
La redazione e l’adozione di social media policy da parte delle organizzazioni è una pratica oramai ampiamente diffusa e sempre più attenzionata per ragioni di tutela legale e della reputazione online. E se nel pubblico c’è l’intenzione di aggiornare il Codice di comportamento di cui al dpr 16 aprile 2013, n. 62 con l’introduzione di una “sezione dedicata all’utilizzo dei social network per tutelare l’immagine della Pa”, altrettanto nel settore privato si discute circa limiti e ragioni di opportunità di voler regolare talune condotte per simili ragioni di garanzia (verso gli utenti) e tutela (verso l’organizzazione).
Definire delle linee guida interne per l’impiego dei social media da parte degli operatori, siano essi coinvolti o meno nelle strategie di comunicazione digitale, va in parte a specificare l’impiego accettabile di tali strumenti di lavoro. Inoltre, la condivisione della social media policy o una sua versione destinata anche agli utenti, può essere utile a garantire una maggiore trasparenza circa gli interventi di moderazione dei contenuti.
Insomma, su un piano prettamente pratico, si dovrà stabilire un filtro. Filtro che a seconda dell’ampiezza delle proprie maglie – e da un’analisi di contesto e di rischi – potrà avere un margine di tolleranza che in parte è preimpostato e in parte rimesso ad un margine ineliminabile di discrezionalità che dovrà comunque rifarsi ai principi espressi e condivisi all’interno della policy. Episodio ricorrente e di comune esperienza è l’avvalersi dell’ausilio di strumenti automatici per rilevare contenuti out-of-standard (come avviene nell’ambito delle community dei social network), basati sul meccanismo della segnalazione e sull’individuazione (e il relativo alert) di talune keywords preimpostate. La predisposizione di tali misure non può prescindere però dall’applicazione in concreto dei principi di proporzionalità e trasparenza, così da prevenire eccessi e soprattutto informare l’utenza circa le “regole del gioco”. Si deve avere altrettanta cura di prevenire il più possibile tutte le situazioni del tipo take it or leave it in cui c’è un totale difetto di condivisione delle regole ma delle pericolose analogie con atti arbitrari.
Una volta che la social media policy è impostata, diffusa e viene garantito il suo enforcement, occorrerà un riesame periodico della stessa magari raccogliendo anche i feedback di operatori e utenti così da potarla aggiornare e adeguare.
È dunque indispensabile avere contezza dell’importanza di tale strumento se viene adeguato al contesto organizzativo, agli ambiti di operatività e integrato all’interno della cultura dell’organizzazione attraverso interventi di sensibilizzazione continua a riguardo. Altrimenti, se preso come un mero formalismo, sarà destinato a giacere inerte sulla carta o in qualche link e non ci sarà firma o flag per accettazione che potrà risvegliarne alcun effetto concreto.