
Nella Gazzetta Ufficiale n. 252 del 21 ottobre 2021 è stato pubblicato il decreto legge 21 ottobre 2021, n.146 che stabilisce importanti modifiche al D.Lgs. 81/08. Uno degli articoli modificati nel decreto legge ed in particolare il n.13 all’Allegato I, anch’esso modificato, evidenzia che la mancanza di un Piano di Emergenza Aziendale e di evacuazione, costituisce uno dei casi di grave violazione in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro, ed è sanzionato con un provvedimento di sospensione dell’attività. Dal 4 ottobre 2022, con l’entrata in vigore del decreto del Ministero dell’Interno, avere un piano di emergenza sarà obbligatorio per i luoghi di lavoro dove operano almeno 10 lavoratori e luoghi di lavoro aperti al pubblico con presenza contemporanea di più di 50 persone, indipendentemente dal numero dei lavoratori.
Come responsabile della sicurezza non mi occupo solo di security ma essendo anche RSPP (Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione) è mio obbligo sviluppare un piano emergenza aziendale che comprenda anche esercitazioni di evacuazione almeno una volta l’anno. Noi per scelta aziendale, effettuiamo più prove di evacuazione anche con la presenza di clienti per “allenare” tutti i colleghi (non solo le squadre di emergenza) a gestire situazioni che non siano solo teoriche ma che possano mostrare nella pratica quali possano essere le difficoltà che emergono nella realtà. Secondo la mia esperienza per chi ha la responsabilità di migliaia di visitatori, effettuare delle prove di evacuazione il più reali possibili dovrebbe essere un punto di partenza. La gestione di una emergenza non è mai come la immagini e devi essere mentalmente flessibile ad adattarti alle circostanze. Tra i vari scenari provati negli anni, quello dal quale ho ricevuto i maggiori spunti è stato quello organizzato alcuni anni fa con il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Pisa. E’ stato preparato insieme a loro nei mesi precedenti creando uno scenario a negozio aperto (con presenza di clienti) che prevedeva un’ evacuazione simulata a causa di incendio, ma con la variabile di un dipendente di una ditta di manutenzione che, non presentandosi al punto di raccolta, risultava disperso con la probabilità che fosse rimasto bloccato in qualche locale tecnico posizionato sul tetto del negozio. Fin da subito si sono presentate alcune situazioni che, come dicevo prima, sembravano vincenti sulla carta ma che nella realtà si sono dimostrate di difficile applicazione; ad esempio le piantine per spiegare ai Vigili del Fuoco su come raggiungere in autonomia l’area del disperso sono risultate troppo piccole, sia per chi spiegava sia per chi doveva ricevere le informazioni. Oppure, davanti l’ingresso del negozio, abbiamo dei paletti metallici rimovibili per evitare il parcheggio di auto; abbiamo capito che avrebbero dovuto essere colorati diversamente per renderli facilmente individuabili e che la squadra di emergenza li avrebbe dovuti rimuovere prima dell’arrivo di VV.F. e permettere loro un accesso più ravvicinato alla struttura (il mezzo dei VV.F posizionato a ridosso non riusciva con la scala ad avvicinarsi al parapetto del negozio per accedere alla copertura).
Tanti altri piccoli accorgimenti e spunti sono nati dal successivo debriefing fatto con loro e con le nostre squadre di emergenza che hanno permesso di migliorare il nostro piano di emergenza aziendale e di esportare le migliorie anche su altri siti.