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I satelliti squarciano il velo delle fake news sulla guerra

Grazie a immagini e video satellitari è possibile riconoscere le fake news sulla guerra in Ucraina

Il proliferare di satelliti sempre più avanzati che ruotano intorno alla Terra ha il merito di aver democratizzato l’accesso a prodotti e servizi di geo-osservazione.

Una conseguenza su tutte balza agli occhi in questi mesti giorni: la guerra dell’informazione si combatte sempre più nello spazio.

Difatti, sin dalle prime avvisaglie del conflitto in Ucraina le immagini satellitari hanno svolto un ruolo da protagonista su media e social, contribuendo a far luce sulla verità tra le fake news diffuse per “avvelenare i pozzi”.

I satelliti sono sempre più chiamati a testimoniare sulla veridicità o meno delle parole.

Proprio ieri Reuters ha riportato la notizia che Matilda Bogner, responsabile della Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina, ha confermato la presenza di fosse comuni a Mariupol spiegando che le immagini satellitari figurano tra le prove che avvalorano questa tesi.

I satelliti diventano più leggeri comunicando attraverso la luce

L’ultimo progetto sviluppato da un team che vede Thales Alenia Space come partner, promette di rendere i satelliti ancora più leggeri e rapidi da montare, quindi più economici, grazie alla comunicazione attraverso segnali di luce.

Stiamo parlando della tecnologia denominata “Optical wireless communication” (Owc).

La ricerca in questione, denominata “Transmission of Optical Wireless signals for telecom Spacecrafts” (Tows), mira a sviluppare sistemi elettronici che permettano ai satelliti in orbita di comunicare tra loro attraverso dispositivi ottici a semiconduttore (fotodiodi) e led.

Tradotto: comunicare attraverso “antenne ottiche” a raggi infrarossi implica una minor massa da lanciare in orbita (struttura, impianti fotovoltaici, strumentazione e cablaggio), il che vuol dire meno carburante.

I test effettuati a metà marzo nel laboratorio romano di Thales Alenia Space hanno avuto successo nello stabilire uno scambio di dati, conformemente al protocollo attualmente in vigore, tra diversi prototipi installati su uno stesso satellite.

Il progetto finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa), è coordinato dal docente di Telecomunicazioni TeCIP (Tecnologie della Comunicazione, Informazione, Fotonica) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Ernesto Ciaramella.

Per terre e per mari nulla, o quasi, sfugge agli occhi dei satelliti.

Skywatch permette di accedere ad immagini ad alta risoluzione a prezzi dir poco competitivi, acquisite da satelliti all’avanguardia, primo fra tutti il sistema KOMPSAT, con una una risoluzione fino a 40 cm (KOMPSAT-3A).

Per comprenderne appieno le potenzialità, basti pensare che il satellite in questione supporta l’intelligence Sudcoreana nel monitoraggio delle attività militari nord coreane.

Lo stesso discorso vale per Superwatch, la piattaforma di Maxar dedicata alle attività di Intelligence e Sicurezza che offre all’utente la possibilità di mappare, monitorare e rilevare i cambiamenti in atto in qualsiasi posizione del globo grazie a 125 petabyte di immagini, ottiche e radar, di grande accuratezza (4 m CE90) e una risoluzione fino a 30 cm.

Gli occhi smart di Seonse (soluzione sviluppata da e-GEOS) monitorano incessantemente i mari, in ogni condizione climatica, attraverso le immagini catturate dai satelliti di COSMO-SkyMed e COSMO-SkyMed Second Generation(Agenzia Spaziale Italiana e Ministero della Difesa), tra le più avanzate costellazioni di satelliti ad apertura radar (SAR).

Accedendo alla piattaforma è possibile ottenere informazioni utili per il riconoscimento e tracciamento delle imbarcazioni, il controllo delle frontiere e delle infrastrutture offshore critiche.

La Geo-osservazione si sta affermando sempre più, di pari passo con la New Space Economy, rendendo sempre più semplice l’accesso a dati molto precisi in tempo reale.

L’importante è l’utilizzo che ne verrà fatto, staremo a vedere.

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