
A testimonianza dell’efficacia bellica dei dispositivi antisatellite russi di ultima generazione, ora vagano in orbita pericolosamente migliaia di detriti di quel che era un vecchio e malandato satellite russo Cosmos 1408. Lanciato nel 1982, stava iniziando a perdere quota lentamente e si era portato a poco più di 450 km dalla Terra. È quindi stato adoperato come cavia ed abbattuto per mezzo di un missile Nudol lunedì scorso, tra le 02:00 e le 05:00 UTC, dal cosmodromo di Plesetsk, nelle zone settentrionali del paese. Ad aggravare il tutto bisogna considerare anche l’entità ponderale del bersaglio che, attestandosi intorno alle 2 tonnellate, lascia ben intendere il quantitativo di detriti rilasciato…secondo le prime stime del comando spaziale degli Stati Uniti i detriti tracciabili supererebbero le 1.500 unità, mentre quelli non tracciabili ammonterebbero a qualche centinaia di migliaia.
Il rocambolesco test sarebbe giunto in modo inaspettato, spaventando gli ignari abitanti della ISS e costringendoli a repentine manovre difensive, il tipico modus operandi in caso di rischi, ovvero rintanarsi nei rispettivi loculi, una Crew Dragon per gli astronauti e una Soyuz per i cosmonauti, così che, nel caso in cui fosse avvenuta una collisione diretta coi detriti, avrebbero avuto modo di dileguarsi in fretta verso la Terra.
Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha così tuonato: “La Federazione Russa ha condotto incautamente un test satellitare distruttivo di un missile anti-satellite ad ascesa diretta contro uno dei suoi stessi satelliti…Questo test aumenterà significativamente il rischio per gli astronauti e i cosmonauti sulla Stazione Spaziale Internazionale e per altre attività di volo spaziale umano. Il comportamento pericoloso e irresponsabile della Russia mette a rischio la sostenibilità a lungo termine dello spazio”.
L’evento ha scosso la stragrande maggioranza dei coinvolti, ma dalla Russia arrivano versioni diverse.
Niente scuse…l’esercito russo ha sì confermato martedì di aver effettuato con successo un test missilistico che ha comportato la distruzione di un satellite di radiosorveglianza sovietico Tselina-D inattivo, ma anche aggiunto che gli Stati Uniti sono ben consapevoli che i frammenti del satellite non rappresentano una minaccia per le stazioni spaziali, i satelliti o attività spaziali in generale.
Si è reso noto che “Il Ministero della Difesa russo considera ipocrite le dichiarazioni dei rappresentanti del Dipartimento di Stato e del Pentagono, che hanno tentato di accusare la Federazione Russa di causare ‘rischi’ ai cosmonauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale e hanno chiesto ‘lo sviluppo di norme universali in grado di guidare la comunità mondiale nell’esplorazione dello spazio'”. La Russia, hanno sottolineato i militari, ha più volte proposto alle Nazioni Unite iniziative per prevenire il dispiegamento di armi nello spazio, ma queste sono state puntualmente respinte e bloccate dagli Stati Uniti. “La bozza di trattato è stata presentata all’ONU. Tuttavia, gli Stati Uniti e i suoi alleati ne stanno bloccando l’adozione. Washington dichiara apertamente di non voler essere vincolata da alcun obbligo nello spazio”.
Sarebbe dunque il contesto ad aver costretto la Russia a svolgere attività volte a rafforzare le proprie capacità di difesa e se non bastasse, perché mancava lo scarica barile, “non è il primo Paese a effettuare test di armi antisatellite, con Stati Uniti, Cina e India che hanno effettuato test simili negli ultimi anni”. Non ultimo, a riprova dell’ipocrisia degli obiettivi dichiarati di Washington di utilizzare lo spazio unicamente a fini pacifici, i militari hanno indicato lo sviluppo e i test in orbita del Pentagono che, senza alcun preavviso, riguarderebbero nuove strategie di attacco, come l’aereo spaziale orbitale robotico X-37.
Eppure, nonostante le reciproche accuse, la stessa Roscosmos, agenzia spaziale russa, ha confermato di aver ordinato ai cosmonauti russi di ripararsi nella navicella spaziale Soyuz come precauzione di sicurezza, esattamente come i loro cari colleghi americani.