AMBIENTE ED ENERGIA

Putin e la bolletta del gas

Anche le tensioni geopolitiche sono alIa base dei rincari delle bollette energetiche

È dall’estate scorsa che, dopo i primi annunci del Ministro Cingolani, ci si aspettava il rincaro della bolletta energetica. Le famiglie e le imprese stanno vedendo crescere a dismisura la spesa con rincari che toccano il 50% sia per l’energia elettrica che per il gas.

Questi rincari sono dovuti principalmente a tre fattori: al ritardo della transizione energetica verde che vede lievitare i costi delle tasse che si devono pagare a causa delle emissioni di CO2 (Emission Trading Scheme); all’aumento della domanda e alle tensioni geopolitiche.

Ci soffermeremo su queste ultime.

La domanda che in questi giorni si sente porre più frequentemente ai commentatori politici ed agli esperti di geo-strategia è la seguente: cosa ha in testa Putin? Forse la risposta più sensata è che nessuno lo sa. Putin governa la Russia con un ristrettissimo entourage di dirigenti politici e le decisioni sono prese quasi a livello personale. Dunque, molto difficile accedere al dibattito interno. Ma vi sono dei fattori che devono essere presi in considerazione nell’analisi della vicenda.

  1. Il popolo russo non vuole una guerra con l’Ucraina. Il picco di popolarità di Putin dopo l’annessione della Crimea nel 2014 fu del 90%. L’apprezzamento di come fu condotta la vicenda fu enorme. Putin è molto sensibile al consenso popolare.

2. Il popolo ucraino non vuole l’annessione alla Russia.

3. Nonostante l’ingente mobilitazione di truppe sovietiche al confine con l’Ucraina, non è detto che se una guerra ci debba essere venga combattuta con cannoni e carri armati. La destabilizzazione della regione potrebbe avvenire con altri mezzi. Tutti ricordano come alcuni oppositori di Putin siano stati in passato eliminati senza che di fatto si potesse realmente risalire al mandante. Avvelenamento da polonio o altri metodi simili hanno impedito di attribuire a livello internazionale le colpe di tali eventi al leader russo. Anzi Putin in alcune circostanze ha abilmente preso in giro chi lo accusava di essere coinvolto in questi attentati e nel caso di Navalny, che finì in ospedale ma non morì, disse che se fosse stato il kgb a compiere l’attentato il risultato sarebbe stato di morte certa.

Immaginiamo un attentato alla capitale ucraina, Kiev, nel quale vengano avvelenate le riserve idriche della città. Oppure un altro tipo di contaminazione che renda per un certo periodo di tempo invivibile la città: questo porterebbe ad un risultato simile ad una invasione militare, ma senza che la Russia possa essere accusata di un coinvolgimento diretto. Le 120.000 truppe al confine sarebbero un perfetto alibi. Il governo ucraino potrebbe ricollocarsi temporaneamente in un’altra città e magari in un’altra città ancora ci potrebbe essere una sommossa in favore della annessione alla Russia. Ecco, dunque, che l’Ucraina potrebbe essere smembrata senza l’intervento diretto delle forze armate russe. D’altra parte, la guerra moderna non è più fatta solo di cannoni che sparano o carri armati che si muovono, ma è fatta di incursioni che mirano a decapitare la leadership, a spegnere le luci di una città, di interrompere alcune vie di comunicazioni cruciali, creare rifugiati; spegnere un paese senza carri armati oggi si può.

La Russia è un impero sottovalutato. Dopo la caduta dello Zar con la rivoluzione di Ottobre si pensò che l’impero Russo fosse dissolto e che non potesse ritornare. Come tanti imperi che si sono dissolti nei secoli come quello Romano e Ottomano. Ma la Russia si riformò nonostante gli accordi di Versailles al termine della Prima guerra mondiale, che di fatto ridussero parte dei suoi territori a Ovest. Fu infatti creata la Polonia, la Lituania, Estonia. In sostanza vi fu un’erosione dei territori sovietici. E questa cosa non fu mai accettata dalla Russia. Se saltiamo al 1991, la dissoluzione dell’Unione Sovietica portò alla frammentazione dei territori sovietici e ad una espansione dell’Europa e della Nato verso Est. Ed anche qui la cosa non fu mai metabolizzata: Boris Eltsin andava ripetendo che il nuovo status quo non era accettabile, anche usando toni duri, ma senza risultati. Adesso Putin vuole far valere questa posizione: vuole rivedere gli accordi. Vuole allontanare la Nato e l’Europa. La sfera di influenza deve essere ridisegnata. La Russia è tornata. Putin ha un regime personale e lo vuole usare per dimostrare che è capace di riportare la Russia sula scena internazionale da protagonista.

E se per noi la vista della portaerei americana della sesta flotta ancorata nel golfo di Napoli è una vista che non ci disturba, perché siamo abituati a questo tipo di sudditanza, non è la stessa cosa per la Russia o se si vuole per la Cina. Anche quest’ultima sta dicendo in tutti i modi che non gli piace vedere la settima flotta americana che scorrazza davanti al porto di Shanghai. Forse nemmeno agli americani piacerebbe vedere la flotta cinese davanti al porto di New Orleans.

Il prezzo del Gas che importiamo da Putin è passato nel giro di un anno da 20 euro per milliwattora a 170 euro, creando gli aumenti che stiamo vedendo e minacciando mortalmente le nostre imprese piccole e grandi.Come ci ha ricordato l’ex Capo di Stato Maggior della Difesa, il Generale Camporini, in un suo recente intervento, l’Europa è ancora una volta assente nella sua politica estera di insieme. Macron si è recato in visita da Putin a Mosca; Draghi gli ha telefonato; la Germania attende. Ma non si vede una Europa coesa che prenda l’iniziativa. Siamo ancora una volta subalterni agli USA che possono decidere se aprire il Nord stream 2 oppure no. Come se il gas dovesse arrivare in America e non in Europa. 

Uno dei vari “occhi” Americani sull’Ucraina. In tempo reale

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