ECONOMIA

Ancora sul rublogas: bravata politica o …

C’è aria di strategia. C’è il timore che ci siamo sanzionati addosso. C’è ancora molto freddo e siamo a Pasqua

Partiamo dai fatti. Dopo l’annuncio di Putin che accetterà solo pagamenti in rubli per il gas, prezzi sono schizzati di oltre il 30% superando i 125 euro / MWhIl rublo è sceso sotto quota 100 sul dollaro (1/98.8). Il dubbio che fosse solo un tecnicismo bancario svanisce. Dunque, non è (sarà) propriamente la stessa cosa di prima. Premessa, ribadisco: viviamo in una finanza che tratta annunci e aspettative come eventi reali. Altra premessa: il ricorso alla propria valuta è da sempre una misura di autarchia tipicamente bellica. Ultima, superflua, premessa: siamo comunemente abituati a considerare la moneta come qualcosa che compra ma nel mercato valutario è qualcosa che si compra e chi la vende vuole farci un guadagno, secondo la normale legge della domanda-offerta.

Avendo la Russia tutti i pagamenti in dollari bloccati (prime sanzioni Crimea), impone il pagamento del gas in rubli per poi pagare, vedrete, con la propria moneta verso i paesi che hanno emesso le sanzioni. E’ una strategia pensata, basta cianciare che Putin è un pazzo impulsivo. E’ un pazzo che pensa. E chi lo consiglia, se sbaglia beve spritz al Plutonio. L’idea di Putin è in linea con quanto decisero di fare l’Iran anni fa con il suo petrolio  e la Cina verso i  Sauditi per pagare l’oro nero in yuan. 

Oggi, quella russa costituirebbe una violazione dei contratti in essere ma poi sui nuovi sarebbe perfettamente legale. Tecnicamente, per venire al paradosso valutario che alcuni mi hanno segnalato, se compriamo ancora in euro la Russia riceve la famosa “valuta pregiata” e nessuna delle due divise ne risentirebbe in più o in meno. Paghiamo in Lussemburgo a condizioni europee (commissioni) e la Russia verosimilmente terrebbe lì gli euro in una “netting room” per saldare per esempio pagamenti alla Germania o come riserva da vendere per sostenere il rublo, svenandosi (fece così il Brasile con il plano real nel 1995 per sostenere la parità con il dollaro e debellare l’inflazione). Non entrerebbero “veri nuovi soldi” nel circolo dell’economia reale, dove oggi scarseggiano. 

Con il meccanismo Gazprombank, invece, ecco che la transazione internazionale indenne dal blocco swift viene regolata in RUB e questo, su una valuta piccola, ha il suo enorme peso. Diamo 1 mld € a Putin ogni giorno. Gli daremmo 100 mld rub: iniettati subito nell’economia reale. Stipendi degli statali, pensioni, ospedali, scuole etc.. Questo alza subito il rublo nei cambi. La sua nuova solvibilità lo alza ultriormente perché l’investitore mobiliare vi scorge la strategia russa: pago tutto e incasso tutto in rubli, fottetevi. Se no, faccio default, tecnicamente detto “alla Marchese del Grillo”: nun caccio li sordi e tu n’i piji.

Il braccio di ferro con gli USA sta qui: vogliono la Russia in ginocchio e se intanto l’Europa va a remengo, peccato. Sostiene Rampini che tre presidenze americane, eccetto Trump, ce lo dicevano da anni, di scaricare Putin. Infine, Gazprombank incasserà le commissioni, facendo marameo alla banca di Juncker. All’investitore questo celodurismo russo piace: sai che ti dico ? compro rubli e mi faccio una piccola scorta per speculare. Nelle guerre questi ci sguazzano, si sa. E il rublo sale vieppiù.

In questa carambola, due elementi di cui poco si parla. Uno ben più serio del fatterello in sé del rublo, che tutto sommato ha soprattutto l’effetto politico di mostrare una Russia in grado di reagire alle sanzioni. Moody’s segnala che il 25 maggio scadrà la deroga concessa dal governo americano agli operatori statunitensi per ricevere pagamenti dalla Banca Centrale, dal Ministero delle Finanze e dal fondo sovrano russi, se fuori valuta.  Questo sarebbe  il default russo e il peggiore perché Mosca non è che non dispone del denaro ma perché grottescamente impossibilitata a erogarlo ai creditori occidentali. Ci siamo sanzionati sulle scarpe. Già per il pagamento di due cedole di Eurobond, Mosca ha saldato in rubli,  tutti zitti e (appunto) mosca. 

Alcuni, a dire il vero, mitigano il rischio-Putin (andrebbe a carte quarantotto anche la Russia con la sua sporca guerra) e altri sostengono che in realtà i veri effetti, seri, delle sanzioni ancora devono maturare. Quello di Putin sarebbe dunque il gioco lucidamente folle del brinksman: la sfida con le auto verso il burrone dove perde chi sterza. Deve vincere sul campo (e sarebbe bene ricordarsi che lo sta facendo, non c’era come pensare che si trattasse di una blitzkrieg) prima che la risacca dell’isolamento annienti il suo Paese. La Cina gli comprerà tutto il gas che noi ricuseremo ? 

L’altro elemento è che se apparentemente la Russia sta continuando a fornire gas all’Ucraina, a fortiori, come è sempre avvenuto, in embargo bellico si può continuare a fare affari sottobanco: la Russia li farà con la Germaniona ricca e operosa o con l’Italietta che fa la rana di Esopo ed espelle 30 diplomatici ? Come direbbe un governatore dei nostri, ragionateci sopra. 

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