
Per molti mesi abbiamo seguito le vicende di SpaceX e del suo progetto di costruire un vettore ed un’astronave con capacità sufficienti a riportare l’uomo sulla Luna e a rivolgere lo sguardo più lontano, verso Marte.
In una esaltante sequenza di lanci sperimentali, nel sito di Boca Chica, nel Texas meridionale al confine con il Messico, i prototipi dell’astronave Spaceship si sono innalzati nel cielo americano, per poi rientrare verso il suolo con una traiettoria di planata controllata. La maggior parte dei lanci si sono conclusi con uno schianto al suolo, o con l’esplosione pochi minuti dopo l’atterraggio, fino a quando il prototipo SN20 non è riuscito ad atterrare regolarmente sui propri supporti.
Completata la fase preliminare di test suborbitale sull’astronave, SpaceX ha proceduto ad effettuare prove di accoppiamento tra quest’ultima ed il booster Super Heavy destinato a lanciarla in orbita terrestre. Un momento particolarmente delicato, dato che le due componenti citate del sistema di lancio sono entrambe dei prototipi. La felice conclusione anche di questa operazione, ed il completamento della costruzione della torre di lancio orbitale, sembrava dovesse preludere ad una sollecita campagna di test orbitali. Questi ultimi sono infatti necessari per validare l’affidabilità complessiva del sistema e misurarne le prestazioni all’interno di un inviluppo di volo che preveda sezioni al di fuori dell’atmosfera terrestre.
Inopinatamente, invece, l’intero programma è stato messo in pausa dalla richiesta da parte della FAA di una lunga e complessa valutazione di impatto ambientale, che ha coinvolto per molti mesi numerose agenzie governative e gruppi di interesse statunitensi.
Il risultato di questo processo è stata la pubblicazione di un report finale di alcune centinaia di pagine, riassunte poi in un documento sintetico di circa una quarantina. In questo documento, sono state riassunte 75 indicazioni che SpaceX dovrà seguire al fine di garantire il contenimento dell’impatto ambientale delle sue operazioni di lancio orbitale all’interno di confini prefissati.
La lettura delle indicazioni fornisce alcuni dati interessanti su quelle che potranno essere le operazioni attese nei prossimi mesi. Innanzitutto, sulla base della valutazione dell’impatto del rumore prodotto dalle sequenze di lancio e di atterraggio, viene inserito un limite fissato a 5 lanci all’anno – uno ogni due mesi e pochi giorni. Considerato che a tendere le operazioni prevedono la messa in orbita di diverse decine di Starship, questo dato indica che molto verosimilmente, e stanti le condizioni attuali, Boca Chica sarà in futuro solo un sito di lancio sperimentale e non il luogo da cui a regime partiranno le missioni dirette verso il sistema solare.
Leggendo il resto delle valutazioni e delle indicazioni fornite, inoltre, non si può a volte trattenere un sorriso. Una delle preoccupazioni dei burocrati statunitensi è stata quella di valutare l’impatto possibile dei lanci – nessuno – su una serie di piloni residui di un paio di ponti in legno del 1846. Un aspetto che nella vecchia Europa e in particolare in Italia non susciterebbe alcuna emozione, ma che negli Stati Uniti assume i contorni della preservazione di un sito storico.
Pe quanto riguarda il resto dei possibili impatti negativi su grandezze come l’uso del suolo e del mare, gli eventuali danni a flora e fauna, l’aumento di traffico nella zona, e l’impatto socioeconomico, la FAA ha determinato che le possibili conseguenze negative sono minimali, e che anzi ci si aspetta un impatto positivo sulle possibilità lavorative dirette e indirette della zona.
In buona sostanza, l’unico effetto che la lunga revisione ambientale ha ottenuto è stato quello di statuire l’ovvio, nonché di ritardare di diversi mesi le attività orbitali di SpaceX. Un ritardo poco accettabile in qualunque situazione a così elevato investimento tecnologico, economico e scientifico, ma che nel caso di SpaceX può avere conseguenze significative.
La finestra di lancio utile verso Marte si apre infatti ogni due anni, ed avere perso mesi perché tutti i bolli alla ceralacca fossero a posto, potrebbe avere come conseguenza perdere un biennio critico per l’esplorazione spaziale.