
Washington. Con le infezioni da COVID-19 in aumento del 33% durante le scorse due settimane, per una media di 94.000 casi al giorno, la risposta del Center for Desease Control (CDC) americano non si è fatta aspettare con la luce verde, nella giornata di venerdì scorso per la somministrazione della terza dose del vaccino per tutti gli adulti sopra i 18 anni di età.
Quello che non sembra ancora del tutto chiaro è se il terzo richiamo sia necessario o possa contribuire in maniera efficace a controllare i numeri di contagio con l’avvicinarsi di Thanksgiving e delle vacanze Natalizie, anche se un recente studio di coorte retrospettivo condotto in Israele sull’efficacia della terza dose di vaccino BNT162b2 concluderebbe attribuendo al booster una protezione aggiuntiva per i soggetti che hanno ricevuto la seconda sei mesi fa.
I più recenti numeri rivelano una minore incidenza se comparati con quelli relativi all’anno scorso di circa 190.000 nuovi casi al giorno e l’alto numero di vaccinati negli Stati Uniti, circa 200 milioni di anime, sembrerebbe in grado di assicurare, secondo Anthony Fauci, direttore del NIAID il National Institute of Allergies and Infectious Diseases una “tipica” stagione natalizia da trascorrere senza troppe apprensioni. Le aree che registrano in questo momento un incremento dei casi sono il Midwest, il New England ed il Sud est del Paese.
Incoraggia anche il fatto che la media di ammissioni in ospedale attribuite a COVID-19 in USA è da due settimane in curva piatta, stabilizzata intorno a cifre che si aggirano sui 48.000 casi al giorno, mentre le fatalità continuano a scendere con numeri di 1.100 al giorno indicando un ulteriore calo dell’uno percento. Secondo un’analisi del CDC tra gli adulti americani vaccinati di età oltre i sessantacinque e quindi più a rischio, l’ottantasei virgola due percento è vaccinato ed il trentotto percento ha già ricevuto il booster.
Il CDC ha pubblicato il mese scorso le linee guida per celebrare le festività di quest’anno evitando rischi eccessivi. Tra queste, video chats con amici e familiari, party virtuali ed un pasto tra le persone che condividono lo stesso tetto.
Mentre cominciamo ad incamminarci nel terzo anno di convivenza col virus una considerazione giunge spontanea. Viaggiare, come altre attività sociali, comporta dei rischi ed il grosso dell’umanità è già arrivato alla conclusione che a parte le precauzioni generiche, il resto diventa un compromesso tra cose alle quali ti senti in grado di rinunciare senza troppa difficoltà e valori ed esperienze che giustificano, in maniera del tutto personale, un innalzamento del fattore di rischio, secondo alcuni già sufficientemente mitigato.
Cose alle quali non siamo disposti a rinunciare. In altre parole non esiste un precetto che equalizzi le abitudini di tutti ed è giusto che sia così. Una civiltà evoluta deve essere dopotutto in grado di garantire anche questo. Senza eccessi e con le dovute precauzioni.
Happy Thanksgiving!