CITTADINI & UTENTI

Appesi allo stesso filo

il disperato messaggio della influencer russa che saluta i suoi fan ci riporta brutalmente al confronto fra mondo reale e mondo virtuale e al pericolo della definizione di sé attraverso lo schermo dello smartphone e la caccia all’ultimo like

La Russia decide di bloccare Instagram e da un momento all’altro recide il cordone ombelicale che collega le influencer ai loro follower.

Viene subito in mente il contrasto fra l’immagine di una influencer russa e quella di un soldato russo in Ucraina.  Adesso li accomunano lacrime e sangue ma c’è un abisso fra le flûte di champagne sui set artefatti di luci plastiche, labbra pneumatiche e sorrisi forzati e le bende sanguinanti di coetanei carne da macello catturati in Ucraina.  Forse un mese fa lei aveva concesso a lui un condiscendente selfie, anche quello sepolto nel telefonino confiscatogli appena è uscito mani in alto dal carrarmato fumante.

Vi saluto, sono disperata, non eravate nessuno senza di me, adesso non sono nessuno senza di voi.

Vi saluto, ciao mamma non ti preoccupare, se muoio sarà per ciò in cui credo

Svetlana e Igor (nomi di fantasia ma a nome di tanti in carne e ossa) hanno in comune l’effimero della vita appesa al filo dello zar Putin.  Digitale e fulminea la morte di lei perché le staccano la spina, analogica e logorante quella di lui.

Chi soffrirà di più?  A Igor forse lo salva un percorso eroico, magra consolazione nel 2022.  Svetlana di certo non è in guerra ma in un certo senso è senza paracadute.  Saprà reinventarsi, rimboccarsi le maniche e trovare un lavoro?  Riuscirà ad essere qualcuno guardandosi dentro e non allo specchio e attraverso i suoi follower?  

Il percorso sarà difficile perché significa ricreare o ritrovare un’identità, fino ad oggi creata per i follower, ottimizzata e modificata costantemente (si dice “tweaking” in inglese) da algoritmi e social media manager per agganciare l’audience e quel like in più per avere più soldi per ogni nuovo post per quel marchio dì moda che non la pagherà più e anche se volesse dovrebbe pagarla in bitcoin.  Per adesso bye bye al sogno di potersi fare un selfie fra le bollicine dello champagne e quelle dell’idromassaggio sullo yacht oligarchico.

A Svetlana, gli auguri per una vita reale e il ritrovo di una vera identità.  A Igor, la speranza che l’Ucraina rispetti le convenzioni di Ginevra.

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