
La vicenda del processo a Kyle Rittehouse ha spaccato gli USA in due, innescando una guerra intestina tra estremisti ideologici e gente comune che rischia di esplodere causando ulteriori morti e devastazioni. La responsabilità di ciò cade interamente sulle spalle della politica liberale estremista americana, che oggi tiene in ostaggio Senato, Congresso, l’intera presidenza Biden ma soprattutto la stessa maggioranza dei DEM, che estremista non è ma che sino ad oggi per convenienza politica ha sposato le follie propinate dalle varie Ocasio-Cortez, Harris, il marxista Sanders e le parlamentari islamiche di recente nomina.
Il messaggio che è stato fatto passare dai media progressisti USA (CNN, MSNBC, Yahoo, Washington Post etc.) sia in fase di campagna elettorale che dall’insediamento di Joe Biden sino ad oggi è quello che l’America sia profondamente razzista, che la comunità nera non abbia mai colpe, che la polizia sia solo uno strumento di odio e di controllo e che le colpe dell’innegabile passato razzista degli Stati Uniti debbano essere espiate dagli americani bianchi di oggi, inclusi i bambini ai quali infatti negli stati con governatori progressisti viene imposto nelle scuole il revisionismo storico della cosiddetta Critical Race Theory.
Su quest’ultima sarebbe necessario spendere almeno una decina di articoli di analisi fattuale, che rimanderemo eventualmente ad un prossimo futuro.
Veniamo ai fatti di Kyle Rittenhouse, l’allora diciasettenne che il 25 agosto 2020 andò a Kenosha nel Wisconsin con altre persone per cercare di proteggere le proprietà private che da giorni venivano messe a fuoco dai pacifici esponenti del movimento Black Lives Matter, ai quali sino ad oggi tutto è stato concesso: dar fuoco a esercizi commerciali dopo averli svaligiati, distruggere automobili, incendiare cassonetti etc etc, il conosciutissimo repertorio dei Black Block italiani insomma, quelli che la nostra sinistra mai condanna e anzi ai quali strizza sempre l’occhiolino perché marxista nell’animo e in quanto tale, ancora non si è completamente staccata dai fatti dell’Unione Sovietica e anzi considera le rivoluzioni uno strumento ampiamente giustificato per perseguire i propri intenti ideologici.
La ricetta altamente incendiaria per preparare il terreno all’estremismo di Black Lives Matter è in atto da anni: accusare i poliziotti di razzismo sempre e comunque, costringere interi dipartimenti di polizia a chiudere togliendo loro fondi, sobillare le rivolte popolari appoggiandole politicamente e etichettando tutta la popolazione bianca che non si piega a questa logica come suprematista bianca e razzista. Il tutto con l’aiuto di una vasta schiera di media controllati dai progressisti.
Piccolo inciso, voglio far notare al lettore il parallelismo con la situazione italiana, dove tutto ciò che non si conforma all’ideologia di sinistra viene etichettato come fascista.
Il risultato è che parte della popolazione USA si è stufata di questo meccanismo e non trovando protezione nelle forze dell’ordine, utilizza il secondo emendamento della Costituzione per scendere armata in strada a protezione delle proprietà private.
E questo è ciò che ha fatto Kyle Rittenhouse, un ragazzetto che è stato dipinto dai media progressisti americani come un suprematista bianco, razzista, violento che non cercava altro che una scusa per mettersi a sparare in mezzo alla folla pacifica dei dimostranti di Black Lives Matter, al punto di uccidere due manifestanti e ferirne un terzo in un’esplosione di odio calcolato.
E per questo è andato a processo, un processo durato un paio di settimane che ha tenuto l’America incollata al televisore: quella progressista nella speranza che venisse condannato al carcere a vita, quella conservatrice nella speranza che venisse assolto per legittima difesa.
Un processo avvelenato in partenza dalle parole di Joe Biden che già in campagna elettrorale aveva etichettato Rittenhouse come un suprematista bianco razzista, per capitalizzare sui voti dei progressisti estremisti.
Peccato che poi però il processo, che è stato interamente trasmesso in streaming, abbia dimostrato il contrario.
E’ stato un processo mediatico sia nel senso tradizionale ma anche perchè che per la prima volta l’intera vicenda è stata ricostruita con filmati girati con i telefonini degli stessi manifestanti.
A Rittenhouse è stato contestato di aver ammazzato con furia omicida premeditata due pacifici manifestanti ferendone un terzo, descritti come eroi sia dai media progressisti che dai Pubblici Ministeri.
Rittenhouse nei vari video immediatamente precedenti ai fatti di sangue viene in effetti filmato mentre a tracolla porta un fucile semiautomatico AR15, una colpa grave secondo i progressisti, anche se coperta dal secondo emendamento costitutivo. Ma la costituzione non conta, è carta straccia quando si tratta di promuovere la propria visione ideologica, soprattutto se è progressista.

