
Anni fa per tutelare l’omogeneità dei prodotti e con l’asserito intento di garantire standard qualitativi più elevati l’Unione Europea impose forma e dimensioni di molte specie ortofrutticole. Ora in un crescendo di misure ed idee all’apparenza prive di ogni ragione la Commissaria europea alla Parità , Helena Dalli, ha elaborato una direttiva – fortunamente poi ritirata – recante linee guida per la ‘comunicazione inclusiva’. Il documento invitava il personale a evitare riferimenti al Natale utilizzando la più generica parola festività e a non menzionare nomi tipicamente cristiani come Maria. Secondo la Commissaria l’iniziativa aveva lo scopo di dimostrare la diversità della cultura europea e di evidenziare la natura inclusiva della Commissione verso tutte le credenze.
Singole analoghe iniziative ogni anno vengono prese anche in Italia da taluni integralisti dell’inclusività. Lo scorso dicembre ad Ostia un’ordinanza del comune suggeriva di non menzionare il nome di Gesù e tanto meno la Sua nascita, al fine di non offendere gli appartenenti ad altre religioni.
Pazienza Ostia, ma mai si sarebbe immaginato che Istituzioni di ben più elevato livello potessero incorrere in simile errore. Chi ancora ritiene di offendere il mondo islamico per il fatto di celebrare la nascita di Gesù denota invece di essere all’oscuro dei più elementari rudimenti culturali, indispensabili per chi vuole guidare una comunità. Forse i cittadini e gli ospiti islamici rideranno di tanto zelo in quanto nella maggior parte dei Paesi musulmani il Natale è festeggiato come festa nazionale, senza ambiguità di parole, in quanto il Corano contempla sia la nascita di Gesù, quale profeta e non figlio di Dio, che l’esistenza della vergine Maria.
Anche quei docenti che vietano il presepe nelle loro scuole dovrebbero sapere che il Corano dedica a Maria una intera Sura, la XIX, che porta il suo nome nell’intestazione – Maryam – ne descrive la famiglia, l’infanzia, le virtù e le qualità, non differenziandosi più di tanto dai Vangeli. La signora Commissaria, originaria di Malta, faccia un giro virtuale su qualche capitale islamica e constaterà di aver ben fatto a ritirare repentinamente la sua circolare.
Fin troppo facile partire da Betlemme, nel cuore di una Palestina con popolazione a maggioranza arabo-sunnita, ove ogni dicembre si svolge la cerimonia dell’accensione dell’albero di Natale alla presenza delle massime autorità palestinesi e di Padre Francesco Patton, custode della Terra Santa. L’atmosfera viene solitamente allietata dal tradizionale concerto da parte della Young musicians european orchestra, di cui fanno parte molti giovani musicisti palestinesi e iraniani, presso il complesso della natività nella Basilica di Santa Caterina.
Che negli Emirati Arabi Uniti, a Dubai, venga approntato un albero tra i più imponenti e solenni al mondo non fa neanche più notizia come neppure i cedri illuminati ovunque a Beirut, Libano, ove la continua crisi non fa venir meno l’entusiasmo dei festeggiamenti natalizi. Forse sorprenderanno invece le foto di Teheran, Iran, ove la corsa agli acquisti da parte di tutti gli iraniani in un tripudio di eleganti addobbi natalizi non sminuisce l’intensità con cui vive il momento la minoranza cristiana che festeggia nelle molteplici Chiese presenti in città. Pensi la Commisaria che anche in Egitto il presidente Abdel Fattah al-Sisi è solito partecipare alla messa per il Natale presso la cattedrale copta di San Marco e lo scorso anno prendendo la parola ha affermato che “la diversità di religioni, tradizioni e lingue fa parte delle norme della vita di Dio”.
Infine, si soffermi su Damasco, Siria, ove oltre al bellissimo albero allestito nella piazza principale, addobbi di Natale, presepi e feste per i bambini nelle parrocchie offrono un’atmosfera di gioia ad un popolo provato da tanti anni di guerra.
Non è dato a sapere quali siano le ragioni alla base di decisioni come quelle della signora Commissaria che per il ruolo che ricopre conoscerà costumi e usanze nel mondo. Non ha importanza, ma se è per sinceri motivi di ‘inclusività’ le chiediamo di intervenire sul governo di Malta , suo Paese di origine, affinché faccia sbarcare un po’ di migranti sull’isola. Ecco, quello sarebbe un gesto che apprezzeremmo, cristiani e mussulmani!