TECNOLOGIA

L’armata dei robo-medici

Autorizzate in Europa le prime applicazioni di intelligenza artificiale per refertare le immagini radiologiche. Ma ci si può fidare?

Di recente il mondo al confine tra intelligenza artificiale e medicina ha subito uno scossone. Alcune aziende hanno ricevuto l’autorizzazione alla messa in commercio dei primi sistemi totalmente automatici di refertazione radiologica, nella fattispecie delle radiografie del torace.

Oxipit, con il suo ChestLink, ha rilasciato un prodotto in grado di leggere i radiogrammi autonomamente e, altrettanto autonomamente, stilare un referto e inviarlo al paziente se non si riscontrano anomalie. L’azienda inglese behold.ai già dal 2020 aveva rilasciato uno strumento simile, ma l’autorità regolatoria aveva sancito che in ogni caso era necessario un controllo da parte del radiologo umano.

Oxipit ha già ottenuto il marchio CE, che autorizza l’immissione in commercio nell’Unione Europea (EU), il suo portavoce Mantas Miksys ha dichiarato che l’azienda sta preparando un dossier per poter richiedere anche la certificazione da parte della Food and Drugs Administration (FDA), l’autorità statunitense competente in materia.

Sin dal 2018, l’FDA ha autorizzato soluzioni clinico-diagnostiche autonome, basate su intelligenza artificiale (AI), in quell’anno infatti veniva rilasciata la prima applicazione, che riguardava una soluzione in grado di valutare la retina delle persone che soffrono di diabete. Un controllo di immagini fotografiche dunque, ma la radiologia è un’altra cosa.  

Nel 2020 dopo un convegno organizzato dall’FDA su AI e imaging medico, le due organizzazioni professionali radiologiche statunitensi – l’American College of Radiology e la Radiological Society of North America – hanno pubblicato una lettera congiunta in cui viene affermato che le AI non sono pronte per l’uso medico autonomo. Secondo i radiologi USA le AI sono troppo spesso – e ben più spesso quando si considera il loro uso al di fuori del contesto specifico in cui sono state addestrata – foriere di risultati non sufficientemente consistenti.

In quel periodo, chiedemmo aiuto a Carlo N. De Cecco per capire quale fosse lo stato dell’arte in materia. Sono passati due anni ed oggi il Prof. De Cecco dirige il Translational Lab for Cardiothoracic Imaging and Artificial Intelligence della Emory University di Atlanta

e presiede l’Electronic Communication Committee della North American Society for Cardiovascular Imaging ed il Cardiac Radiology Use Cases Panel dell’American College of Radiology’s Data Science Institute, qualificandosi quindi come una delle voci più autorevoli sul tema dai due lati dell’Atlantico. Lo raggiungiamo di nuovo ad Atlanta per un’opinione su questo “caso” tecnologico. 

  • Grazie Professor De Cecco per aver accettato il mio invito. Entriamo subito nel vivo, cosa pensa di questo nuovo “collega robot”?

Grazie a lei per l’invito. Rimango scettico quando leggo di software di analisi delle immagini radiologiche che operano senza la supervisione e approvazione del medico radiologo. Ci sono molte questioni di stampo etico, di qualità dell’assistenza e di responsabilità professionale che rimangono aperte e mi domando sempre quale sia la necessità di escludere il medico dall’atto clinico. In particolare nella sanità europea dove i livelli di assistenza medica sono tra i migliori a livello mondiale. 

Esatto. Quando questo software farà un errore, chi ne pagherà le conseguenze? E soprattutto cosa risponderemo al paziente quando chiederà spiegazione sul perché il suo referto non è stato validato da un medico? 

  • Grazie, Professore. In conclusione, qual è il messaggio che vuole resti impresso ai nostri lettori riguardo questo tema così attuale e foriero di decisioni future cruciali?

L`intelligenza artificiale è uno strumento rivoluzionario, che affiancherà ed aiuterà il medico ad effettuare diagnosi piú accurate e rapide, migliorando la qualità dell’assistenza e riducendo anche i costi. 

Ma non credo che debba sostituire il medico nell’esercizio della sua professione. 

Si corre sennò il rischio di creare un doppio binario nella sanità: per chi si potrà permettere un’assistenza da un medico in carne ed ossa, e per chi invece dovrà accontentarsi di essere visitato e preso in cura da algoritmi.

Grazie Professore per il suo contributo a interpretare un fenomeno che oggi può sembrare forse marginale e di nicchia, ma che domani certamente sarà al centro di aspetti cruciali della vita di tutti noi.

Un saluto dal sottoscritto e dai lettori di INFOSEC.NEWS! 

…E mi raccomando, se hai letto fino a qui, lascia un commento a facci sapere che ne pensi: L’AI è un’opportunità di fornire accesso a cure di qualità per tutti o creerà sistemi sanitari per cittadinei di “serie A” e di “serie B”? Rappresenta una minaccia o un’opportunità?

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