
Con il brano “Stefania” il recentissimo concorso musicale a livello europeo, anche grazie al televoto che in questo caso ha spiccato il volo, l’Ucraina si è aggiudicata vincitrice con la conseguenza che il prossimo anno, come da tradizione, l’Eurovision lì si svolgerà. Certo, pensare da qui a un anno la stessa tanto seguita manifestazione si svolgerà in luoghi che appaiono oggi completamente distrutti, ha un ché di inimmaginabile. Eppure, sarà sorprendente vedere come allora le città o parte di esse avranno viste nuove. O almeno così vogliamo credere, auspicando quanto prima la fine di una guerra che ha già mietuto troppe vittime, e non solo per i nostri gusti.
Eurovision, in quota anche grazie ai social.
Iniziamo con il dire che l’evento non era ospitato dall’Italia da oltre trent’anni: infatti, l’ultima volta in cui l’Eurovision si svolse da noi, correva l’anno 1991. Con l’evoluzione tecnologica e, soprattutto grazie all’impatto dirompente – non da ultimo in conseguenza del COVID-19 – dei social network, anche l’Eurovision come già il Festival di Sanremo, ha subito un forte boom. I media del new normal sono social media e piattaforme di streaming, che stanno già consolidando un nuovo paradigma che troveremo sempre più anche negli scenari del c.d. next normal.
Gli effetti Eurovision, tra il rilancio e la paura.
L’Eurovision per come è stato strutturato costituisce un’occasione per essere un ottimo volano per l’export della musica italiana, con una visibilità internazionale di tutto rispetto. Tuttavia, per quanto la situazione possa apparire florida, ad un tempo lasciava forti margini di incertezza nella sicurezza cibernetica. Eppure, gli “attacchi informatici provenienti dell’estero” sono stati prontamente sventati dalla Polizia Postale. Per il tramite di quest’ultima, infatti, l’intera infrastruttura dell’evento e la rete è stata oggetto di monitoraggio continuo e, per l’effetto, sono stati analizzati i miliardi di dati informatici provenienti anche dalle diverse piattaforme social.
Eurovision, una prova di sicurezza informatica.
Durante le attività – ha affermato la Polizia Postale – sono state eseguite milioni di analisi di dati relativi agli IP di compromissione che hanno consentito di emanare importanti procedure, grazie alle quali gli attacchi sono stati “mitigati e respinti”. Insomma: emerge l’ovvio. Essere preparati e pianificare le difese cibernetiche paga con dei risultati, garantendo anche una capacità di reazione adeguata. L’auspicio è che un approccio di metodo e orientato al risultato venga diffuso ed applicato. Anche e soprattutto in tempi di cyberwar, che mai può essere una scusante per vulnerabilità non rilevate o non mitigate.
Eurovision, vittoria politica?
Che la recentissima vittoria all’Eurovision abbia connotazioni più o meno politiche, poco importa. Semmai, ciò che conta davvero è guardare all’orizzonte di una deposizione delle armi. Chissà…senza dimenticare che la guerra di missili, non toglie anzi si aggiunge all’altra più sottile guerra che si combatte sul campo cibernetico.
articolo scritto in collaborazione con Stefano Gazzella