
Il nome di Italo Balbo è stato rimosso dal muso di un aereo dell’Arma Azzurra incaricato di effettuare voli di Stato. Motore dell’iniziativa, il deputato Fratoianni, il quale ha presentato un’interrogazione parlamentare ritenendo inappropriato che il nome di un esponente di rilievo del Ventennio fascista figurasse su un aereo della Repubblica Italiana.
La questione agita le cronache di queste ore, stimolando un dibattito che immediatamente polarizza schieramenti opposti, i quali hanno rapidamente raggiunto il consueto grado di incomunicabilità. Vale forse la pena, quindi, per chi non voglia schierarsi a priori ma farsi una propria idea ragionata, ripercorrere la vita di Balbo, ed esaminare le ragioni per cui il suo nome sia stato istoriato su uno degli aerei dell’Aeronautica. Per chi voglia poi ulteriormente approfondire, gli studi di Giorgio Rochat, Giordano Bruno Guerri e Claudio Segre costituiscono un utile punto di riferimento.
Italo Balbo, figlio di insegnanti, fu un pessimo studente e uno scavezzacollo patentato. Più volte respinto in diverse classi, ebbe come occupazione principale durante la gioventù l’impegno politico di stampo mazziniano. Ferocemente antisistema, per anni fu organizzatore di manifestazioni di protesta nel ferrarese, agitatore e capopopolo.
Poi arrivò la Grande Guerra, il trauma esistenziale di una generazione intera, e come tanti altri Balbo imparò a praticare la violenza senza risparmio. Ma allo stesso tempo ne tornò con la determinazione di farsi strada, grazie all’amore da romanzo con la contessina udinese Emanuella Florio. Il pessimo studente riuscì persino a laurearsi con un ottimo voto – neanche a dirlo, con una tesi sul pensiero mazziniano.

Sul suo essere un fascista della prima ora, non c’è alcun dubbio, e neanche ci sono dubbi sul fatto che sia stato un capo squadrista, violento, picchiatore e poi Quadrumviro della Marcia su Roma. Tuttavia, non ci sono dubbi neanche sul fatto che spesso e volentieri avversò un onnipotente Mussolini con energia e coraggio, prendendosi più volte rischi personali.
Quello più grande lo prese quando, all’indomani della pubblicazione delle infami Leggi Razziali, andò a passeggiare sul corso di Ferrara a braccetto con l’amico ebreo Renzo Ravenna. Mise sempre in non cale il razzismo, anche quando fu governatore della Libia. E nel paese africano concluse la sua vita, abbattuto, probabilmente per errore o forse per un oscuro calcolo, dalla contraerea italiana sopra Tobruk.
Al di là dei tratti a tinte alterne della sua biografia, comunque, Balbo è stato un vero, autentico, indiscutibile eroe dell’aviazione italiana e mondiale. Fu l’ideatore e il realizzatore di raid aerei in formazione mai tentati prima, che lo portarono a toccare il Canada, gli Stati Uniti, il Sud America. Fu il volto e l’orgoglio dei milioni di italiani emigrati nelle Americhe, che attraverso le sue imprese guadagnarono una considerazione che prima gli era negata. Suscitò l’entusiasmo degli statunitensi, che gli dedicarono la copertina di Time – un onore prima riservato tra gli aviatori al solo Charles Lindbergh – e a Chicago gli innalzarono un monumento, dedicandogli inoltre una via.


Togliere quindi il suo nome dal muso di un aereo dell’Aeronautica Militare è un atto di profonda ignoranza. Innanzitutto, ignoranza della Storia; ignoranza dei valori che spingono l’uomo al progresso; ignoranza del fatto che un individuo è un essere in divenire, miscuglio di bene e male, e che nel valutarne la memoria si deve tenere in conto l’intero arco della sua vita.
Mettere un’etichetta e cacciar manzonianamente fuori viva o moia sono atti semplici, istintivi, non ragionati, che danno forse un’effimera soddisfazione e ci fanno sentire il re travicello in mezzo ad uno stagno di rane. Ma sono del pari atti che non costruiscono niente, che non spingono al ragionamento faticoso, al dialogo critico, alla costruzione di una visione che sia il riflesso della realtà e non la stolida scelta tra ah e bah.
Ora, si comprende che in quanto esponente di una formazione politica tanto rispettabile per la sola ragione di rappresentare democraticamente delle idee, quanto insignificante per numero di parlamentari ed ininfluente in termini di decisioni politiche, l’onorevole Fratoianni abbia relativamente poche occasioni di salire agli onori delle cronache. Peraltro, le idee della sua formazione – la costruzione di una società fondata sull’uguaglianza sociale, sul rispetto dell’ambiente, sulla pace come strumento di convivenza tra i popoli – sono tanto belle e di respiro tanto ampio da meritare il più grande impegno ed attenzione. Sarebbe quindi probabilmente meglio dedicare alle suddette grandi e difficili battaglie il massimo delle proprie energie, e di lasciar stare i nomi sui musi degli aerei.
In questo modo, si evita di correre il rischio di far la figura di una nota minore che, non potendo diventare né pagina, né capitolo, strepita in cerca di attenzione contro il libro della Storia.