Se è vero che Rittenhouse aveva in effetti con sé l’AR15, bisogna anche dire che a tracolla aveva una cassetta per il pronto soccorso, nei giorni precedenti si è visto come volontario impegnato a cancellare i graffiti lasciati dai protestanti e che in un intervista immediatamente precedente ai fatti aveva dichiarato di avere il fucile con se per proteggersi da eventuali attacchi e di essere a Kenosha (la cittadina dove abita suo padre) non solo per proteggere le proprietà private dai pacifici devastatori di BLM ma anche per rendere assistenza medica in caso di necessità e in effetti in uno spezzone di filmato lo si vede attirare l’attenzione di un unità medica di emergenza che passava nelle vicinanze.

In spezzoni successivi di filmato lo si vede con un estintore in mano mentre cerca di spegnere un incendio appiccato dalla sua prima futura vittima, il 36enne Joseph Rosenbaum. In quel filmato Rosenbaum, che sino a prima era stato filmato con un sacchetto e delle pesanti catene in mano (doveva legare la bicicletta o voleva spaccare la testa a qualcuno?) minaccia di morte per ben due volte Rittenhouse perché si era permesso di spegnere il “suo” incendio. Poco più avanti, si vede Rosenbaum dare la caccia a Rittenhouse e aiutato da un manipolo di riottosi lo costringe a rifugiarsi in un parcheggio, poco dopo aver tentato di tirargli in testa il sacchetto contenente le pesanti catene che si era portato appresso. Raggiunto Rittenhouse, Rosenbaum gli si getta addosso cercando di sottrargli il fucile ed è solo in quel momento che Rittenhouse spara, temendo per la sua vita.
Primo piccolo particolare: lo stinco di santo, eroe sociale Rosenbaum come descritto dai DEM, era appena uscito dal manicomio criminale dopo aver scontato 15 anni per 5 violenze sessuali su minori di 11 anni e altre 11 su minori sopra gli 11 anni.

Ma torniamo ai fatti: dopo essersi difeso da Rosenbaum e vistosi cacciato dalla folla dei BLM, Rittenhaus cerca di scappare e raggiungere la polizia ma nel farlo viene raggiunto alle spalle da un altro eroe sociale, Anthony Huber, che avendo con sé un pesante maxi-skateboard colpisce Rittenhaus due volte tra il collo e la testa, facendolo cadere. Ed è in quel momento che Rittenhouse spara e colpisce, uccidendolo anche Huber, che proprio uno stinco di santo non era, poiché condannato in precedenza per due episodi di strangolamento e tentato accoltellamento ai danni di sua nonna e di suo fratello.

Mentre Rittenhaus è ancora a terra, arriva un terzo assalitore che saltando, raggiunge con un calcio volante la faccia di Rittenhaus, il quale per difendersi anche da questa aggressione spara un’altra volta, mancando però il bersaglio.
Il calciatore volante è stato recentemente identificato come il 39enne Maurice Freeland, un altro pacifista la cui fedina penale riportava 45 capi di accusa negli ultimi 21 anni e che pochi giorni prima dei fatti aveva scritto su facebook frasi che incitavano all’uccisione di uomini bianchi.

