
Capita sempre più spesso di avere a che fare con software obsoleti o non più compatibili con le ultime versioni dei sistemi operativi. È il caso ad esempio di alcuni vecchi sistemi di videosorveglianza che avendo filmati fruibili da codec proprietari obbligano l’utilizzatore ad avvalersi dei propri player.
Come fare per poter visionare quei video non potendoli riprodurre sugli attuali sistemi operativi? Semplice: virtualizzando una macchina dove andremo ad installare il vecchio sistema operativo richiesto per l’esecuzione di quei player. All’interno della macchina virtuale potremo letteralmente sbizzarrirci con le più disparate configurazioni sia lato hardware (virtuale ovviamente) che software. Per assurdo avessimo dei vecchi videogiochi da voler reinstallare potremmo ricaricare al volo una iso di Windows XP o Windows 98 e ripiombare nei decenni trascorsi… dal punto di vista della sicurezza invece una macchina virtuale trova innumerevoli utilizzi, dalla verifica di exploit, al penetration testing, avendo a disposizione un apparato quasi del tutto stagno che in caso di problemi in pochi secondi può essere cancellato e ricaricato, consistendo di fatto in un file. Una “virtual machine” rappresenta una soluzione anche per quegli utenti che vogliono imparare ad utilizzare un nuovo sistema operativo come ad esempio Linux per chi è abituato a Windows.
Tra i più smanettoni una distro che va di moda negli ambienti virtuali è Kali Linux che offre al proprio interno tutta una serie di tools dedicati alla sicurezza informatica. Chiaramente come ogni strumento può essere utilizzato per fini didattici ma è sempre bene fare attenzione alle operazioni poste in essere perché potrebbero violare la legge. L’uso in sicurezza di certi software richiede un briciolo di preparazione… la consapevolezza di ciò che si sta facendo è fondamentale per comprendere i rischi valutandoli al meglio.