
Le origini della frase “Let’s go Brandon” (forza Brandon) risalgono ad un’intervista condotta da una reporter di NBC Sports a Brandon Brown al culmine della vittoria dell’ignaro pilota della Xfinity series, una competizione automobilistica tra vetture di stock organizzata da NASCAR sui grounds della Talladega Superpeedway in Alabama.
La folla dietro il pilota urlava “fuck Joe Biden” ma la cronista suggerì repentinamente che il coro dagli spalti stesse invece recitando “let’s go Brandon”.
Forse una dem in denial che intendeva sdrammatizzare in maniera maldestra o meglio una reporter “dura d’orecchi” che simbolizza con l’ulteriore gesto protettivo la postura dei media americani verso l’amministrazione Biden, il provato tentativo di distacco da dati reali che possano offuscare la figura del presidente.
Insomma il solito “qui non c’è nulla da vedere”, “circolare”, il “tutto va bene” urlato come un disco rotto da Neidermeyer al culmine della scena madre dell’iconico Animal House.
Pochi giorni in seguito a quel memorabile 2 di ottobre, la frase diventò virale, trasformandosi in un eufemismo incarnante il malcontento degli americani verso i numerosi fiaschi dell’amministrazione Biden-Harris, inneggiato nei posti piu’ impensati.
Il rappresentante repubblicano per lo stato della Florida Bill Posey si congedò recitando il popolare ritornello al culmine di un consiglio dei deputati del 21 ottobre scorso.
La processione degli automezzi presidenziali è stata fotografata sfilare in numerose occasioni circondata da banners che recitano “let’s go Brandon”.
Jeff Duncan, rappresentante repubblicano per la Carolina del Sud, indossò la mascherina con scritto, avete indovinato, “let’s go Brandon” al campidoglio.
Persino il benvenuti a bordo di un comandante Southwest Airlines sul Houston-Albuquerque di qualche settimana fa, fu registrato sui cellulari di increduli passeggeri concludere con l’insulto in codice.
Per dirla con un’email di Ben Shapiro, popolare giornalista conservativo americano indirizzata a Insider, “Il ritornello è semplicemente un riconoscimento in chiave umoristica dell’enorme quantità di americani che credono nella riluttanza o incapacità dei media di capire”. “Sottolinea sia l’opposizione generale alle politiche di Biden che il disprezzo su larga scala che la destra ha per un’infrastruttura mediatica che le ignora o le interpreta deliberatamente in maniera errata. È una fantastica battuta”.
I motivi per il malcontento espresso non mancano di certo. Una per una le promesse di cambiamento assicurate da Joe Biden e Kamala Harris in fase elettorale hanno mancato di materializzarsi nel migliore dei casi -esacerbando una già precaria situazione nel peggiore e piu’ spesso- e adesso anche diversi progressisti riconoscono come la direzione politica del Paese in questo momento ricordi quella di una nave timonata da una scimmia ubriaca affetta da schizofrenia.
L’ indice di gradimento del Presidente plana in discesa sulle stime Gallup durante gli ultimi mesi da un già basso 56% a cifre record che si aggirano per adesso intorno al 43%.

E giungiamo a qualche giorno fa, quando “Let’s go Brandon” (fuck- you-Biden, val la pena di ricordarlo) riceve il riconoscimento nientemeno che da Joe Biden in persona ed in diretta televisiva.
Ma come è possibile, è lecito chiedersi.
Il Presidente e la First Lady stavano rispondendo a telefonate di auguri alla vigilia di Natale per il tracker online di Santa Claus a cura del NORAD, quando uno degli interlocutori concluse la telefonata augurando al Presidente “Merry Christmas and let’s go Brandon”, augurio al quale Joe Biden rispose d’istinto “I agree” (sono d’accordo).
Lasciando perdere per un attimo le scontate considerazioni sullo stato senile del Presidente, come quelle sull’innegabile quanto imperdonabile mancanza di stile nel fare esplodere una “F-Bomb” nel bel mezzo degli auguri di Natale, una realtà un po’ meno leggera comincia forse a far capolino.
Secondo Stephen Miller, ex consigliere di Donald Trump, il fatto che il Presidente abbia espresso il suo disorientante consenso al fatidico ritornello è indicativo di come lui riceva l’informazione e fonte di preoccupazioni molto piu’ gravi.
Joe Biden ha condotto una campagna da moderato sia durante le elezioni primarie che quelle generali. E’ stato persino selezionato come candidato perché i dems lo hanno sempre percepito come rappresentante del fianco moderato del partito. “Adesso”, afferma Miller, “governa come un marxista da più di un anno.Tutto ciò che vediamo- cifre record sul crimine, sull’immigrazione clandestina, sull’inflazione, sulla spesa pubblica, prezzi del carburante-sono tutte conseguenze di specifiche scelte politiche dell’amministrazione”.
E qui prende corpo la sua tesi che spiegherebbe alcune delle fantasmagoriche incongruenze, parte di un cache al quale la sinistra americana starebbe cercando di assuefare l’elettore, un nonsense alla volta, con risultati disastrosi.
Un po’ come la teoria del rospo nell’acqua calda che ci assicura che se si aumenta la temperatura un po’ alla volta, il rospo non si accorgerà del fatto che sta per essere lessato finche’ non è troppo tardi. Solo che questo “rospo” non solo ha sgamato il trucco, ma a giudicare dalla popolarità del “let’s go Brandon” sono in molti a giurare che sia in procinto di saltare fuori dalla pentola.
Miller ritiene che il fatto che il Presidente sembri all’oscuro del significato di “let’s go Brandon” sia indice del complesso status quo della Casa Bianca, all’interno del quale Biden è visto solo come un fantoccio, un semplice “mezzo” incapace di intendere e di volere protetto e controllato dal suo staff, inteso solo a fungere appunto da medium per il trasporto di un’informazione che viene decisa ad altri livelli.
All’attento osservatore, questa teoria potrebbe spiegare la riluttanza del Presidente a rispondere alle domande della stampa. L’immagine piu’ ricorrente di Biden alle conferenze stampa, intese proprio come spunto offerto all’amministrazione per chiarire posizioni e scelte di fronte al pubblico, è la sua figura mentre si allontana investito dalle domande dei reporters, dopo aver finito di rigurgitare (leggere) il discorso del giorno.
Immagine in forte contrasto con quella di Trump, il quale invece amava trastullarsi con le domande piu’ controverse, spesso offrendo risposte “senza filtro”, alzando il livello del “fuoco”.
L’effetto era sempre quello auspicato dalla stampa in quanto offriva occasioni infinite per critiche al suo stile, sicuramente crudo, divisivo e spesso di pessimo gusto, ma che in quanto tale non lasciava dubbi sulla genuinità dell’autore.
Dal canto suo, Joe Biden sembra vivere in un fantasmagorico universo, che contempla addirittura la sua rielezione alle prossime presidenziali.
Il settantanovenne presidente, durante un’intervista di qualche giorno fa su ABC con David Muir, rispondeva senza esitazione alla domanda del giornalista se ritenesse di candidarsi nel 2024.
“Ho un grande rispetto per il destino,”. “Il destino è intervenuto nella mia vita molte, molte volte.
Se sarò in buona salute come adesso, se sarò in buona salute…mi presenterò di nuovo.”
Dall’altra parte risponde il nuovo slogan dei reps, geniale nella sua pragmatica semplicità.
“Sei soddisfatto di come vadano le cose? Rieleggi Biden.”