
Poco conta l’ampiezza del proprio spazio vitale, la piaga dei vicini, spesso sgradita, si estende pure in orbita dove si dovrebbe disporre di metrature immense.
Parliamo di incontri ravvicinati tra satelliti Starlink e stazione spaziale cinese, così ravvicinati da mandare in tilt quest’ultima.
In una conferenza stampa datata 10 febbraio, Zhao Lijian, portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese, ha ribadito quanto espresso dalla Cina alle Nazioni Unite nel dicembre scorso in merito alla sicurezza spaziale della propria stazione Tiangong, che avrebbero dovuto manovrare ben due volte nel 2021 per evitare incontri ravvicinati con i satelliti Starlink di SpaceX, esprimendosi quindi apparentemente più che disponibile a stabilire linee formali di comunicazione.
“La Cina stava adempiendo all’obbligo internazionale previsto dall’articolo V del Trattato sullo spazio extra-atmosferico informando le Nazioni Unite del pericoloso approccio dei satelliti Starlink alla stazione spaziale cinese che minacciava la sicurezza degli astronauti cinesi in orbita”, ha confermato Zhao, in linea con una trascrizione governativa, aggiungendo che “gli astronauti cinesi in orbita stavano affrontando minacce reali e urgenti alla sicurezza “.
La Cina avrebbe quindi tentato di comunicare le varie problematicità, del tutto in vano però.
“Dopo gli incidenti, le autorità competenti cinesi hanno tentato più volte di raggiungere la controparte statunitense via e-mail, ma non hanno ricevuto risposta”.
La replica a stelle e strisce non ha tardato però ad arrivare.
Il governo degli Stati Uniti ha proposto una storia diversa. Nella propria nota verbale depositata presso le Nazioni Unite, datata 28 gennaio e pubblicata dal U.N.’s Office for Outer Space Affairs il 3 febbraio, gli Stati Uniti affermano di non aver mai sentito il governo cinese in merito all’avvicinamento dei satelliti designati Starlink-1095 e Starlink-2305.
“Gli Stati Uniti non sono a conoscenza di alcun contatto o tentativo di contatto da parte della Cina con lo United States Space Command, gli operatori di Starlink-1095 e Starlink-2305 o qualsiasi altra entità statunitense atta a condividere informazioni o preoccupazioni sugli incidenti dichiarati prima della nota verbale dalla Cina al Segretario Generale”, si legge nel documento del Permanent Mission of the U.S. to the U.N. in Vienna.
La dichiarazione ha aggiunto che l’analisi del 18° Squadrone di controllo spaziale della US Space Force non ha trovato prove di alcun incontro ravvicinato da parte di nessuno dei satelliti Starlink alla stazione spaziale cinese che eccedesse “la soglia dei criteri stabiliti di collisione di emergenza”, rendendo quindi in ogni caso ingiustificate eventuali notifiche di emergenza. Se tali approcci avessero soddisfatto quei criteri, “gli Stati Uniti avrebbero fornito una notifica di incontro ravvicinato direttamente al punto di contatto cinese designato”.
Come sempre, al sorgere di queste evenienze, ha luogo l’intricato atto dello scarica barile, ma in questo caso, tra le varie motivazioni, ce n’è una effettivamente determinante: la comunicazione…d’altronde, comprendere i malesseri di chi non parla, sia esso un individuo o una nazione intera, rende molto più complesso risanare le asperità.
Entrare in contatto con i funzionari cinesi è stato difficile in passato. “Non sappiamo esattamente chi contattare da parte cinese”, rivela Bill Gerstenmaier, vicepresidente per la costruzione di SpaceX, durante un panel alla conferenza AIAA ASCEND di novembre. SpaceX controlla sempre gli avvicinamenti dei suoi satelliti Starlink con la Stazione spaziale internazionale e la stazione spaziale cinese.
Le notifiche di approcci ravvicinati con la stazione cinese però non risultano semplici e immediate come per la ISS, tanto da dover collaborare con il Dipartimento di Stato e altre agenzie governative statunitensi per ricevere notifiche dalla Cina.
Zhou ha comunque assicurato che la Cina è aperta a linee di comunicazione più formali con gli Stati Uniti sulla sicurezza spaziale. “Al fine di proteggere la sicurezza degli astronauti cinesi e della stazione spaziale, la parte cinese è pronta a stabilire un meccanismo di comunicazione a lungo termine con la parte statunitense e spera che gli Stati Uniti adottino misure concrete per evitare che tale incidente si ripeta”.
Da uno studio del COMSPOC è emerso però che i satelliti Starlink rappresentano solo il 7% circa di tutti gli avvicinamenti con la stazione spaziale cinese, con la maggior parte proveniente da detriti, incluso il test cinese delle armi anti-satellite nel 2007.
Questi risultati suggeriscono quindi che i veicoli spaziali Starlink non rappresenterebbero una reale minaccia per la sicurezza dell’equipaggio della Stazione Spaziale di Tiangong rispetto ad altri veicoli spaziali attivi che transitano nella stessa fascia di altitudine della sua orbita, ma soprattutto che è fondamentale condividere le informazioni su orbite e manovre in vista di una sostenibilità spaziale a lungo termine.