CITTADINI & UTENTI

La strage di Bucha: propaganda par-condicio?

Questa guerra è anche mediatica, dobbiamo rendercene conto.

Ciò che è successo a Bucha lo sanno solo i russi e gli ukraini. Nessuno di noi è titolato ad aprire bocca, fatto salvo il diritto ad esternare un generico sdegno nel vedere dei morti per strada.

Che questa guerra venga combattuta anche sul fronte dell’informazione è cosa oramai pacifica, lo stesso Zelensky ha chi gli prepara i discorsi “cuciti” per benino sull’audience in quel momento in ascolto, anche questo sembra altrettanto pacifico. 
Nelle ultime due settimane Zelensky ha parlato in videoconferenza con dieci parlamenti diversi e in ciascuna delle occasioni ha toccato tasti emotivi specifici, evidentemente ben studiati a tavolino e tutti strumentali per ottenere dagli ascoltatori ciò che vuole, oltre ad uno scroscio di applausi.

Mentre parlava agli inglesi ha vestito i panni di un novello Churchill, comparando la guerra in Ukraina con la Battaglia di Britannia (10 Luglio 1940) e parafrasando alcuni suoi interventi storici come ad esempio il discorso alla House of Commons del 4 Giugno 1940: “Combatteremo nei boschi, nei campi, sulle spiagge, nelle città e villaggi, nelle strade e sulle colline”.

Nel caso del discorso al parlamento italiano Zelensky invece ha nominato il Papa Francesco, ha accomunato Mariupol a Genova, ha ricattato moralmente l’Italia rinfacciandole gli aiuti che l’Ukraina aveva mandato appena era scoppiata la pandemia covid e ha ricordato che gli italiani mangiano pastasciutta fatta col grano ucraino.
Ai membri del parlamento francese ha raccontato degli accordi della Normandia, ha sfruttato lo slogan “Liberté, Égalité, Fraternité” e ha detto che “i francesi nella storia devono essere ricordati come i francesi hanno ricordato la dipartita del grande Belmondo”.Fa bene quindi il prima osannato ma ora bistrattato Tony Capuozzo (che certamente non è pro-Putin) a porsi gli interrogativi sulla strage di Bucha, dubitare è sempre lecito finchè non si sfocia nel complottismo patologico e le sue argomentazioni temporali e sulle antecedenti dichiarazioni del sindaco di Bucha sono solide e meritevoli di attenzione.
La ricostruzione temporale degli eventi mostra in effetti uno scomodo buco di parecchi giorni tra la prima intervista del sindaco di Bucha Anatoly Fedoruk, rilasciata immediatamente dopo la ritirata russa e la comparsa dei cadaveri. Nelle stesse antecedenti dichiarazioni il sindaco ha anche detto un’altra scomoda frase ovvero che “la pulizia non era ancora finita”. 

E le immagini satellitari mostrate a supporto temporale della strage possono in realtà rappresentare qualsiasi data, la vera data dello scatto fotografico la sa solo chi la foto l’ha scaricata dal satellite, non necessariamente combaciante con la data comunicata ai giornali nel momento del suo rilascio da parte dell’intelligence USA. 

Sul fatto che i russi commettano valanghe di porcate non ci piove, ma se pensassimo che gli estremisti ukraini non ne facciano alcuna verso la popolazione russofona, saremmo degli allocchi.

L’atteggiamento più corretto da tenere, in controtendenza al diktat che ci vuole tutti allineati verso un’unica forma di pensiero, è quello magari poco onorevole ma certamente più saggio dell’equilibrismo e della cautela. Per carità, non facciamoci tirare per la manica sinistra o destra della giacchetta, non è qualunquismo, non è codardia, è solo buonsenso.

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