ECONOMIA

Il diritto di veto delle banche sui contenuti digitali

Se non fai come ti dico, ti chiudo il conto: la spietata arma degli istituti di credito contro la libertà di impresa su internet.

L’utopia della rete come oasi felice della libertà di espressione sta crollando come un castello di carte. A dare il via alla sequela di picconate che stanno abbattendo le fondamenta sulle quali si pensava posasse la rete hanno iniziato le reti sociali. I ras delle più popolari piattaforme sul web, infatti, negli ultimi anni hanno stretto di molto i cordoni che limitano la tipologia di contenuti pubblicabili nelle proprie piattaforme, con i famosi standard di comunità. Insomma, pur non essendo formalmente degli editori agiscono a tutti gli effetti come tali. 

Essere i censori del XXI secolo, però, non è un’attività ad appannaggio esclusivo dei padroni dei social network. Anche le banche, infatti, già da tempo stufe della tediosa attività di prestito del denaro a famiglie e imprese, sembra abbiano deciso di proporsi come protagoniste in tal senso, ma con strumenti molto più potenti. Un esempio eclatante e fresco di settimana coinvolge una società americana che produce contenuti digitali per adulti, la AVN Stars. Con un comunicato sul proprio sito web, denunciando l’ennesimo atto di discriminazione subìto da un ente bancario, l’azienda ha annunciato che dal 1 Gennaio 2022 non sarà possibile la monetizzazione dei contenuti pubblicati sulle proprie pagine, scatenando la rabbia di chi grazie a quella piattaforma era diventato un imprenditore digitale. 

Il CEO della Adult Video News Stars, Tony Rios, in una conferenza stampa si è detto esausto della pressione esercitata dal mondo bancario, che solo nell’ultimo anno gli ha chiuso sedici conti correnti. Una vera e propria crociata, che già nei mesi precedenti aveva procurato la caduta di un gigante come Onlyfans, che più subdolamente aveva dichiarato di voler stravolgere il suo core business “per ospitare una comunità inclusiva di creatori e fan”. AVN Stars, al contrario di Onlyfans, non ha voluto fare mistero del cambio di paradigma improvvisamente adottato, mostrando a tutto il mondo il livello di condizionamento che le banche sono riuscite a raggiungere. 

Sembra assurdo, ma ormai sono gli istituti bancari e i circuiti di pagamento a dettare le regole anche in business che non gli appartengono neanche lontanamente. Ad ottobre, ad esempio, Mastercard ha emanato nuove linee guida per i creatori di contenuti per adulti, chiedendo l’adozione di requisiti di moderazione molto più stringenti di quelli già previsti dalle piattaforme ospitanti. 

A farne le spese, come accennato in precedenza, sono principalmente i creatori di contenuti. Che siano stati avvisati con una lettera, o in alcuni casi da un annuncio dato dai notiziari online, si sentono danneggiati non solo nel portafoglio ma anche in termini di libertà personale. Quello raccontato è da ritenere infatti a buona ragione un atto di prepotenza degli enti tradizionali che gestiscono il denaro in maniera centralizzata. L’autogol però è dietro l’angolo perché perseguendo su questa strada non faranno altro che perdere credibilità, fornendo un’ulteriore spinta al neo-nascente ecosistema della finanza decentralizzata.

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