
Due parole sullo spread, termine che sino a prima di Mario Monti nessuno aveva mai preso in considerazione.
Lo spettro dello spread ce l’hanno sventolato sotto il naso per quindici anni, per costringerci a fare sacrifici immensi sull’altare della stabilità dei bilanci statali.
Vorrei far notare alcune cose: lo spread si riferisce alla differenza tra i rendimenti dei bond tedeschi e quelli italiani con durata decennale.
La doverosa premessa è che ogni volta che Salvini mangia un arancino in spiaggia, lo spread si muove punendo l’Italia.
Ieri il sempre più ridicolo Conte ha fatto scoppiare un petardo in Parlamento e subito la finanza ha deciso di punire l’Italia con il rialzo dello spread, portandolo a 229 punti per un rendimento al 3,4%.
Significa che i bond italiani saranno costretti a pagare qualche punto di interessi in più su un lasso di tempo che arriva fino a dieci anni.
Tutto ciò non ha senso perchè chissà cosa potrebbe succedere nei prossimi dieci anni, gli scenari potrebbero cambiare mille volte nel frattempo, soprattutto nel caso italiano dove negli ultimi 75 anni abbiamo avuto 67 governi, quindi una media di 8,9 differenti governi ogni 10 anni.
Solo questo semplice fatto spiega la perfetta inutilità del parametro dello spread quando influenzato da fatti politici di cortissimo periodo, come le annunciate dimissioni di Draghi nella giornata di ieri.
Facciamo altri esempi: per quindici anni l’Europa è stata costretta a tirare la cinghia con effetti nefasti per la classe media, per poter rientrare nei dogmatici parametri di bilancio salvo poi vedere tutti gli sforzi fatti vanificarsi a causa prima del covid e poi della guerra in Ucraina.
Oggi sono tutti corsi a stampare denaro, i parametri di bilancio sono stati immediatamenti abbandonati e il tasso d’inflazione in Europa è quattro volte quello massimo consentito (ovunque, anche in Germania) mentre negli USA ha toccato il 9,1%.
Lo può capire anche uno stupido che sia assurdo che il fatto che lo spread su un titolo decennale si alzi oggi a causa dei fatti parlamentari di ieri, governando così il rendimento dei bond su un periodo di tempo così lungo che nessuno possa immaginarsi come vada il futuro.
Ma soprattutto non si capisce come lo spread tra i titoli tedeschi e quelli italiani si possa alzare a causa delle dimissioni di Draghi quando invece non fa fatto una singola piega in previsione del fatto che la dipendenza energetica dell’apparato produttivo tedesco dalla Russia sia notevolmente superiore a quella italiana.
Questo si che sarebbe un fatto assolutamente titolato a determinare l’eventuale differenza sul lungo periodo tra i titoli tedeschi e quelli italiani, ma a favore di quest’ultimi.
Eppure in questo caso la grande finanza ha visto bene di far finta di nulla.
Ed è per questo che la prossima persona che verrà a parlarmi dello spread verrà prestamente mandata a quel paese.