
L’ultima edizione degli oramai noiosi e autocelebrativi Oscar è stata movimentata dall’episodio in cui Will Smith ha rifilato uno sganassone al suo (oramai ex?) amico Chris Rock, in diretta televisiva mondiale.
L’episodio nasce in seguito ad una battuta in cui il comico Chris Rock, rivolgendosi a Jada Pinkett, la moglie di Smith, le ha detto “Jada, I love you. G.I. Jane 2, can’t wait to see it,” allegoricamente riferendosi ai capelli corti della consorte del principe di Bel Air come se fosse un soldato marines.
L’episodio è visibile qui:
Sebbene i capelli corti di Jada Pinkett derivino dal fatto che ella soffra di alopecia, va fatto notare che di tale condizione lei non ne ha mai fatto un problema, tant’è che l’ha sempre pubblicizzata a supporto della sua capigliatura corta. Capigliatura che ha sempre (giustamente) ostentato e che non ha mai pensato di coprire con una parrucca, segno evidente che per lei non fosse un problema così grave da causarle risvolti psicologici negativi.
Va fatto anche notare che lo stesso Will Smith ha prima riso fragorosamente alla battuta, salvo poi alzarsi di scatto dalla sedia per andare a colpire lo sventurato comico, fortunatamente a mano aperta. Viene quindi da chiedersi cosa abbia fatto scattare la molla vendicatrice nella testa dell’attore e la risposta parrebbe averla data la stessa Jada Pinkett, ammettendo di aver forzato suo marito alla violenza verso il comico. In alcuni video recenti che riprendono l’episodio da un’altra inquadratura si vede infatti Jada Pinkett ridere di gusto dopo l’exploit violento del marito.
Ma cosa ci ha insegnato questa sfortunata edizione degli Oscar? Intanto che l’intera produzione cinematografica si è prostrata al cosiddetto “wokismo”, il movimento spinto dai democratici estremisti americani in cui la giusta lotta alle disuguaglianze diventa nazista, imponendo la visione estrema di una minoranza alla maggioranza, zittendo o cancellando tutti coloro che osano fare anche un semplice distinguo e che non si prostrano al pensiero unico.
Se non si è d’accordo che un energumeno nuotatore di due metri sotto terapia ormonale, altrimenti fallimentare nella sua carriera da uomo, possa competere come donna trans con delle donne biologiche conquistando immediatamente primati e podi ecco che si viene automaticamente definiti come omofobi e quindi meritevoli di cancellazione e pubblica (e ipocrita) indignazione.
Ipocrisia. La parola magica che dipinge perfettamente l’élite di attori puzzoni che vivono a Beverly Hills e che dall’alto della loro nullità mentre si erigono a moralizzatori della società non muovono un dito, anzi applaudono tutti insieme all’episodio violento della notte degli Oscar, inzuppandosi nelle lacrime da coccodrillo che lo stesso Will Smith ha dispensato nel discorso di accettazione della statuetta più sopravvalutata della storia.
Gli stessi attori che promuovono film sui senzatetto e contemporaneamente ingaggiano guardie del corpo ed erigono muri di cinta per non essere disturbati dai puzzolenti poveracci sulla pelle dei quali hanno costruito questa fase della loro carriera.
La notte degli Oscar ci ha anche insegnato quanto diffuso sia il complottismo. All’indomani dell’episodio in questione, orde di complottisti si sono precipitate sui social a dire con certezza che fosse tutto finto e prestabilito in un copione per ravvivare l’altrimenti noiosa serata.
Peccato che da quell’episodio Will Smith ne sia uscito malissimo, democratici americani a parte tutto il resto del mondo ha condannato il suo gesto, costringendolo a dirsi pentito e a rassegnare le dimissioni dal board dell’Accademia degli Oscar. Accademia anch’essa ipocrita e puzzona, perché prima ha dichiarato di aver chiesto a Smith di lasciare la sala, salvo poi essere smentita. Non solo, l’Accademia ha poi pensato che fosse giusto proseguire per assegnargli la statuetta, quello si come da copione.
La stessa Accademia è stata poi costretta ad aprire un’investigazione con un’apposita commissione per giudicare l’episodio e decidere eventuali sanzioni nei confronti di Will Smith. Se vi aspettate la revoca dell’Oscar sognatevelo, al massimo gli daranno uno schiaffo simbolico sul dorso della mano.
Di certo c’è solo che se al posto di Chris Rock e Will Smith ci fossero stati due attori bianchi o peggio, un attore bianco che schiaffeggiava un nero, allora si che l’espulsione e la revoca dell’Oscar sarebbe stata immediata. Ipocriti, come da copione, passatemi il gioco di parole.
E in coda a tutta questa follia abbiamo l’indignazione delle femministe wokiste, che hanno interpretato il gesto di Will Smith come l’ennesima dimostrazione dello strapotere del patriarcato, l’uomo che difende la sua donna solo come scusa per difendere il proprio territorio.
Gente con le pigne al posto del cervello. Minoranze naziste che pretendono di applicare alla società le loro cure per malattie che non esistono. Gente che senza il diritto all’indignazione non saprebbe cosa fare ogni mattina appena sveglia.
E se il mio articolo vi ha offesi, affari vostri, andate al diavolo.