significativa crescita viene riscontrata anche nell’utilizzo di servizi cloud, mentre l’adozione di tecnologie cruciali, come l’intelligenza artificiale, è ancora limitata. Avanzamenti anche nella diffusione di servizi a banda larga e di realizzazione della rete per la connettività.
Male invece sul fronte delle competenze digitali di base: oltre la metà dei cittadini italiani non ne possiede e la percentuale degli specialisti digitali, nella forza lavoro del nostro Paese, è inferiore alla media europea. Inoltre, solo il 40% degli utenti di internet fa ricorso ai servizi pubblici digitali, a fronte di una media europea del 65%; risultato che ha visto comunque una significativa crescita rispetto agli anni precedenti.
Il rapporto che monitora la digitalizzazione utilizza quattro indicatori: capitale umano, connettività, integrazione della tecnologia digitale e servizi pubblici digitali. In generale, nel panorama europeo, c’è stata un’accelerazione verso il digitale sotto la spinta della pandemia, che ha reso fondamentale l’utilizzo di internet.
Emerge tuttavia ancora un divario tra Nord e Sud Europa. Nella classifica di digitalizzazione 2022, ai primi posti si trovano Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia e Irlanda, mentre gli ultimi posti vanno a Grecia, Bulgaria e Romania. L’Italia, nonostante non occupi le prime posizioni, è uno dei paesi che fa registrare i maggiori progressi negli ultimi cinque anni.