
Recentemente ho scritto proprio su questa rubrica riguardo alla cosiddetta operazione “Dalla Russia con amore”. Forse mi ha indotto a farlo il fatto di non trovare rassicurante il titolo della missione che mi richiamava alla memoria il film visto da bambino, in cui spietati agenti del KGB battendo i tacchi facevano uscire dalla punta delle scarpe una affilata lama al cianuro che piantavano negli stinchi del malcapitato di turno fulminandolo all’istante. In quell’articolo avevo posto alcuni interrogativi scaturiti dalla semplice prospettiva dell’uomo della strada che legge i giornali, senza quindi avere accesso a nessun elemento che non fosse già di pubblico dominio. I quesiti, per quanto semplici, non dovevano però essere del tutto banali se il COPASIR, che probabilmente non ha letto il mio articolo, ma sicuramente ha letto gli stessi giornali che avevano suscitato i miei interrogativi, ha convocato Giuseppi per saperne qualcosa in più.
In realtà Giuseppi precisa di non essere stato convocato, bensì di essersi recato sua sponte in Commissione per dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Questo intento sarà stato anche lodevole in termini di educazione civica, ma i Romani che erano più pragmatici e scafati e le rogne non se le andavano a cercare, bollavano lapidariamente questi comportamenti con la locuzione excusatio non petita, accusatio manifesta.
Comunque Giuseppi va al Copasir e sembra, sempre da ciò che si legge sui giornali, che abbia fatto incavolare quasi tutti glissando su aspetti quali tempi, costi e ruoli dei Servizi. Un’altra singolarità è che Portolano (che non è un Signor Portolano qualsiasi, ma il Generale CdA Luciano Portolano, all’epoca Capo del Comando Interforze, attualmente Segretario Generale della Difesa e scusate se è poco) avrebbe detto in quel frangente che secondo lui non sarebbe stato il caso di dare corso alla missione. Ah, vabbè….allora se l’aveva detto…
Invece no, non va bene per niente. Sarebbe andato bene se un qualsiasi Sig. Portolano avesse esternato in tal senso al barista abituale mentre prendeva il caffè o alla moglie mentre facevano la spesa al supermercato. Qui parliamo dei vertici del nostro apparato militare che dissentivano da un’iniziativa assunta o assumenda dall’Esecutivo. È lecito quindi chiedere: l’aveva detto a chi? In quale contesto? In quale forma? Con quale grado di formalizzazione? Esistono documenti, verbalizzazioni, testimonianze circa questa presa di posizione su di un argomento che tanto marginale non era se ancora oggi se ne sta parlando?
Siamo seri, per favore! Oggi anche alle riunioni di condominio la sora Concetta pretende che venga messo a verbale il suo disaccordo in ordine alla sostituzione della pianta dell’atrio, mentre un Generale di Corpo d’Armata che non è tanto convinto sul fatto che 13 Ilyushin atterrino e sbarchino 104 russi per svolgere non meglio identificate attività sul suolo italiano lo dice cosi, tanto per dire, solo per potersi prendere un giorno la soddisfazione di dichiarare: ve l’avevo detto io che era una cavolata! Evidentemente non sono l’unico a nutrire qualche perplessità se anche sulla stampa italiana di oggi la vicenda continua a tenere banco. A latere della missione russa, infatti, fu avviata una intensa attività di cooperazione tra lo Spallanzani di Roma e scienziati russi. Questa cooperazione sarà certamente stata una cosa serissima, ma cosi come viene rappresentata ha la vis comica di un film di Toto’.
Innanzitutto vengono declamati una serie di sorprendenti risultati scientifici dei quali a tutt’oggi non vi è alcuna evidenza. Poi c’è un susseguirsi di date almeno singolare. Provo a riassumerle per meglio evidenziare le possibili incongruenze. Arrivo dei russi marzo 2020. Pressoché contestualmente prende il via una collaborazione a tutto campo con lo Spallanzani cui partecipano attivamente ed in alternanza sei ricercatrici russe. Primo fermo immagine: è stato concordato un protocollo per disciplinare una attività cosi delicata? Ma certo, che domande! Posso chiedere in che data? Ehm…beh, si….nell’aprile 2021. Quindi un anno dopo? Inizia il film con Toto’. Anche volendomi limitare alla mia modestissima esperienza professionale, nel corso della quale non conto più le normative/policy/procedure/circolari/norme di processo, protocolli e contratti che ho emanato/firmato, non ricordo un solo caso in cui la stipula seguisse e non precedesse l’attività da regolamentare. Ma andiamo avanti.
Il fulcro dell’attività era rappresentato dalla messa a punto e dalla verifica dell’efficacia del vaccino Sputnik, acclarata sulla variante Delta al ragguardevole livello dell’82% vs l’88% del Pfizer. Fantastico! Dove si possono consultare questi importanti dati? Che domande, sul giornale. Cioè, non ci sono riscontri scientifici, pubblicazioni, presentazioni a convegni? E si che per due anni non si è parlato d’altro! No, desolati…compratevi un quotidiano e saprete tutto quello che c’è da sapere, senza contare che se la lettura dovesse annoiarvi potrete rifarvi con la pagina sportiva. Ottimo, andiamo avanti. Altra curiosità: come mai eravate cosi in fissa con lo sviluppo dello Sputnik? Questa è facile, la sappiamo! Per integrare lo Sputnik nella campagna vaccinale italiana. Sicuri che questa non sia una competenza governativa? Guardate che lo chiediamo a
Speranza…vabbè, vi facciamo la domanda di riserva. Perché la sperimentazione sullo Sputnik era ancora in corso a dicembre 2021 quando era ormai certo che Ema non avrebbe mai autorizzato questo vaccino? E perché questa “collaborazione” e’ stata interrotta appena 10 giorni fa, quindi un mese dopo l’invasione dell’Ucraina? A questa ed altre domande uno dei quotidiani che si è interessato alla vicenda non ha ancora avuto risposte. Per chiudere in bellezza, il ministro Speranza interpellato al riguardo risponde testualmente “che accordi relativi a queste forme di collaborazione rientrano nell’autonomia degli istituti di ricerca”. Avendo citato il grande Toto’, non posso fare a meno di pensare alla famosa gag in cui Toto’ viene preso a sganassoni da un tale che lo chiamava Pasquale e richiesto del perché ridesse a crepapelle sotto quel diluvio di sberle rispondeva: perché questo è cretino! Mica sono Pasquale io!