SALUTE

Grazie al Covid!

Anche iI Covid ha dei lati positivi, scopriamo quali...

Ieri sera pensavo ai problemi sociali ed economici introdotti con la comparsa del covid ma nelle mie elucubrazioni sono presto incappato in una serie di pensieri che andavano nella direzione opposta ovvero quella del “non tutti i mali vengono per nuocere”.
È quindi possibile che questa perla di saggezza popolare possa valere anche nel caso del covid? Può questa piaga di dimensioni mondiali aver portato anche dei benefici? Ed è così che mi sono ritrovato a pensare al covid in chiave positiva e alla fine, credo di aver saputo individuare diversi apporti positivi, vediamo quali.

Il primo e forse il più importante: abbiamo capito che non avevamo un piano antiepidemico. Ma non solo noi italiani, nessun’altro nel mondo ce l’aveva. Io, tonto e naif, pensavo che i governi mondiali da decenni avessero prodotto un piano coordinato per contrastare un’epidemia ma invece aveva ragione Bill Gates, il piano non l’aveva nessuno, nemmeno i perfettini teutonici.
Ora che il problema è venuto alla luce, c’è solo da sperare che l’attuale e le future classi politiche agiscano per porre rimedio.

Il secondo: abbiamo capito che la globalizzazione è stata un errore, quantomeno nella forma in cui è stata attuata, che è quella estrema. Così come nel Marzo 2021 una nave incagliata di traverso nel Canale di Suez mise in ginocchio la filiera delle consegne dei materiali in tutto il mondo oppure così come una guerra localizzata come quella corrente in Ucraina stia paralizzando il commercio mondiale, allora anche la comparsa del covid ha appioppato un colpo mortale all’economia globalizzata.
La globalizzazione va rivista quindi cercando un compromesso dove le dipendenze vengano ridotte ritrovando almeno una parziale autoctonia industriale ed agricola.
La lezione è stata quindi utilissima, dobbiamo solo fare i compiti a casa.

Il terzo: a causa dell’impedimento nel poter incontrare altre persone, abbiamo finalmente sdoganato la videoconferenza e il lavoro a distanza, strumenti che non solo snelliscono le aziende limitandone i costi ma che contribuiscono fattivamente alla limitazione degli spostamenti e di conseguenza al depauperamento delle risorse energetiche con il conseguente beneficio in termini ambientali.  E lo dice uno che la videoconferenza ha cominciato ad usarla alla fine degli anni ’90, quando un terminale Polycom costava l’equivalente di qualche migliaio di euro, le connessioni erano a singhiozzo e la qualità video pessima. 
Ovviamente non tutte le riunioni sono sostituibili con una videochiamata e non tutti i lavori possono essere condotti da casa con produttività, però certamente esiste un punto di caduta dove l’adozione del telelavoro e delle riunioni virtuali possano portare grossi benefici.

Il quarto: abbiamo capito che non c’è differenza tra “gli esperti virologi” e le veline con le labbra a canotto che troviamo perennemente in posa di tre quarti di schiena, rigorosamente in tanga. Abbiamo capito che al posto di avere professionisti responsabili avevamo solo dei presenzialisti alla ricerca di un palcoscenico. Mandiamoli a quel paese, tutti, indistintamente. 

Il quinto: i parametri di bilancio statali ed europei si sono rivelati per quelli che sono, inutili paletti senza alcun senso, figli di grigi ed inutili burocrati la cui amante segreta si chiama Excel. Lo stiamo vedendo ora infatti, ieri con il covid e oggi con la guerra, essi sono scomparsi in quattro e quattr’otto. Ma come, non erano parametri irrinunciabili? Erano invece dogmi di paglia, fantocci artificiali utilizzati a fini politici in accompagnamento a guinzagli e scudisci, per punire o premiare questo o quello, a seconda della casacca indossata in quel momento o dei colori della propria bandiera. I greci ne portano ancora un vivido ricordo.
Intendiamoci, stessa solfa per i parametri ecologici, avete visto come i tedeschi, dopo avercelo infilato in quel posto imponendo politiche ecologiche irrealistiche, demonizzato l’unica fonte energetica pulita (il nucleare) e obbligatoci al guinzaglio energetico di Putin ora invece si stiano mettendo allegramente a bruciare carbone.
Anche la finanza ha subìto contraccolpi, le borse mondiali si stanno sgonfiando del mare di ricchezza fittizia ficcato a forza nella gola dei risparmiatori e all’orizzonte si profila la voglia del ritorno all’economia reale.

Il sesto ed ultimo vantaggio: le mascherine. Ma come Roberto, sei impazzito, direte voi? Invece no. Non sto parlando dell’attuale e perdurante obbligo di utilizzo delle stesse in alcune occasioni sociali. Parlo invece dello strumento culturale che si cela dietro la mascherina. In oriente viene utilizzata sui mezzi pubblici nella stagione delle influenze, senza che sia mai stato imposto un obbligo legale. È una questione culturale dicevo, indossandole sui mezzi pubblici nelle stagioni fredde i giapponesi, ad esempio, risparmiano ogni anno un sacco di contagi, liberano posti letto negli ospedali ed ammalandosi meno aumentano la produttività ed il PIL nazionale. 
Se anche in Italia coloro che si ammalassero di raffreddore le dovessero indossare “per educazione, rispetto e tutela” nei confronti degli altri cittadini, avremmo molti meno morti per influenza, soprattutto tra gli anziani. E più soldi nelle casse del Ministero della Sanità.

E voi cosa ne pensate? Avete in mente altri aspetti positivi legati al covid? Fatecelo sapere.

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