
L’Etna è stato selezionato come controfigura lunare.

Come si può notare dall’immagine, è attualmente in corso uno studio sull’analogo lunare incentrato sull’esplorazione robotica del nostro satellite.
Il progetto, denominato ARCHES Space-Analog Demonstration, è un evento multi-robot a più mandanti, by DLR (feat. ESA).
Diretto in primis dal Centro aerospaziale tedesco DLR, presenta però anche una significativa partecipazione dell’ESA.
L’ESA si unirà al progetto per gestire l’ultimissima parte della campagna Analog-1, il cui completamento segnerà il culmine di uno degli sforzi di ricerca a lungo termine più datati dell’agenzia, che risale addirittura al 2008.
Per quattro settimane dal 12 giugno al 9 luglio, il progetto esplorerà le operazioni e le tecnologie che consentono una missione di ritorno di campioni prelevati sulla superficie lunare per mezzo di rover controllati in remoto.
Come parte della simulazione, dal 27 giugno al 1° luglio l’astronauta dell’ESA Thomas Reiter controllerà un rover stazionato ad una quota di 2600 m in un’area di 500mq da una stanza sita a 23 km di distanza nella vicina città di Catania. Questa distanza simula le reali condizioni di controllo remoto che gli astronauti sperimenteranno al lunar Gateway.
ARCHES è infatti acronimo di “Autonomous Robotic Networks to Help Modern Societies” ed è indirizzata verso la realizzazione di sistemi robotici autonomi e interconnessi diversificati per contribuire all’esplorazione di ambienti difficili e di vaste dimensioni, specializzati in applicazioni di esplorazione spaziale e in acque profonde.
Il rover Interact a quattro ruote da 300 kg dell’ESA è dotato di pinza e bracci con telecamera, eppure può fornire molto di più delle semplici immagini ambientali.

Il protagonista tecnologico è infatti il feedback tattile: i suoi controlli all’avanguardia incorporano un feedback di forza che consente agli astronauti di sperimentare la superficie del pianeta allo stesso modo del rover, fino alla sensazione del peso e della coesione delle rocce che tocca. Un’esperienza rivoluzionaria che consente di stabilire una sorta di unione simbiotica tra il rover e l’utilizzatore.
Reti di robot autonome come queste sono da considerarsi tecnologie chiave per il futuro, vitali per condurre ricerche in ambienti disagevoli e vasti, che sia nelle profondità marine qui sulla Terra o sulle superfici della Luna e di Marte.