
Le Pmi in Italia sono oltre il 90% del totale delle imprese, generano più del 70% del fatturato italiano e contribuiscono a impiegare l’81% dei lavoratori, presenza che non trova però risposta dal punto di vista dell’innovazione tecnologica.
Esiste, inoltre, una grave dispersione a seconda del grado di tecnologie adoperate, senza dimenticare l’obsolescenza presente nei sistemi ICT, che inevitabilmente può generare un problema serio di sicurezza cibernetica.
Queste le riflessioni di Gerardo Costabile, amministratore delegato di DeepCyber – società di cybersecurity e protezione dei dati – a commento dei dati illustrati da Yarix, nel corso del “Digital Soul”, sull’esposizione delle organizzazioni italiane agli attacchi di crimine informatico, di cui avevamo parlato qui.
“Un pericolo reale arriva dai ransomware – spiega l’ad di DeepCyber – che dai primi criptolocker ad oggi si è evoluto nel tempo. Le organizzazioni criminali si sono via via specializzate e adesso riescono a penetrare i sistemi di difesa, attraverso un drive by compromise o un accesso remoto, oppure con specifici link o semplici account e a chiedere riscatti in danaro, in seguito alla cifratura dei dati presenti in rete, dati magari utilizzati poi sul mercato nero”.
Secondo Costabile, servono investimenti significativi e un’adeguata formazione professionale, per preparare tecnici e operatori in grado di contrastare queste minacce quotidiane.