CITTADINI & UTENTI

L’inverno sta arrivando

Un monito ed una finestra strategica aperta sui prossimi mesi di vita del nostro Paese

Per quanti siano familiari con la fortunatissima serie televisiva Game of Thrones, il titolo di questo articolo è immediatamente intellegibile. Si tratta infatti del motto della casa Stark, i più austeri, previdenti, e realisti personaggi dell’intera saga. Acquartierati nel nord del territorio immaginario di Westeros, sono i più esposti alla durezza del cambiamento quando alle lunghe estati – che durano alcuni anni – si alternano inverni durissimi dove le capacità di resistenza del singolo sono messe alla prova fino in fondo. Questa consapevolezza induce gli Stark a non rilassarsi mai, ad accumulare risorse e a essere sempre preparati ed attenti, anche nella più calda e durevole delle estati. 

Non così accade per altri protagonisti della storia, che hanno la fortuna di vivere in territori dove la natura durante l’estate è talmente florida, da indurli a dimenticare che possa esistere una cosa chiamata inverno. Gli abitanti di queste zone sono infatti ricchi, rilassati, e normalmente dediti a godere della vita senza soverchie preoccupazioni per il futuro.

Naturalmente, questa suddivisione in termini di atteggiamento non ha niente a che fare con un diverso senso morale, o una diversa capacità a favore degli uni o degli altri. Essa, infatti, è solo il risultato della pressione esercitata dall’ambiente sugli individui e sulle popolazioni. Trasportati a sud, e lasciati per una generazione a godere delle sue bellezze e della facilità della vita, anche gli austeri Stark si rilasserebbero e finirebbero per adattarsi alle nuove condizioni, dimenticando l’inverno e le sue mortali minacce.

L’inverno sta arrivando è un motto che tutti noi, che attualmente stiamo vivendo la più serena delle estati, liberi finalmente dalla pandemia, dovremmo prendere molto sul serio.

In primo luogo, dovrebbero prenderlo sul serio i contendenti sul fronte ucraino, dato che con l’arrivo della stagione fredda le difficoltà operative aumenteranno esponenzialmente. Basta osservare una tabella climatologica dell’Ucraina per sapere che a partire da ottobre e per lunghi mesi le condizioni sul terreno diventeranno sempre più inospitali e difficili da gestire da un punto di vista militare. Fatte salve le regioni meridionali della costa sul Mar Nero e in Crimea, l’Ucraina è caratterizzata da un clima di tipo continentale, che presto porterà la temperatura media vicina o sotto lo zero e vedrà la comparsa di abbondanti nevicate. Come ben conosciuto da chiunque, da Napoleone a Hitler, abbia provato ad invadere la Russia, il freddo e la desolazione indotta da una guerra rendono estremamente difficili le operazioni. Per questo motivo, è facile prevedere che le stesse conosceranno una fase calda durante la prossima estate, per poi decrescere in intensità con l’approssimarsi dell’inverno. Quello sarà il momento in cui sarà più facile per l’attaccante consolidarsi sulle posizioni conquistate e valutare la conclusione di un cessate il fuoco, se non di un trattato di pace. E sarà anche il momento in cui i paesi occidentali, pressati dalla necessità di ripristinare i flussi di gas, saranno più inclini a fare pressione sull’Ucraina perché accetti il compromesso.

In secondo luogo, il motto degli Stark dovrebbe essere preso in seria considerazione dai consumatori italiani, i quali, mediaticamente distratti dal conflitto in corso, hanno probabilmente lasciato sotto la propria soglia di attenzione un evento che promette di avere conseguenze economiche molto più elevate rispetto alla diminuita disponibilità di gas russo. Con una nota della scorsa settimana, la banca centrale europea ha statuito la fine del quantitative easing, vale a dire della misura economica tesa a garantire da un lato l’acquisto del debito dei paesi membri; dall’altro il mantenimento di un basso livello del tasso di inflazione. Il combinato disposto di questi due fatti, indica senza dubbio che durante la stagione invernale, e per i mesi successivi, ci troveremo di fronte ad una forte recessione, con conseguenze facilmente immaginabili sulla bilancia dei pagamenti pubblica e privata.

Il termine del whatever it takes inaugurato da Mario Draghi durante il suo mandato europeo è, o dovrebbe essere, una squillante tromba di sveglia non solo per i cittadini, ma anche e soprattutto per i decisori politici. Quei cittadini e decisori politici che a lungo si sono crogiolati nei benefici di un’estate economica che pensavano non avesse mai fine, ma che di fatto veniva resa possibile dal sacrificio quotidiano e misconosciuto dei Guardiani della Notte che tenevano fuori il nemico. La caduta della Barriera eretta da Draghi a protezione delle economie più deboli e di indebitate dell’Unione ci riporta alla realtà. 

Gli Estranei sono alle porte, i nostri comandanti in capo sono deboli ed incompetenti, e io stesso non mi sento molto bene…

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