CITTADINI & UTENTI

Mariupol come Masada

Dialogo possibile tra lo stratega e il macellaio

Gospodin Prezident Putin, una piccola atomica tattica?

Niet.

-4 missili da crociera?

Niet niet.

-8 razzi aria terra dai Mig 29? 

Niet niet niet! Non voglio altri cadaveri di nostri valorosi soldati liberatori. Abbiamo già buttato in mare i marò della Moskwa, concimato il grano ukraino con i carristi arrostiti dagli Javelin, ammassato in camion i cadaveri della fanteria uccisi da quei fanatici terroristi e non li abbiamo neanche restituiti alle famiglie per non abbassare il morale della nostra popolazione che tanto desiderava la riconquista di quella terra martire. Ma ricorda, generale, quante delle loro donne hanno dovuto lasciare la casa, i figli, i mariti per andare in occidente a fare le badanti? Noi le abbiamo liberate. Liberate dai mariti e dai figli. 

Gospodin Prezident Putin, cosa dobbiamo fare allora a Mariupol?

-Come Aleppo, generale, lei sa benissimo come si fa. Lasci perdere l’Arte della Guerra di Sun-Tzu, il trattato di strategia militare “Della guerra” di Carl von Clausewitz, lasci perdere il Libretto Rosso di Mao, generale! Si ripassi La Lunga Marcia. Si veda Plinio il Vecchio e si studi l’assedio di Masada: Lucio Silva trovò 950 cadaveri suicidi, pur di non arrendersi ai Romani. Sigillò il perimetro, e non perse altri uomini. Alla fine delle guerre c’è sempre un premio per il vincitore: Ottaviano assunse il titolo di Augusto… bèh, a questo penseremo dopo. Ma se lei, generale, con i suoi commilitoni all’Accademia militare, invece di guardare di nascosto Playboy, che era proibito da Breznev, invidiando gli americani di Regan, avesse letto Dante Alighieri, come facevo io con l’amico Berlusconi in Sardegna, per educare e intrattenere le giovani modeli, ital’yanskiye shlyukhi, ricorderebbe Ugolino da Romano, morto di fame coi figli nella torre della Muda: “la bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator…”. Ecco, ecco, moy doblastnyy general, ecco quello che deve fare. Non siamo mica bestie, noi, per ucciderli rischiando la vita dei nostri gloriosi combattenti. Siamo umanitari. Anche di fronte al mondo, con tutti quei maledetti giornalisti, inviati speciali, come scarabei stercorari ad arrotolare notizie false di stragi civili e fosse comuni. Noi siamo umanitari. Lasciamo che crepino di fame e di sete o che si suicidino fra loro. Gli abbiamo dato la possibilità di arrendersi in cambio della vita, kakogo khrena khochet Makron? Anche i francesi a Dien Bien Phu hanno deposto le armi. Fame e sete. Questa la strategia. Vogliono fare gli eroi? Khuzhe diya nikt: peggio per loro.

Spasibo gospodin Prezident.

-E magari il 9 maggio, quando il vento della libertà disperderà il fetore dei cadaveri del bunker, facendo sventolare la bandiera della vittoria della Grande Madre Russia, la nostra cara velikaya matushka Rossiya, sulle città conquistate dai nostri eroi per rispondere al grido di dolore dei fratelli russi del Donbass e sottratte all’imperialismo dell’Occidente, durante la grande parata ci sarà in più una medaglia dell’Ordine della Rivoluzione sul suo petto, moy doblestnyy general.

Spasibo, gospodin Prezident.

Idi, Idi.


Questo dialogo è stato elaborato dal prof. fr. Pier Enrico Gallenga (già UdA, Chieti-Pescara) e dal sottoscritto alla vigilia del 9 maggio 2022: come nelle Litanie “In tempore mortalitatis et Pestis” speramus “A peste, fame et bello, libera nos Domine”.

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