
Mentre in Europa si dibatte ancora sui pro e contro di sistemi di riconoscimento facciale per i rischi di schedatura sistematica nel corso di grandi eventi e più in generale per l’impatto che simili sistemi possano avere pervadendo la vita delle persone, in Corea del Sud è stato avviato un progetto pilota per utilizzare assieme l’intelligenza artificiale, il riconoscimento facciale e oltre 10mila telecamere a circuito chiuso al fine di tracciare i movimenti delle persone infette dal coronavirus.
Nella citta di Bucheon, a sud di Seul, il governo ha dato il via ad un tracciamento della popolazione infetta attraverso un metodo molto più invasivo di quello che già è in uso in tutto il paese, basato quest’ultimo sulla raccolta dei dati delle carte di credito e di quelli della localizzazione degli smartphone.
Simili tecnologie erano state sperimentate in Cina, in Russia ed in alcuni stati degli Stati Uniti ma, mentre nei casi precedenti vi era una componente umana, con persone che h 24 verificavano i filmati e contattavano celermente i potenziali contagiati, l’intelligenza artificiale in questo caso permette di analizzare in tempo reale tutto ciò che avviene nella città tra le più densamente abitate nell’hinterland di Seoul, con una popolazione di poco più di 850mila abitanti a fronte di un’estensione pari a un quartiere medio di Roma.
Come riporta l’agenzia Reuters, alla fine del 2020 il sindaco di Bucheon Jang Deog-cheon ha affermato che un tale sistema avrebbe reso il tracciamento più veloce: “a volte ci vogliono ore per analizzare un singolo filmato CCTV. L’uso della tecnologia di riconoscimento visivo consentirà quell’analisi in un istante”.
Il sistema Bucheon, che per funzionare necessita di soli 10 di dipendenti collocati all’interno di un centro sanitario, può tracciare contemporaneamente fino a dieci persone in 5/10 minuti, riducendo il tempo speso per il lavoro manuale che impiega fino ad un’ora per rintracciare ciascuna persona.
Per lo sviluppo di una simile tecnologia la città di Bucheon ha ricevuto 1,6 miliardi di won – circa 1,36 milioni di dollari – dal Ministero della Scienza e delle telecomunicazioni con un cofinanziamento interno di 500 milioni di won.
Dinnanzi alle proteste dell’opposizione che, stigmatizzandolo come “un Grande Fratello che il pretesto del COVID instaura un’idea neo-totalitaria”, ha sottolineato come le norme anti-coronavirus adottate dal governo di Seul prevedano l’espresso consenso delle persone positive al fine di effettuare il tracciamento per mezzo di sistemi biometrici, l’amministrazione cittadina si è difesa adducendo che l’algoritmo oscurerebbe i volti di chiunque non sia un soggetto interessato conformemente al “Infectious Disease Control and Prevention Act”; è per tale ragione che l’agenzia coreana per il controllo e la prevenzione delle malattie (KDCA) ha affermato che l’utilizzo di tale tecnologia è legale fintanto che questo avvenga nell’ambito della legge sul controllo e la prevenzione delle malattie.