CITTADINI & UTENTI

Gradi di giustizia, o ingiustizia per gradi?

Raffaele De Chiara, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno, protagonista di una dura vicenda giudiziaria e assolto da tutte le accuse è stato promosso al grado di colonnello

Poco prima di Natale di due anni fa, un’infame vicenda giudiziaria ha avuto la sua giusta conclusione: l’allora tenente colonnello Raffaele De Chiara, già comandante Nucleo PT provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno, è stato assolto da tutte le accuse che gli erano state mosse.

L’assoluzione con formula piena è arrivata dopo un calvario giudiziario di oltre dieci anni, durante i quali l’ufficiale, che la verità giudiziaria finalmente ha riconosciuto come un uomo perbene e un fedele servitore dello Stato, ha subito tutto quanto un uomo gravato da quelle accuse ha potuto subire.

Rimanere nel corpo delle Fiamme Gialle era diventato impossibile, per l’ostracismo che si riserva a chi sia sospettato di essere una mela marcia. De Chiara si è quindi dimesso volontariamente, anche per potersi meglio difendere dalle accuse che gli venivano mosse. Oltre alla perdita del lavoro che amava, ha dovuto subire l’esposizione alla pubblica gogna da parte dei giornali – quanta più prudenza dovrebbero usare i giornalisti nel riferire le vicende giudiziarie. La perdita della rispettabilità pubblica e privata lo hanno colpito a stretto giro, sconvolgendo anche la sua vita familiare.

Da pochi giorni, dopo due anni dalla sentenza assolutoria, la Guardia di Finanza gli ha riconosciuto l’avanzamento al grado di colonnello, per il quale era già in promozione all’epoca della vicenda giudiziaria che lo ha travolto. Pochissimi giornali, di caratura strettamente locale, hanno riportato la notizia. E di nuovo, quanto dignità ed amore per la verità in più dovrebbero mostrare i giornalisti, provvedendo a dedicare ai propri errori almeno altrettanta evidenza rispetto ai propri presunti scoop.

Probabilmente nel futuro di De Chiara ci sono i gradi da generale, un atto dovuto da parte di uno Stato che non ha saputo riconoscere in lui un uomo delle istituzioni, impegnato validamente a contrastare i nemici del vivere civile. Ma sebbene dovuta e certamente accolta con soddisfazione, la greca da generale non potrà compensare da sola dieci anni di inferno, da reietto e sospetto delinquente.

Tributato il giusto riconoscimento a De Chiara, per semplice sillogismo uno Stato provvisto di un elementare senso di decenza dovrebbe fare altro, vale a dire andare a caccia dei colpevoli di un atto terribile: aver privato lo Stato stesso, e quindi tutti gli italiani, di un valido difensore della Costituzione e delle Leggi. Una caccia che si concluderebbe in cinque minuti, dato che i nomi di quanti hanno mentito, accusato, male interpretato e mal giudicato hanno nomi e cognomi, e questi ultimi sono scritti negli atti giudiziari e di indagine.

Chi ha mentito accusando, è per definizione un criminale, e deve essere sottoposto con la massima rapidità consentita dalle tutele di legge al giudizio ed alla condanna che merita. Chi ha male svolto le indagini – si spera non con dolo – costruendo una falsa concatenazione di prove, deve essere fermato nella propria carriera per aver mostrato la propria evidente incompetenza. E chi ha assunto quella concatenazione di prove giudicandola abbastanza veritiera da istruire un processo e rovinare la vita e la carriera di un servitore dello Stato, deve ricevere dagli organi preposti la sanzione appropriata e proporzionata all’altrettanto evidente incompetenza.

Come si diceva, i nomi di chi ha mentito e sbagliato sono tutti lì, nelle carte giudiziarie. Come cittadini rispettosi della Legge e degli organi preposti ad applicarla, sollecitiamo a bassa voce l’apertura dei processi relativi. In caso contrario, sarà difficile non dare ad alta voce a quei nomi la stessa evidenza sulla stampa data a quella di un uomo innocente.

Andrebbe fatta poi ulteriore chiarezza intorno ad una serie di vicende giudiziarie che hanno interessato nello stesso periodo altri ufficiali della Guardia di Finanza, e cercare di capire se alla base delle stesse vi sia un qualche nesso che sottenda ad un quadro più ampio.

Ma alcune di tali vicende sono ancora in corso, e da cittadini rispettosi della Legge per il momento – solo per il momento – taciamo.

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