
Purtroppo, forse per non avere avuto una Rivoluzione francese o una riforma protestante, nel nostro paese non riusciamo, per lo più, a sentirci cittadini, che osservano le regole perché le condividono, ma tendiamo a sentirci piuttosto sudditi, che con imbrogli più o meno importanti devono sgattaiolare tra regole (purtroppo a volte assurde) per poter sopravvivere. L’aggravante è costituita dal fatto di aver avuto un’inquisizione piuttosto efficiente (ne sanno qualcosa le povere “streghe” bruciate per secoli) che ha spinto alle false confessioni, alle delazioni, alle menzogne per salvarsi la pelle. Mah, in Spagna hanno avuto vicende simili, forse con Torquemada anche un tantino più dure, ma non sono diventati come noi. E c’è un bel libro di Ermanno Rea su questo argomento: La fabbrica dell’obbedienza, lucida analisi…
Una delle conseguenze – non certo la più grave – è che quando entra in vigore una nuova legge, non si va a vedere cosa comporti e cosa modifichi, bensì come eluderla. Sudditi? (o bambini birboncelli). E allora… repressione! E qui mi permetto di citarvi una frasetta di Cicerone, che benevolmente vi tradurrò, non temete: quos natura ipsa retinere in officio non potuisset, ei magnitudine poenae a maleficio summouerentur [i nostri antenati] la adottarono in modo che quelli che la natura non riusciva a mantenere nel dovere fossero allontanati dal crimine dal rigore della pena. E bravi gli antenati!
Ma forse servirebbe una diversa educazione, sin dalla scuola elementare (ma siamo sicuri che tutte le maestre potrebbero convincere i piccoli, magari con l’esempio? O la maggior parte segue la corrente?).