
Marco Calamari, ingegnere e consulente in ambito privacy e computer forensic, talvolta noto come “Cassandra”, si è reso disponibile per rilasciare un’intervista a commento della trentesima edizione di e-privacy. Fondatore del Progetto Winston Smith e tra i fondatori dell’associazione Hermes Centro Studi Trasparenza e Diritti Umani Digitali, organizza dal 2002 il convegno “e-privacy” dedicato alla privacy in Rete e fuori.
Partiamo dalla domanda che tutti ci siamo posti: come mai la scelta del titolo “Sospendiamo la privacy”?
Nelle passate edizioni di e-privacy cercavamo di prevedere, di solito con successo, un argomento che sarebbe diventato “caldo” uno o due anni dopo.
Questa volta ci siamo concentrati sul problema generale, senza inseguire “dettagli”, ma cercando provocatoriamente il titolo più “depressivo” possibile.
Il problema è che la rinuncia ai propri dati personali viene vissuta come una tranquilla ed impercettibile necessità; questo fino a quando i nodi non vengono al pettine, dal subire uno stalking od un furto di identità fino a vivere in una società distopica e manipolatoria.
Quale è stata la risposta alla provocazione?
E’ stata positiva; nessuno l’ha interpretata come una resa, ed in molti interventi i relatori ne hanno utilizzato la valenza provocatoria nei loro interventi.
Veniamo al sodo: come è andata questa trentesima edizione?
Abbiamo avuto un grande supporto istituzionale.
La Presidenza deI Consiglio Comunale di Firenze ci ha concesso la location ed il patrocinio, e l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali non solo ha concesso il patrocinio ma è intervenuta al convegno, con il keynote speech dell’avv. Guido Scorza.
Il livello tecnico degli interventi è stato alto, immodestamente devo aggiungere “come sempre”.
L’edizione mista, anche in presenza ha fatto riunire di persona, dopo due anni, la piccola ma solida comunità dei relatori, che non si è fatta mancare la tradizionale e sospirata cena sociale da “Marione”.
Cosa vede all’orizzonte?
Il perdurare di un trend negativo per la privacy, a cui la grandissima maggioranza pare completamente disinteressata, ed il realizzarsi tecnologico del tecnocontrollo sociale in maniera sempre più invasiva ed impercettibile.
C’è qualcosa che la preoccupa in particolare?
Assolutamente sì. La rinuncia a priori delle persone ai propri diritti civili, particolarmente nel mondo del digitale, figlia non dell’ignoranza, ma dell menefreghismo o della sottovalutazione è il vero motore di questa contrazione della privacy e dei diritti civili che sembra non aver fine.
Trascurare i propri diritti civili provoca inevitabilmente indifferenza per quelli degli altri; si veda la sostanziale assenza di reazioni della società civile all’estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange.
Sono convinto che tra 10 o 20 anni gli storici definiranno l’avvento dei social come li conosciamo oggi come uno dei fatti con le conseguenze più devastanti per la democrazia.
E invece cosa la fa ben sperare?
Che ci siano sempre persone che, nel loro specifico, poco o tanto, continuano a mantenere vivo un dibattito indispensabile ed a denunciare
Concludendo: questa privacy la sospenderemo o no?
Il finale è aperto, vediamoci ad e-privacy XXXI e lo saprete. Non dovrete aspettare molto; se tutto va bene ci rivedremo nella capitale tra settembre ed ottobre.