ECONOMIA

Criptovalute, le sanzioni USA si eludono con i Bitcoin

Criptovalute, le sanzioni imposte dagli USA ai Paesi ostili si eludono con i Bitcoin e il Dipartimento del Tesoro corre ai ripari. Un giudice di Washington ha infatti approvato l’apertura del primo processo in questo ambito. L’imputato è un americano accusato di aver compiuto 10 milioni $ di transazioni in Bitcoin, attraverso la sua piattaforma di pagamento, verso Paesi inseriti nella lista nera degli USA

Il Dipartimento di Giustizia Americano ha avviato il primo processo per elusione delle sanzioni contro Paesi considerati “ostili” attraverso le criptovalute.

Il giudice Zia M. Faruqui di Washington DC ha infatti approvato l’avvio di un procedimento contro un operatore americano di una piattaforma di pagamento.

Il Dipartimento del Tesoro americano ritiene che l’uomo abbia inviato più di 10 milioni di dollari in Bitcoin verso conti in Paesi inseriti nella lista nera degli USA aggirando le sanzioni.

I capi di imputazione sono: violazione dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), la norma che conferisce al presidente il potere di stilare una blacklist di Paesi ostili, e truffa ai danni dello Stato.

Criptovalute, il primo processo per evasione fiscale attraverso i Bitcoin

L’accusa sostiene che l’imputato abbia cercato di aggirare le sanzioni USA inviando i fondi virtuali in conti aperti in un Paese non specificato tra Cuba, Iran, Corea del Nord, Siria e Russia.

Il giudice Zia M. Faruqui ha accolto la richiesta del Governo americano di aprire un processo a carico dell’operatore, ribadendo che “gli obblighi di conformità alle sanzioni si applicano sia alle transazioni che coinvolgono valute virtuali sia a quelle che coinvolgono valute tradizionali.” 

Un orientamento che si pone in continuità con quanto espresso ad ottobre 2021 dall’OFAC (The Office of Foreign Assets Control), l’agenzia che amministra embarghi e sanzioni economiche contro Paesi che figurano tra le Specially Designated Nationals (SDNs).

Secondo il memorandum del giudice, l’operazione fraudolenta consisteva nell’ “istituzione di una società di facciata con sede negli Stati Uniti per facilitare la registrazione del dominio della piattaforma di pagamento, utilizzando conti finanziari americani per condurre servizi finanziari per conto di questa e dei suoi clienti, e il trasferimento di valuta virtuale ai conti associati alla piattaforma.

La piattaforma in questione pubblicizzava i propri servizi come progettati per eludere le sanzioni americane, anche attraverso transazioni non traccabili in criptovalute”.

Nelle conclusioni il giudice smentisce con enfasi due miti metropolitani che circolano da tempo:

“Punto uno: le valute virtuali non sono tracciabili? Sbagliato!

Punto due: le sanzioni non si applicano alle criptovalute? Sbagliato!”.

Criptovalute, in Italia boom di Bitcoin

Un’analisi di Capterra dimostra come le criptovalute stiano prendendo sempre più piede anche nel nostro Paese. Un settore che ha vissuto una crescita esponenziale negli ultimi due anni, complici la pandemia, una maggiore informazione sul tema e le frequenti proiezioni positive legate alle singole valute.

Secondo l’indice elaborato dalla società ChainAnalysis, dalla fine del 2019 alla prima metà del 2021 l’utilizzo di valute virtuali sarebbe infatti aumentato di ben 25 volte.

Nel 2021 il 18% degli italiani intervistati ha dichiarato di utilizzarle o di averlo fatto in passato, il 44% si dice interessato a investire in criptovalute.

Guardando alle singole valute, i Bitcoin si posizionano al primo posto della classifica di gradimento degli italiani (85%), seguite da Ethereum (37%), Dodgecoin (23%), Cardano (21%) e Litecoin (18%).

Le modalità più diffuse di acquisto sono invece le piattaforme di scambio (75%) o “exchange”, poi vi sono le piattaforme di trading (37%), le piattaforme bancarie online (25%), il peer to peer (23%), bancomat (15%) e carta prepagata su piattaforma di scambio (9%).

Tra i deterrenti principali invece che scoraggiano gli italiani figurano la rischiosità dell’operazione (43%) e la mancanza di informazioni (33%).

Criticità che, se per alcuni rappresentano un ostacolo, per i malintenzionati sono invece una ghiotta occasione per compiere illeciti.

In Italia è finalmente attivo il registro OAM, che raccoglie operatori che offrono servizi di acquisto, vendita e custodia delle criptovalute.

Un primo passo per la costruzione di un passaporto internazionale, ma non vi ancora un quadro normativo comune.

Guardando al caso americano, è auspicabile che i legislatori creino al più presto una cornice normativa europea e internazionale che permetta di avere regole più uniformi in materia per contrastare attività illecite quali riciclaggio, elusione e evasione fiscale.

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