
I cosmonauti russi Oleg Artemyev, Denis Matveyev and Sergei Korsakov a bordo della Stazione Spaziale Internazionale hanno celebrato la cattura della regione di Luhansk esponendo la bandiera dei separatisti.
I tre cosmonauti si erano già resi (involontariamente) protagonisti il giorno del loro lancio spaziale, presentandosi a bordo della ISS con una tuta con i colori giallo e blu che inizialmente in molti hanno erroneamente pensato fosse un tributo alla bandiera ucraina, organizzato dai cosmonauti in dissenso dalla Roskosmos, l’agenzia spaziale russa mentre in realtà era un tributo alla loro alma mater, la Bauman Moscow State Technical University.

In tanti, me incluso, si erano illusi che le logiche spaziali trascendessero da quelle terrene e che i vari astronauti delle diverse nazionalità si unissero per trasmettere un messaggio di pace, invece ha prevalso la real-politik di Dmitry Rogozin, l’attuale direttore di Roskosmos, anch’egli già famoso per gli scambi di tweet velenosi e provocatori verso l’industria spaziale americana, tweet che hanno sempre incontrato sagaci risposte da parte di Elon Musk.
Sebbene venga facile e comodo biasimare i tre cosmonauti russi per il gesto, vale la pena ricordare che essi non solo sono a tutti gli effetti dei militari ma anche che provengono da un paese che punisce il dissenso con la prigione, tanto più se si è militari. A ciò aggiungiamo che qualsiasi forma di ribellione da parte loro significherebbe per essi la fine dei voli spaziali e la vanificazione di decenni del loro impegno personale per raggiungere per l’appunto, traguardi spaziali.
Volendo fare gli Sherlock Holmes, viene da chiedersi: come ha fatto quella bandiera a raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale?
Elementare Watson, a bordo della missione di rifornimento Progress 81, lanciata lo scorso 3 Giugno con un razzo Soyuz dal cosmodromo di Baikonur.
La mossa è stata molto probabilmente pianificata dallo stesso Dmitry Rogozin con un mese di anticipo, la sua crassa e tipica impronta propagandistica è chiaramente evidente.
Qualcuno per favore riesumi la salma di Sergej Pavlovič Korolëv e ne faccia un clone, la Russia ha bisogno di un vero padre dell’industria spaziale, non di un grigio buffone e burocrate telecomandato dal Cremlino che di tecnologie spaziali sa poco o nulla.