
Immaginiamoci il seguente scenario: un criminale rapisce un ostaggio e lo tiene segregato in un luogo sconosciuto. A supporto della richiesta di riscatto, il criminale come prova dell’esistenza in vita dell’ostaggio gira un singolo video che lo mostra ancora vivo, ma in catene. Il video viene poi fatto recapitare anonimamente alla famiglia dell’ostaggio, di conseguenza gli investigatori non sanno che pesci prendere per poter cercare di localizzare il luogo di detenzione della vittima ma anche il giorno e l’ora in cui il video è stato girato.
Ecco che in loro aiuto arriva una nuova ricerca scientifica, condotta dal team di Amelia Gully, ricercatore associato all’università di New York.
La ricerca si basa sul fatto che i segmenti delle reti per la distribuzione dell’energia elettrica a corrente alternata consentono agli elettroni di scorrere nei cavi alternando la direzione degli elettroni 50 volte al secondo in Europa o 60 volte negli Stati Uniti e in poche altre parti del mondo. Da qui le diciture 220V/50Hz nel primo caso e 110V/60Hz nel secondo.Questo repentino cambio di direzione del flusso energetico, produce continue oscillazioni nel campo magnetico che possono essere facilmente percepite sia sotto forma di un ronzio negli altoparlanti di apparecchiature audio non opportunamente schermate oppure anche nella variazione di luminosità nei video girati sotto una luce artificiale alimentata elettricamente; essi sono effetti secondari molto comuni che tutti noi abbiamo sperimentato nel tempo.
Sebbene nel caso europeo si parli di frequenza di cambio di direzione del flusso energetico a 50 Hz, in realtà i 50 Hz sono un’approssimazione che maschera il fatto che la frequenza continui continuamente ad oscillare discostandosi in più o in meno dal dato dichiarato di 50 HZ a seconda delle esigenze di distribuzione del carico energetico da parte degli enti delle forniture elettriche, a sua volta in funzione del carico richiesto dall’utenza lungo l’arco della giornata.
Maggiore è il carico energetico istantaneo e maggiore è lo scostamento ottenuto dalla frequenza standard di riferimento.
Queste fluttuazioni vengono rilevate dalle società che producono e distribuiscono energia elettrica e vengono registrate in appositi logs di sistema, che vengono a loro volta conservati poiché utili alla diagnosi delle reti.

L’idea alla base di questa ricerca è geniale: partendo da una qualsiasi registrazione audio o video sufficientemente lunga (qualche decina di secondi), è possibile estrapolare da essa il ronzio o il disturbo di fondo che segna lo scostamento nel tempo dai 50 Hz di riferimento teorico, generando così una sorta di impronta digitale delle fluttuazioni della rete nel momento della registrazione. Questa impronta digitale viene poi comparata con un semplice algoritmo con un segmento di tempo analogo estrapolato dai logs di sistema delle compagnie elettriche, arrivando a determinare la data e l’ora precisa in cui il video o l’audio sono stati registrati. E nel caso di reti di distribuzione energetica operanti in competizione sullo stesso territorio, è possibile quantomeno individuare quale operatore energetico ha fornito l’energia in quel momento, identificando così anche una macro-zona geografica.
In alcuni casi queste ricerche forensi sono già state di aiuto per incriminare i colpevoli durante le fasi processuali.
Per saperne di più vi consigliamo la visione di questo video.