
La campagna militare russa in Ucraina assume con il passare delle ore la sua vera fisionomia: non la sbandierata operazione di polizia internazionale a favore delle popolazioni russofone del Donbass, ma una vera e propria invasione a scopo di annessione.
Mentre le truppe di terra avanzano verso la capitale Kiev, l’aviazione russa ha colpito la centrale nucleare di Zaporizhzhia, il più grande impianto di questo tipo presente in Ucraina. Sebbene siamo ormai da un trentennio nell’epoca dei bombardamenti di precisione – l’obiettivo non era il nocciolo, ma la rete elettrica ad esso connessa – la legge di Murphy è uno dei parametri che operano sullo scenario bellico, e prima o poi se qualcosa può andare storto, andrà storto. Un eventuale colpo diretto sul nucleo avrebbe causato la fuoriuscita del materiale radioattivo, e l’Europa avrebbe conosciuto una nuova Chernobyl, ma sotto steroidi. È probabilmente per questo motivo che l’ambasciata statunitense a Kiev ha definito in un tweet l’episodio come un crimine di guerra.
L’iniziativa aeroterrestre proveniente da nordest è accompagnata da una molto probabile campagna di sbarco navale nel sud del Paese. Già due giorni fa, un forte contingente della flotta russa del Mar Nero si è presentata al largo di Odessa, importante città portuale sulla costa meridionale dell’Ucraina, in stretta prossimità con il confine moldavo. Se ogni guerra porta con sé il proprio carico di orrore e distruzione, il possibile attacco dal mare su Odessa ha in sé ulteriori elementi di preoccupazione e vicinanza all’Italia. Fu infatti fondata nel 1794 dal napoletano Josè de Ribas ufficiale della Guardia Napoletana al servizio dell’imperatrice Caterina la Grande. Il carattere italiano della città si espresse nell’architettura locale e nell’uso dell’idioma come lingua franca per mercanti e politici. E se tutto ciò non bastasse a statuire i legami con il nostro Paese, fu appunto a Odessa che nel 1898 Eduardo di Capua scrisse ’O sole mio, senza dubbio la più nota canzone italiana nel mondo.
Nel frattempo, il lavorio palese e sotterraneo delle diplomazie fa il suo corso, per cercare di trovare un punto d’incontro tra le parti in causa. Ma allo stesso tempo, un cordone sanitario senza precedenti viene disteso intorno alla Russia, facendone un paese sempre più isolato. Interruzione delle rotte aeree, congelamento dei beni degli oligarchi all’estero, blocco delle transazioni bancarie, abbattimento di tutte le forme di comunicazione in Occidente da parte delle televisioni e delle testate giornalistiche russe, esclusione delle squadre russe dagli sport.
Questi sono certamente gli aspetti più visibili, ma non necessariamente quelli più erosivi nei confronti del consenso dell’opinione pubblica russa verso il suo leader. Le aziende russe si trovano improvvisamente in condizione di non poter più effettuare scambi con l’estero. Non tanto per il blocco dei pagamenti – non tutto il sistema bancario russo è stato messo fuori dai circuiti internazionali – ma per spontanea reazione dei clienti potenziali.
La legge di base degli scambi commerciali è quella della sicurezza delle transazioni. Dove condizioni esterne di sistema – come un conflitto in corso – gettino un velo di incertezza sulla possibilità di ricevere della merce in tempi ragionevoli; o essere pagati dopo aver spedito dei prodotti; compratori e venditori semplicemente si riallineano su altri interlocutori. Il malessere, sebbene non ancora largamente percepito, avanza a grandi passi nell’ambiente di business internazionale, e il fatto che le compagnie assicurative stiano rivedendo le proprie posizioni nei confronti della copertura delle transazioni condotte da attori russi ne è un indice vivo e preoccupante.
Ancora più sottile, ma potenzialmente più dirompente nei confronti dell’opinione pubblica russa, è la precipitosa ritirata di aziende occidentali dal territorio. Un caso clamoroso è quello di IKEA, che ha annunciato la sospensione delle proprie attività in Russia e Bielorussia. Forse sembrerà ingenuo credere che il pubblico russo possa essere spinto a ribellarsi dal non poter più acquistare una libreria Billy nei grandi store gialli e blu, ma la verità è molto più profonda.
Negli ultimi trent’anni, i russi – specie le giovani generazioni – hanno potuto conoscere i benefici derivanti da un’economia non pianificata, una dove i beni primari e quelli voluttuari non di lusso diventano alla portata di tutti. Poter arredare una casa con poca spesa e buona qualità è un’esperienza che i giovani russi hanno fatto propria ed alla quale troverebbero difficile rinunciare. E se a questo si accompagna la scomparsa dagli scaffali dei beni di consumo che si considerano ormai normali, il disagio e lo scontento possono diffondersi molto rapidamente.
Le giovani generazioni non hanno conosciuto la Russia sovietica, la sua relativa povertà interna, la scarsità dell’offerta, il grigiore dei milioni di esistenze tutte uguali e senza prospettiva di miglioramento. Diversamente dai loro padri, per i quali si tratterebbe di uno sgradito ma tutto sommato già noto ritorno al passato, andare verso questo tipo di modello di società costituirebbe un fardello difficile da sopportare. Un fardello che diventerebbe impossibile nel momento in cui le generazioni anziane – con le menti ancorate alle supposte glorie della Guerra Fredda – chiedessero loro di combattere una guerra che la resistenza del popolo ucraino annuncia come lunga e difficile, anche nel caso in cui le forze russe conquistassero il dominio strategico del Paese.
Indicando una fine conoscenza del mondo di oggi, il Vice Primo Ministro ucraino Mijhailo Fedorov ha lanciato un appello alle grandi compagnie di gaming come EA e Steam perché blocchino i server di gioco online a tutti gli account russi e bielorussi. Sebbene sembri una misura di dubbia efficacia, bisogna tenere conto del fatto che nei due Paesi ci sono un totale di 70 milioni di gamers, per lo più giovani e giovanissimi. Per il momento, la risposta è stata quella di rimuovere la Russia dal popolare videogioco FIFA, ma non è detto che le misure non possano inasprirsi.
Alienare il sostegno delle giovani generazioni alla leadership russa guerrafondaia è il modo per togliere loro ogni potere, più delle armi, più delle sanzioni. Il mondo ha bisogno di un grande incantesimo Riddikulus lanciato contro i Mollicci che si nutrono delle paure delle proprie vittime, per ridurli a nient’altro che palloncini pronti a volare via dalle nostre vite.