
Martedì 5 aprile è stato inferto uno dei più duri colpi al mercato illegale nel darkweb. Dopo la chiusura nel 2014 di Silk Road ed il sequestro di quasi 70mila bitcoin nel 2020, sono stati posti i sigilli a quello che fino ad oggi veniva ritenuto uno, se non il, più grande mercato illegale del darkweb, essendo effettuate su di esso, secondo le stime, l’80% delle transazioni illecite a livello globale.
Dapprima è intervenuto il Dipartimento del Tesoro americano con un provvedimento sanzionatorio nei confronti di Hydra e della piattaforma di cambio di valuta virtuale Garantex, quest’ultima accusata di essere stata utilizzata per transazioni illecite per oltre 100 milioni di dollari, di cui 6 milioni di dollari del gruppo criminale russo Conti e circa 2,6 milioni di dollari da Hydra.
L’operazione, si legge nel comunicato, fa parte di uno “sforzo internazionale per interrompere la proliferazione di servizi dannosi di criminalità informatica, droghe pericolose e altre offerte illegali disponibili attraverso il sito con sede in Russia”. Contestualmente l’Office of Foreign Assets Control – OFAC – ha divulgato un elenco di oltre 100 indirizzi di wallet virtuali riconducibili alle transazioni illecite.
Il Dipartimento di Giustizia americano, a seguito di un’indagine della Homeland Security Investigations – HSI – ha formalizzato le accuse nei confronti di Olegovich Pavlov per cospirazione per distribuire narcotici e cospirazione per commettere il riciclaggio di denaro, reo di essere l’amministratore, attraverso una serie di società, dei server utilizzati da Hydra.
Quasi simultaneamente, dall’altro lato dell’Atlantico, il Bundeskriminalamt, ovverosia l’ufficio federale della polizia criminale tedesca, ha annunciato di aver chiuso Hydra market ed aver simultaneamente sequestrato 543,3 bitcoin per un controvalore di circa 23 milioni di Euro; sequestro avvenuto, come analizzato da Elliptic, specializzata in analisi di blockchain, attraverso 88 transazioni.
Nella conferenza stampa, l’Agenzia ha attribuito la chiusura di Hydra a un’ampia operazione di indagine avviata nell’agosto 2021 e condotta dal suo Ufficio centrale per la lotta alla criminalità informatica (ZIT) di concerto con le Forze dell’Ordine degli Stati Uniti.
Al momento della chiusura Hydra contava su 19mila account di venditori e 17 milioni di utenti e aveva fatto registrare 1,6 miliardi di dollari di transazioni nel 2021, in parte camuffate attraverso un servizio chiamato bitcoin bank mixer.
Accedendo al sito ora si trova la scritta “la piattaforma e il contenuto criminale sono stati sequestrati dall’Ufficio federale di polizia criminale (BKA) per conto della Procura generale di Francoforte sul Meno nel corso di un operazione internazionale delle forze dell’ordine”.