Ma la notte folle dei pacifisti dei BLM non finisce qui, dopo essersi difeso da Huber ed essersi beccato il calco volante in faccia, Rittenhouse mentre è ancora a terra viene raggiunto da Gaige Grosskreutz, un paramedico pregiudicato anch’egli con una fedina penale intonsa: un arresto per aver tentato di schedare i poliziotti locali poiché facente parte di un movimento anti-polizia, guida in stato di ubriachezza, possesso illegale di armi, violenza domestica (ha spaccato la faccia della nonna con un lampadario), intimidazione ai danni dell’allora fidanzata.
E questo paladino sociale-paramedico, al posto di prestare soccorso durante le proteste di BLM come faceva Rittenhaus cosa fa? Raggiunge Rittenhouse e mentre è ancora a terra, per sua ammissione durante il processo gli punta una pistola in faccia ed è in quel momento che Rittenhouse si difende per l’ultima volta sparando e ferendo al braccio Grosskreutz.

A quel punto Rittenhouse riesce ad alzarsi e finalmente corre nella direzione delle forze dell’ordine, tentando di farsi proteggere e spiegando ad esse la situazione, consegnandosi.
Questi sono i fatti che sono stati discussi durante il processo ma che sono stati riportati dai media progressisti americani e anche italiani in maniera vergognosamente falsata. Leggete infatti il revisionismo fattuale di questo articolo del Il Post: https://www.ilpost.it/2021/11/20/kyle-rittenhouse-assoluzione/
Ma siccome tutti i racconti possono essere manipolati per motivi ideologici e politici, incluso questo mio articolo, invito i lettori intenzionati a farsi un’idea propria a visionare su Youtube i vari filmati che raccontano le fasi dibattimentali del processo.
Come anticipavo, i fatti americani percorrono un parallelismo con i fatti italiani. Un assaggio lo avevamo già avuto con il caso della morte di Carlo Giuliani, un eroe a cui la sinistra italiana ha addirittura intitolato un’aula del Senato. E quale è stato l’atto eroico di Giuliani? L’aver cercato di sfondare il cranio di un carabiniere con un estintore, il quale, per difendersi, sparò uccidendo Giuliani.
E’ infatti questo il pernicioso e puzzolente doppio standard usato sempre dalle sinistre, anche quella italiana. Se le rivolte e i disordini sono commessi da quei cretini di Forza Nuova, allora si parla di fascismo. Se invece sono condotti dai cretini di sinistra allora trattasi di Guerra Santa, giustificabile per il perseguimento di un fine superiore. E’ quella sinistra vigliacca che mentre rinfaccia alla Meloni di non aver mai preso le distanze dal fascimo, contemporaneamente organizza le cene nei salotti buoni col terrorista Adriano Sofri e si opponeva all’estradizione dell’ancor più terrorista Cesare Battisti. O che porta altri terroristi in prima fila ad aprire le proprie manifestazioni.
E questa puzza pervade oggi anche la Casa Bianca. Se Biden infatti prima di essere eletto aveva bollato Rittenhaus come un razzista suprematista bianco, ieri alla conclusione del processo alla domanda se si fosse pentito di averlo bollato come tale ha prima risposto che se quello era stato il verdetto della giuria, avrebbe dovuto essere stato rispettato. Salvo poi correggersi dopo qualche ora, perché evidentemente rimbrottato dal suo staff, dicendo che era rimasto sconcertato dal verdetto.
E il costo di queste parole puzzolenti lo pagherà ancora una volta la società civile americana perché in queste ore il movimento BLM sta organizzando centinaia di manifestazioni di protesta per l’assoluzione di Rittenhaus, e certamente ciò non porterà per le strade americane pacifici manifestanti che distribuiscono fiori.
Un piccolo particolare che è sfuggito a quasi tutti coloro che additavano Rittenhaus come un pericoloso razzista: tutte le tre vittime colpite da Rittenhaus durante le proteste di BLM erano bianche.