CITTADINI & UTENTI

Schiaffi americani

Riflessione sulle incongruenze psicologiche del popolo statunitense

Il recente articolo di Roberto Preatoni (di cui condivido ogni parola) sullo schiaffo di Will Smith a Chris Rock dal titolo “Schiaffi rivelatori”, mi aveva proposto alcuni spunti per una riflessione allargata alle incongruenze presenti nella psicologia sociale del più volte auto proclamatosi “Grande Popolo Americano”. 

Ero già a buon punto con l’articolo quando decisi di abbandonare l’idea di scriverlo.

Questo in primis perché poco potevo aggiungere alle considerazioni espresse da Preatoni. In secundis perché il fatto che si può banalmente riassumere in uno sganassone nemmeno particolarmente letale mollato da un idiota ad un altro idiota, appariva uno spunto piuttosto debole per ripercorrere in senso critico, seppur a grandi linee, alcune tappe della storia degli americani. 

Ma pur in presenza di uno spunto così debole, il desiderio di ampliare il campo di indagine a quelli che sono gli “animal spirits” presenti nei tessuti più profondi della psiche del popolo americano continuava a rodermi come un tarlo nella testa, per cui alla fine riprendo in mano il tutto e seppur con qualche variazione di metodo decido di provare a recuperare almeno in parte il senso di ciò che avevo provato a rappresentare inizialmente.

Partiamo dal fatto in sé: uno schiaffetto vissuto come un atto di insopportabile violenza, quando è di tutta evidenza che trattasi solo di un atto di indicibile stupidità. 

Qui si potrebbe tirare in ballo la soggettiva diversa sensibilità di chi valuta l’episodio.

Peccato però che questo non sia avvenuto in un monastero tibetano, bensì in un paese che vanta nella sua storia una serie di non invidiabili primati. 

Provo a citarne alcuni a titolo esemplificativo e non esaustivo:

– lo sterminio sistematico del popolo dei Nativi, nel realizzare il quale hanno emulato e superato quello perpetrato dai cugini inglesi a danno delle popolazioni colonizzate, prima tra tutte gli aborigeni australiani

– una guerra civile in cui sono morti più americani che in tutti i conflitti combattuti dagli Stati Uniti da allora in poi (prima e Seconda guerra mondiale, Corea Vietnam, Iraq, Afghanistan, Somalia per restare sui più noti). 

– Circa 200 mila civili giapponesi inceneriti senza particolari sussulti nell’opinione pubblica lanciando l’unico attacco nucleare della storia dell’umanità. 

– nel nostro piccolo anche noi abbiamo titolo per entrare in questa poco ambita graduatoria con qualche decina di migliaia di civili morti sotto i bombardamenti anglo-americani durante la Seconda guerra mondiale, morti mai commemorati da nessuno. È vero che c’erano anche gli anglo, ma gli americani non si sono certo tirati indietro. E sicuramente questi bombardamenti non potevano avere una connotazione ritorsiva, non avendo noi mai bombardato l’Inghilterra e tanto meno gli Stati Uniti

 – 40 mila morti l’anno per colpi d’arma da fuoco

– 20 mila omicidi l’anno. 

Un popolo portato dalla sua profonda sensibilità ad inginocchiarsi e far inginocchiare tutto il mondo per la morte di un nero avvenuta durante un’operazione di polizia, anche se il nero in questione era segnalato come soggetto estremamente pericoloso e l’operatore di polizia responsabile di questa azione sconsiderata non ha avuto una medaglia, ma una pesantissima condanna. 

Lo stesso popolo sensibile che resta però indifferente per la morte di due bravissimi ragazzi italiani uccisi a coltellate a breve distanza di tempo da due delinquenti di colore.

Un popolo che con un singolare senso del diritto giudica con pesi diversi reati commessi da propri cittadini all’estero rispetto a quelli perpetrati nei propri confini e la recente assoluzione del pilota che causò la strage del Cermis, tempestivamente sottratto alla giustizia italiana, rappresenta solo il caso più eclatante di questa singolare attitudine

Un popolo che insorge in difesa dell’indipendenza dell’Ucraina aggredita dai Russi, utilizzando un metro completamente diverso da quella con cui a Yalta lasciò che nazioni una volta indipendenti passassero senza soluzione di continuità dal dominio nazista a quello sovietico e creando nei fatti i presupposti storici di ciò che stiamo drammaticamente 

vivendo in questi giorni

Un popolo, infine, che per compattare un tessuto sociale poco coeso ha sempre avuto bisogno di un nemico da combattere in ossequio al principio della sociologia dei gruppi che afferma che un antagonista 

esterno rafforza i legami all’interno di un insieme di persone. 

Questa operazione è stata peraltro supportata dalla formidabile macchina propagandistica del cinema hollywoodiano, che ha fornito una serie nutrita di minacce esterne creando nel contempo inossidabili e sopravvalutati miti positivi.

Si inizia con i pellerossa ed il 7° Cavalleria, si continua con i giapponesi e tedeschi sbaragliati dai marines, poi i coreani, il grande ritorno di John Wayne in Vietnam; quindi, ad ispirare gli sceneggiatori è venuto in soccorso il terrorismo islamico, infine (almeno per ora) Iraq e Afghanistan. 

Nel momento in cui i nemici da sterminare si stavano esaurendo, è stata rispolverata la minaccia aliena (Alien, Predator, Battleship, Indipendence day) e quando hanno iniziato a scarseggiare anche gli alieni, si è ricorsi ai virus (Cassandra Crossing, Ebola) attingendo al filone disastri naturali/incendi quando il cassetto dei copioni iniziava a languire ed anche i sequel avevano drenato le ultime trame divenute ormai troppo fantasiose persino per loro.

Tutti elementi questi che sono pressoché assenti nella filmografia europea

Ora questo popolo dal palato così robusto si straccia le vesti per un buffetto ed istericamente si lambicca il cervello su quale potrebbe essere la giusta punizione da comminare all’incauto protagonista, senza che questa però vada ad intaccare più di tanto il business che permane sacro, valutando anzi ove possibile se l’accadimento non offra l’opportunità di incrementarlo un tantino.

Mi fermo qui perché non vorrei che quella che è una semplice osservazione di costume fosse interpretata come una tirata di sentimenti antiamericani.

È un fatto però che gli Stati Uniti attirino un po’ le antipatie per quella che è la sindrome Juventus: hanno mezzi e vincono sempre loro, a volte rimodulandosi le regole a proprio vantaggio all’insegna del “io so io…e voi…” del Marchese del Grillo

Quando poi si trovano davanti una squadra davvero tosta, le cose non vanno esattamente come le racconta Hollywood o come le vorrebbe la famiglia Agnelli nel caso della Juventus. 

E con la sfilza di cadaveri che ha contrassegnato e nutrito la storia di questo grande popolo, un popolo che si è eretto a baluardo per fronteggiare pericoli creati sovente da lui stesso, è normale che qualcuno ogni tanto si chieda come sarebbero andate le cose se un giorno a Cristoforo Colombo non fosse presa la smania di imboccare l’oceano contromano 

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