
Il giudice monocratico di Roma al termine di una camera di consiglio di otto ore, ha condannato a 5 anni il generale Alessandro Casarsa, a un anno e 3 mesi il colonnello Lorenzo Sabatino, a 4 anni Francesco Cavallo e Luciano Soligo, a un anno e 9 mesi Tiziano Testarmata, a 2 anni e 6 mesi Luca De Cianni. Infine a Francesco Di Sano sono stati inflitti un anno e 3 mesi e a Massimiliano Colombo Labriola un anno e 9 mesi. Premetto di non conoscere gli atti del processo ma sento in ambienti affidabili e competenti che si tratterebbe , per quello che vale, comunque di persona “al di sopra di ogni sospettto”, tutti o quasi stimatissimi Ufficiali e Carabinieri. Del resto si tratta di un dispositivo, dolorosissimo, ma sempre di un dispositivo, sarà utile aspettare il deposito delle motivazioni che dovrebbero spiegare il ragionamento che ha portato il giudice ad emettere una sentenza di condanna. Sentenza di condanna che potrà essere impugnata e perché no in astratto avere una soluzione differente proprio in virtù del perché siamo in un paese dove ancora sussiste il principio della presunzione di innocenza. Da comune cittadino, avvocato, uomo di legge e già Ufficiale non posso che provare del dolore per una condanna avvenuta contro pezzi dello stato e conservo l’auspicio che in appello le cose possano cambiare. Ripeto parlo con il cuore e non con gli atti che non conosco e che ora poco importano nel mio semplice ragionamento. Ma non potrò mai scordare che un giorno,un giovane magistrato, oggi procuratore capo in una città della sicilia, accennò un fastidioso quanto inopportuno sorriso di compiacenza all’atto della pronuncia di una sentenza di condannna in danno a dei poliziotti che anziché fare il loro lavoro avrebbero fatto tutt’altro. Nessuno dovrebbe mai gioire, per principio, per una pronuncia di condanna soprattutto se la stessa condanna va contro il nostro Stato indebolendolo insieme a tutta la democrazia. |

Per questo che trovai quel sorrisino gioioso sempre fuori luogo.
Ma oggi non posso non notare una altra nota stonata, dopo la condanna giusta o sbagliata dei nostri Carabinieri, il commento dei Superiori, è caduto fulmineo come un vero e proprio sigillo a quella sentenza di condanna e ciò nonostanta abbia lasciati a bocca aperta tanti addetti ai lavori.
Un timbro indelebile,recitava grossomodo la motivazione se non ho letto male, questi comportamenti non sono consoni all’Arma.., “funere mersit acerbo”.
Ma quali comportamenti, mi viene da chiedere ,visto che forse manca ancora anche la motivazione della decisione.
Non che abbia rivalutato quel ghigno fuori luogo del procuratore che non percepiva il dolore per una sconfitta dello stato ma anche la velocità di questo bollo lascia assai perplessi.