
L’invasione russa dell’Ucraina ha ridefinito l’impatto che le piattaforme tecnologiche tradizionali possono avere dalla prima linea. A differenza di qualsiasi cosa abbiamo visto prima, la segnalazione diretta su Twitter, Facebook e, per la prima volta e più significativamente, TikTok è stata un punto di svolta.
Si scopre che quando la popolazione di un paese invaso ha la stessa base di utenti diffusa dei social media mainstream cui siamo ormai abituati, le tradizionali tattiche e strategie di disinformazione dell’invasore non funzionano così bene.
In questi giorni, abbiamo potuto percepire un aspetto – forse sottovalutato – dell’incontro tra il nostro “day-by-day” digitale e la narrativa della guerra moderna, con segnalazioni secondo cui la tecnologia incorporata nei nostri iPhone può essere utilizzata per rintracciare i soldati russi che rubano dispositivi agli Ucraini.
Franak Viačorka, consigliere anziano della leader del Movimento Democratico Bielorusso, segnala in un suo tweet che “gli Ucraini stanno localizzando i loro dispositivi sul territorio della regione di Homiel, in Bielorussia, dove parte dell’esercito russo ha ripiegato“.
Questa storia ha riportato alla mente le segnalazioni del 2020, quando i saccheggiatori che rubavano iPhone da vari negozi Apple statunitensi nell’onda delle proteste seguite alla morte di George Floyd, hanno attivato con il furto una qualche forma di software di prossimità segreto, visualizzando sul “corpo del reato tecnologico” l’avviso che “Questo dispositivo è stato disabilitato e viene monitorato” e che “Le autorità locali saranno avvisate“.
Nell’odierno caso (e abbiamo recenti testimonianze visuali della coda di militari russi nell’ufficio postale improvvisato per spedire a casa il bottino di guerra…), non c’è nulla di particolarmente segreto nella tecnologia, anche se la portata e le capacità della rete “FindMy” di Apple sono poco comprese, così come le sue implicazioni future.

L’ecosistema installato su tutti gli apparati e gadget di Cupertino sfrutta centinaia di milioni di dispositivi Apple per creare una rete shadow, che consente a un dispositivo smarrito o rubato di connettersi ad altri dispositivi vicini tramite Bluetooth/NFC e quindi segnalare la sua posizione al suo proprietario.


Ed è la stessa rete che ha sollevato preoccupazioni quando è emerso che la tecnologia AirTag di Apple potrebbe essere utilizzata come un inquietante veicolo di stalking. Ed è lo stesso principio sfruttato da Amazon nella costruzione di una rete ombra (denominata Amazon Sidewalk) attraverso i suoi Tiles e i suoi smart devices, ormai pervasivi nelle nostre quotidianità: tutto questo sforzo dimostra l’enorme potenziale dietro alla connessione di milioni di aggeggi domestici, wearable o d’ufficio dei quali ormai sembra non possiamo più fare a meno.
Il fatto che questa shadow network si estenda chiaramente dietro la nuova “Cortina di ferro” recentemente ricostituita da Putin è di per sé interessante. Il fatto che questo sembri rappresentare un’ulteriore fonte OSINT – pensiamo in parallelo anche al (tentato, a volte) monitoraggio dei telefoni per mappare i movimenti della popolazione durante la pandemia – avrà sicuramente ripercussioni sulla dottrina della sicurezza in operazioni.
Lo stesso vale per i rapporti secondo cui elementi tratti dai social media sono stati utilizzati per identificare i combattenti avversari, sebbene l’analisi delle “bacheche virtuali” per tracciare il personale e le posizioni negli Stati nemici sia ormai da qualche tempo una “Standard Operating Precedure”, non solo per le indagini di polizia. Le immagini e i post georeferenziati all’interno o intorno alle basi militari russe sono una preziosa fonte di informazioni, e lo stesso vale in Europa e negli Stati Uniti.
Siamo tutti sommersi nei reportage quotidiani dall’Ucraina, mentre gli orrori si svolgono praticamente in diretta sui nostri schermi (telefonici e televisivi). Ma dietro le quinte, il futuro della guerra moderna viene riscritto in tempo reale mentre si svolge la prima guerra dei social media mainstream.
Probabilmente eravamo preparati a questo da anni. Ma quello che stiamo vedendo ora in Ucraina è andato ben oltre qualsiasi cosa vista prima, e in grande anticipo.
