
L’omino di burro, il cocchiere che ha trasportato il povero Pinocchio nel paese dei balocchi, si è evoluto e oggi fa l’acchiappa click. Da esperto persuasore, si dedica proficuamente ad una distorta attività di click baiting. L’idea rimane la stessa, trarre profitto con l’attrattiva delle “cuccagna”. Una volta andava con il carro per le strade a trovare giovanotti da trasformare in asini, oggi gira in rete lanciando esche da click (click bait).
Si tratta di una tecnica, molto diffusa nel marketing online, volta ad attirare utenti con contenuti accattivanti o a forte effetto emotivo per aumentare le visualizzazioni e le visite di un sito web o l’apertura di un link. Nulla di negativo, dunque, fin quando non entra in gioco l’omino di burro. Il click baiting, infatti, può essere uno strumento di facile e discutibile profitto.
Un titolo sensazionale può persuadere l’utente ad aprire un link, che avrà un contenuto diverso all’aspettativa, ma aumenterà le statistiche di visita del sito web e i proventi pubblicitari. L’utilizzo malevolo del click baiting si è mostrato, inoltre, un efficace ed efficiente mezzo di diffusione di malware. Grazie all’esca lanciata nel web, cyber criminali infettano facilmente i computer degli utenti. Per evitare di cadere nella trappola di male intenzionati pescatori di click occorre una buona educazione digitale, porre maggiore attenzione alle URL e non dimenticare le disavventure di Pinocchio.