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La matrioska Russa e le scatole Cinesi

Il comunicato congiunto di Putin e Xi-Jinping del 4 febbraio è un atto d’accusa contro l’occidente

In uno studio di dieci anni fa commissionato dal” Centre for European Reform” a firma del Prof. Dmitri Trenin, direttore del “Carnegie Moscow Center”, veniva sottolineato come, a meno che gli USA e l’Europa non avessero posto la necessaria attenzione agli interessi sovietici, come ad esempio l’allargamento ad est della Nato, la Russia avrebbe potuto rivolgersi verso la Cina, spostando il baricentro globale contro gli USA.

Il Presidente Vladimir Putin ha presenziato come ospite d’onore alla cerimonia di apertura dei giochi olimpici invernali che si svolgono in Cina. Gli stessi giochi per i quali gli Stati Uniti hanno intrapreso una feroce campagna diplomatica di boicottaggio. Al termine dell’incontro con Xi-Jinping, il 4 febbraio, è stato redatto un comunicato congiunto che è un “j’accuse” al mondo occidentale ed in particolare agli Stati Uniti. Si contesta il merito ed il modo con il quale si cerca di imporre il modello di democrazia occidentale, percependolo come un tentativo di destabilizzare l’equilibrio interno di Cina e Russia. Si sottolinea senza mezzi termini la posizione comune di forte opposizione contro quegli Stati che cercano mediante alleanze militari di ottenere vantaggi unilaterali che vanno a detrimento della sicurezza di altri. Si dichiarano contro l’espansione della NATO e della politica americana nell’indopacifico, così come guardano con grande preoccupazione al recente accordo tra USA, Australia e Regno Unito. Parlando del ruolo delle Nazioni Unite nel quale intendono svolgere un ruolo coordinato, affermano:” Russia e Cina intendono sostenere con forza gli esiti della Seconda guerra mondiale e l’attuale ordine mondiale del dopoguerra”. Non viene tralasciata nemmeno la questione di Taiwan, con l’appoggio incondizionato russo al principio della “Cina unica”, ed infine viene affermato che l’amicizia tra i due popoli non ha “nessun limite”.

Insomma, sembra un perfetto contratto di matrimonio. Ed un chiaro messaggio ad Usa ed in subordine all’Europa.

L’agenda dell’ordine mondiale non è più gestita da Biden, ma da Putin, che con la questione Ucraina ha tolto la pressione dalle spalle di Pechino. Inoltre, Putin ribalta il concetto che fu introdotto dalla amministrazione Obama che vedeva la Russia come una potenza regionale ed a basso livello di minaccia. È vero che la Russia economicamente si colloca ormai dietro USA, Cina, India, Giappone e Germania e che le sue spese militari che ammontano a 60 miliardi di dollari sono molto lontane dagli 800 miliardi di budget degli Stati Uniti ed i 250 della Cina, ma così si dimentica che la Russia rimane una potenza militare di tutto riguardo sia convenzionale che nucleare. E che possiede forti leveraggi economici quali sono gli smisurati giacimenti di gas, petrolio, e metalli pregiati che si possono rapidamente trasformare in formidabili armi non convenzionali. Come appunto stiamo osservando in questi giorni circa le nostre bollette di gas e luce. Nell’ultimo decennio questo tipo di approccio verso la Russia ha fatto si che diventasse sempre più una Russia felicemente asiatica e molto più preoccupata sul versante occidentale. Inoltre, la politica di Biden viene percepita come ondivaga e debole, specie dopo la pasticciata conclusione in Afghanistan

Putin ha risolto invece molte delle dispute territoriali con la Cina, spianando la strada ad una collaborazione più stretta con Pechino.

Per la Russia è la prima volta, dopo almeno due secoli e mezzo, che si confronta con una Cina che è economicamente più forte. Nel 1979 quando Deng Xiaoping lanciò la sua rivoluzione, l’economia cinese era meno della metà di quella russa. Oggi è sei volte più grande. Ed anche nel campo militare convenzionale, i rapporti di forza si sono rovesciati. Ma la Cina intelligentemente non ha mai sottolineato la diminuzione di forza e di dimensioni della Federazione russa. Hanno semmai avuto sempre difficoltà a capire se la Russia fosse un paese più europeo o asiatico; del primo mondo o del terzo. Ma certamente utile per la sua opposizione verso gli Stati Uniti, che in questi ultimi anni è la stessa di Pechino.

Lo scacchiere di interesse e vastissimo e complicato e tante sono le questioni ed i rapporti che si intersecano a livello internazionale. Ma Cina e Russia ultimamente hanno cercato sempre di smussare le differenze e convergere in favore dei temi sensibili per l’uno o per l’altro.

Taiwan, Tibet, Xinjiang, Cecenia e Crimea sono tutte crisi nelle quali le due potenze si sono supportate a vicenda.

E anche se molte sono le questioni che si frappongono tra Cina e Russia, si pensi alla questione dell’Artico a cui la Cina vorrebbe poter accedere mentre la Russia vuole mantenere il controllo limitato ai Paesi confinanti, in questo periodo sono molte di più le convergenze che non le divisioni.

Putin e Xi-Jinping sono due abili negoziatori e strateghi raffinati. La loro attuale convergenza non è un moto spontaneo dovuto ad una amicizia personale. Dietro c’è un attento calcolo di mutuo vantaggio. La matrioska russa prima di arrivare a scoprire il seme, mostrerà tante matrioske più piccole che potranno o meno confermare le affinità Russo-Cinesi.

 E così sarà per le scatole cinesi; anche esse potranno modificare l’indirizzo politico intrapreso. Gli unici che al momento non sembrano avere una strategia sono gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Quest’ultima sembra fare poco o nulla per cercare di far propendere la Russia verso una dimensione Europea e non asiatica.

Recentemente il Generale Leonardo Tricarico già Capo di stato Maggiore dell’aeronautica militare, in una intervista ad un quotidiano nazionale ha affermato:” «La Russia deve essere portata dalla nostra parte, non bisogna regalarla alla Cina. È un lavoro arduo, ma è un lavoro che si può fare solamente se noi europei cominciamo a pensare alla nostra sicurezza, sottraendo la Nato all’egemonia statunitense”.

E’ certamente questa la via, ma per fare questo occorrono forse delle matrioske europee che contengano dei piani e delle proposte lungimiranti con le quali l’Europa, nel suo insieme, possa giocare un ruolo di primo piano.

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