SALUTE

Monkeypox, una temibile minaccia o un fuoco di paglia?

Preoccupano le notizie riguardo a dei focolai di vaiolo delle scimmie in Europa. Abbiamo raggiunto il prof. Russo, infettivologo, per chiarire la situazione.

Dopo il COVID tornano agli onori della cronaca le malattie infettive. Ma che cos’è questo monkeypox, come si trasmette e, soprattutto, siamo in pericolo?

Per chiarire questo tema oscuro, ho contattato Alessandro Russo, professore associato di Malattie Infettive all’Università Magna Graecia, che aveva aiutato me (quiqui e qui) ed altri autori a penetrare alcuni aspetti della pandemia per i lettori di infosec.news, oltre a contribuire lui stesso alla nostra amata testata.

Il vaiolo delle scimmie è una malattia rara causata dall’omonimo virus, che fa parte degli Orthopoxvirus come il vaiolo umano.

Infatti provoca una malattia simile, per fortuna più lieve nella maggior parte dei casi.

La somiglianza tra questo virus e quello del vaiolo umano è tale che sembra che il vaccino contro quest ultimo protegga anche da monkeypox.

È curioso il fatto che il nome di questo virus tragga in inganno, perché le scimmie poverine c’entrano poco… per quanto il reservoir sia ancora ignoto, i principali indiziati sono però i piccoli roditori, tipo gli scoiattoli o topolini vari delle foreste pluviali africane, soprattutto in Africa occidentale e centrale. Vuoi e non vuoi, dal 1980 ad oggi l’incidenza di questa malattia è aumentata di 20 volte.

Oltre alla cessazione delle campagne vaccinali contro il vaiolo, un’altra concausa probabile è la deforestazione e l’espansione delle attività antropiche. 

Da un punto di vista clinico, il vaiolo delle scimmie può assumere forme che variano dal vaiolo classico e dalla varicella.

Posta questa introduzione generale, andiamo a sentire il Prof. cosa ci dice riguardo ai focolai in corso…

Professore Russo, innanzitutto grazie. Mi dica, cosa si sa di questi focolai?

I primi dati che stiamo raccogliendo ci indirizzano verso una diffusione abbastanza rapida dell’infezione. Non sono ancora dati definitivi ma sembrerebbe esserci stato un focolaio dal quale poi è partita una diffusione in vari paesi, come l’Italia non endemici per questa malattia, facilitata dalla rapida capacità di spostamento che ormai è prerogativa della nostra società moderna.

Cosa ne pensa delle dicerie diffuse da alcune testate che, riecheggiando antiche teorie scricchiolanti e false, descrivono questa malattia come una piaga che affligge gli omosessuali?

Vorrei chiarire subito alcuni aspetti. Innanzitutto chiudiamo immediatamente il dibattito sul fatto che sia una patologia degli omosessuali. L’orientamente sessuale non c’entra assolutamente nulla. Il contagio avviene principalmente attraverso un contatto “stretto” con un soggetto infetto, e questo meccanismo eventualmente è facilitato dalla promiscuità sessuale ma non dall’orientamento sessuale. Il focolaio verosimilmente si è diffuso in una comunità omosessuale, ma è solo una casualità.

E’ possibile anche una diffusione tramite droplets, cioè le famose goccioline di saliva, ma è sicuramente un’eventualità più rara. 

Capisco, siamo di fronte a una “nuova” condizione medica. Oltre alle dovute misure di sorveglianza sanitaria, è necessario ogni riguardo volto a evitare inutili stigma per questi pazienti.

E mi dica, Professore: dobbiamo essere preoccupati dal decorso di questa malattia?

Credo sia necessario sottolineare che si tratta di una patologia ad andamento – nella maggior parte dei casi – benigno; maggiore attenzione devono come sempre avere le persone fragili e affette da patologie croniche, che possono portare i pazienti ad uno stato di immunodepressione.

La ringrazio. E ci dica, quale può essere il contributo della genetica e delle scienze di base per comprendere meglio questa nuova minaccia? Sono state già individuate fasce di popolazione particolarmente sensibili?

E’ importante attendere l’isolamento ed il sequenziamento del virus per capire se ci troviamo di fronte ad una mutazione o è sempre lo stesso ceppo. Questo è importante per capire meglio se il virus ha maggiori capacità infettive o ci troviamo di fronte ad una diffusione che ciclicamente può avvenire. Infine, chi è vaccinato per il vaiolo dovrebbe avere una buona protezione anche verso questo virus. Chiaramente i bambini e i giovani adulti sarebbero a questo punto maggiormente vulnerabili.

Prof, mi scusi ma non mi è chiaro un punto: siamo a rischio di una nuova pandemia? Credo questa sia una domanda che si è formata con una certa angoscia nel cuore di molti dei nostri lettori…

Bisogna chiarire un aspetto fondamentale: il vaiolo delle scimmie non ha nessuna affinità con il COVID-19. La capacità di contagio e diffusione non è minimamente paragonabile a quella di SARS-CoV-2, per cui la popolazione deve stare tranquilla. 

Questa diffusione del vaiolo delle scimmie è solo l’ennesima dimostrazione dell’importanza delle patologie infettive, che ci sono sempre state e che sempre ci saranno, e della necessità di un monitoraggio continuo di tutti questi fenomeni, soprattutto non dimenticare il tema spesso negletto delle infezioni riemegenti e ricorrenti. E’ qualcosa che è sempre esistito e con il quale dobbiamo ancora di più imparare a convivere per l’emergere di agenti patogeni sconosciuti, che si sviluppano a cagione della deforestazione, dell’espansione antropica e della globalizzazione, e che il più delle volte sono trasmesse da vettori, come per esempio le zecche, pulci o zanzare; o dal riemergere di patologie che normalmente sono confinate ma che, a causa delle problematiche elencate sopra, raggiungono più facilmente l’uomo.

In conclusione, quali sono le sue raccomandazioni per i lettori di INFOSEC.NEWS?

E’ importante che chiunque noti eruzioni cutanee, tipo vescicole, o una febbre di non chiara natura si rivolga immediatamente al proprio medico di fiducia in modo da poter escludere un eventuale contagio. Ma al momento mi sento di dire che nonostante i casi siano in aumento siamo ancora di fronte ad un fenomeno circoscritto.

Bisogna avere pazienza, cautela e far lavorare gli organi competenti.

Grazie Professore per averci aiutato a dipanare una questione tanto complessa, alla prossima intervista!

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