CITTADINI & UTENTI

“Stasera Italia” ha approfittato del 1^ Aprile, forse troppo…

Lo scoop: “I partigiani italiani trovarono le armi sparpagliate nei campi”

Ebbene sì, i dilemmi del come la nostra Resistenza sia stata armata e del perché debba essere considerata, proprio partendo da questo “come”, diversa da quella Ucraina sono stati risolti magistralmente il 1 aprile nella trasmissione “Stasera Italia” condotta da Barbara Palombelli su Rete 4. La scoperta che riguarda la Storia del nostro Paese e il futuro dell’Ucraina apre nuove prospettive e deve far riflettere, perché ancorché data nel giorno delle burle non è un intrigante “pesce”, ma una riflessione che merita comunque un contributo quantomeno dialettico. 

Veniamo allo scoop, riportandolo letteralmente nella sua interezza la frase, forse almeno un po’ dal “sén fuggita”:  “La Resistenza buona parte delle sue armi se le era conquistate da sola, le aveva trovate sparpagliate nei campi dall’Esercito regio che si era sciolto al sole. Una parte relativamente bassa di armamenti sono arrivati dai lanci americani che, per altro, erano selettivi, venivano fatti a favore di alcune fazioni piuttosto che altre”. Ovviamente l’intervento è più vasto e per meglio comprenderlo va visto integralmente in streaming (00.37.00 – 00.40.46).

Le Resistenze sono diverse. Certo in questi giorni stiamo un po’ tutti giocando con le parole, pertanto ci sta pure che le armi non debbono essere inviate all’Ucraina per salvare il popolo da un’ulteriore tragedia, anche se tra le righe una soluzione mediana salterebbe fuori, basterebbe infatti spargerle nei campi; ugualmente  il Pacifismo anche dei partigiani italiani, o almeno di alcuni di essi, può essere validato attraverso sottili distinzioni. Quindi, essendo due Resistenze diverse, diverso deve essere il modo per aiutarle: una con le armi, la nostra, l’altra, la loro, con la Diplomazia e le “tecniche della non violenza”. Eppure,  come raccontatami in famiglia, nella “Guerra di Liberazione” – non solo dal Fascismo, ma dal Nazismo divenuto dopo l’Armistizio invasore – a fianco dei partigiani e a loro copertura, combatteva l’Esercito degli Alleati, integrato con i nostri soldati, tra cui a Cassino mio padre, non con i soli fucili, ma con aerei, carri-armati e cannoni. 

Niente armi, ma Diplomazia e Non violenza. Qui il pensiero contro l’invio della armi si fa più evasivo e sembra non trovare le parole giuste per convincere sulle reali azioni da intraprendere. I termini invocati di “tecniche” e “amplissima elaborazioni di mezzi non violenti”  rendono oscura la realizzazione del “che fare”. Eppure una soluzione conseguente alle stesse parole, tanto  immediata che concreta, ci sarebbe: alzarsi dalla poltrona e con una bandiera in mano, magari sperando che anche il Papa ci segua o preceda, partire per l’Ucraina e interporsi fisicamente tra i due fronti. Un beau geste”, tipo quello delle “Sabine rapite”, che fuori dagli studi televisivi potrebbe però avere tragiche conseguenze. Tragiche come furono le scelte dei partigiani, dei soldati italiani, dei soldati alleati e ci sia consentito, dei “repubblichini” e dei tedeschi che tutti vollero ostinarsi a combattere per le loro diverse idee di Patria e del conseguente dovere, anche quando a sorti inverse tutto sembrava perduto                                                                

Qual è dunque il problema? La Iatrodemia?  Sia come sia è certo che ognuno “vede” gli eventi con i propri occhi, li interpreta e analizza con il proprio cervello e li narra usando le parole più svariate, specialistiche, popolari, allegoriche etc, che gli sono più proprie e che considera più adatte a rendere pubblico il proprio punto di vista. Sicuramente quando si partecipa nello stesso giorno, dalla mattina alla sera, a vari talk show di diverse reti televisive in difesa delle proprie idee, spesso contro tutti inclusi i conduttori, il rischio che il proprio pensiero perda il filo, come una spada troppo usata a parare e infliggere colpi, esiste e può far sfuggire qualche sintesi, dato che la Pasqua è vicina, “bucolica” o dimenticanza storica.

Come rilevato in un recente studio, in Italia si è diffusa la Iatrodemia, neologismo coniato per una patologia sociale studiata per i “virologi” sovraesposti in TV, soprattutto nei talk show. Una psico-patologia che, vero e proprio virus, fa nascere da una parte “esperti” di tutti i tipi (solo di geopolitica e studi strategici, new entry rispetto al 24 febbraio scorso, ne abbiamo contati almeno 7) e dall’altra fa accorrere sorridenti o accigliati generali, professori, analisti, giornalisti tutti seduti comodamente in studio o in casa felici di esporsi alle telecamere, anche solo per un minuto, tutti assieme non importa con chi e come. Inconsapevoli o consapevoli che le leggi del talk show spesso richiedono per far salire l’ audience di trasformare i partecipanti più caratterizzati o caratterizzanti in “detonatori”.

Eccesso di esposizione mediatica di “talking heads” che di fatto erode la loro precedente credibilità di opinion leader conquistata, magari in anni di duro e serio lavoro, mettendoli in un frullatore di confronti con interlocutori provenienti da mondi talmente variegati e diversi, spesso comunissime persone in strada in Italia e sotto le bombe in Ucraina – la famosa nel giornalismo italiano “Casalinga di Voghera” – che di fatto confonde e impoverisce la loro immagine e pensiero. Riducendone tragicamente, “ospitata” dopo “ospitata”, credibilità, prestigio o autorità di “fonte qualificata”. Purtroppo, sia contro la  “Iatrodemia” che la “Infodemia  non c’è ancora un vaccino adeguato. Rimarrebbe però l’antica Prudenza”, virtù laica e cattolica, di chi, stando alla Treccani: “intuendo la presenza d’un pericolo o prevedendo le conseguenze dei suoi atti, si comporta in modo da non correre inutili rischi”.

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