
Oggi sono stati presentati i nuovi risultati settimanali del monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE. Rispetto alla scorsa settimana, balza agli occhi un aumento significativo dei nuovi casi (54.370 vs 41.091)

e dei decessi

Parimenti, continuano ad aumentare anche i casi attualmente positivi (123.396 vs 100.205), le persone in isolamento domiciliare (118.945 vs 96.348), i ricoveri in area medica (3.970 vs 3.436) e quelli in area critica (481 vs 421).

Andiamo ad esaminare in dettaglio le variazioni rispetto alla scorsa settimana
- Decessi: 402 (+21,8%), di cui 28 riferiti a periodi precedenti
- Terapia intensiva: +60 (+14,3%)
- Ricoverati con sintomi: +534 (+15,5%)
- Isolamento domiciliare: +22.597 (+23,5%)
- Nuovi casi: 54.370 (+32,3%)
- Casi attualmente positivi: +23.191 (+23,1%)
Nel presentare i nuovi dati, il Presidente della Fondazione GIMBE Nino Cartabellotta ha dichiarato: «Per la quarta settimana consecutiva si conferma a livello nazionale un incremento dei nuovi casi settimanali (+32,3%) come documenta anche la media mobile a 7 giorni, che in un mese è triplicata: da 2.456 il 15 ottobre a 7.767 il 16 novembre» .

Nell’ultimo mese la circolazione è aumentata molto, si desume sia dal rapporto positivi/persone testate che è passato dal 3,6% al 12,7%

sia dall’aumento del rapporto positivi/tamponi molecolari – da 2,4% a 5,8% – che da quello tra positivi/tamponi antigenici rapidi, che da uno 0,07% passa a 0,21.

Se si escludono Calabria e Umbria, si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi in tutte le regioni, con variazioni che vanno dal 0,7% della Regione Puglia al 180% della Valle D’Aosta .

Inoltre, si registra un’incidenza pari o superiore a 50 casi per 100.000 abitanti in 84 Province: in Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Umbria e Veneto tutte le Province raggiungono o superano tale soglia. In 7 Province si contano oltre 150 casi per 100.000 abitanti: in cima a questa triste classifica troviamo Trieste (638), seguita da Bolzano (402), Gorizia (369), La Spezia (248), Forlì-Cesena (219), Padova (179) e Vicenza (152).

«Di fronte a questi numeri è inaccettabile che gli amministratori non abbiano introdotto restrizioni locali, seppur impopolari, accettando il rischio che la diffusione del contagio trascini l’intera Regione in zona gialla» il commento del Presidente Cartabellotta. Passando al tema dell’occupazione degli Ospedali, in termini assoluti, il numero di pazienti COVID in area medica è aumentato da 2.371 del 16 ottobre a 3.970 del 16 novembre (+67,4%) e quello nelle terapie intensive da 338 del 25 ottobre a 481 del 16 novembre (+42,3%). A livello nazionale il tasso di occupazione è del 7% in area medica e del 5% in area critica, con notevoli differenze regionali: nessuna Regione supera la soglia del 15% per l’area medica, mentre Friuli-Venezia Giulia (14%) e Marche (10,1%) superano quella del 10% per l’area critica.

«Sul fronte ospedaliero – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione GIMBE – si registra un ulteriore incremento dei posti letto occupati da pazienti COVID: rispetto alla settimana precedente +15,5% in area medica e +14,3% in terapia intensiva». «Gli ingressi giornalieri in terapia intensiva continuano ad aumentare: la media mobile a 7 giorni è passata da 34 ingressi/die della settimana precedente a 38»

puntualizza Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE.
Dato che oltre all’incidenza settimanale >50 casi per 100.000 abitanti, presentano tassi di occupazione ospedaliera superiori o prossimi alle soglie del 15% in area medica e del 10% in terapia intensiva, il Friuli-Venezia Giulia e la Provincia Autonoma di Bolzano sono molto vicini alla zona gialla. «Bisogna tenere conto – sottolinea Cartabellotta – che l’attuale sistema per l’assegnazione dei colori alle Regioni è stato elaborato quando non esistevano dati sul declino della copertura vaccinale, né sulla necessità della terza dose. Con queste regole, durante i mesi invernali di aumentata circolazione virale, nelle Regioni con coperture vaccinali più basse e/o in ritardo sulla somministrazione della terza dose c’è il rischio di sovraccaricare gli ospedali senza cambiare colore; anche perché le Regioni hanno la possibilità di aumentare i posti letto disponibili, sottraendoli ad altri malati, o dimettere pazienti COVID in strutture private».

Passiamo ora alla sezione del bollettino che riguaeda i vaccini: per quanto riguarda le forniture, per la quinta settimana consecutiva non vengono effettuate nuove consegne. Le scorte di vaccini a mRNA scendono a quota 7,6 milioni di dosi. Al 17 novembre (aggiornamento ore 6.14) risulta consegnato un totale di 99.903.390 dosi.Per quanto riguarda le somministrazioni, il 79,1% della popolazione (n. 46.894.047) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+109.996 rispetto alla settimana precedente) e il 76,8% (n. 45.521.038) ha completato il ciclo vaccinale (+277.306 rispetto alla settimana precedente).

In aumento nell’ultima settimana il numero di somministrazioni (n. 1.257.024),

con una media mobile a 7 giorni di 179.740 somministrazioni/die. Il numero di nuovi vaccinati, dopo aver sfiorato quota 440 mila nella settimana 11-17 ottobre, è crollato a quota 127.361 (-71,1%) .

Degli oltre 7,15 milioni di persone non ancora vaccinate preoccupano sia i quasi 2,66 milioni di over 50 ad elevato rischio di malattia grave e ospedalizzazione, che gli oltre 1,23 milioni nella fascia 12-19 che influiscono negativamente sulla sicurezza delle scuole.

La Fondazione riporta anche gli ultimi dati sulle coperture vaccinali con almeno una dose di vaccino: sono molto variabili nelle diverse fasce di etàsi va dal 97,1% degli over 80 al 74,6% della fascia 12-19

e, rispetto alla settimana precedente, si registrano incrementi sempre più modesti.Arriviamo infine al “tema caldo” della cosiddetta terza dose (che per chi ha fatto J&J è la seconda!): su una platea di 895.460 persone per la dose aggiuntiva e di 5.131.130 persone per la dose booster

al 17 novembre sono state somministrate 3.269.468 terze dosi di cui 534.029 dosi aggiuntive e 2.735.439 di dosi booster, con una media mobile a 7 giorni che sfiora 120 mila somministrazioni

Il tasso nazionale di copertura vaccinale per le dosi aggiuntive è del 59,6% con nette differenze regionali: dal 3,5% della Valle D’Aosta al 100% di Campania, Liguria, Molise, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria.

La copertura nazionale con dose booster è del 53,3%, anche qui con notevoli differenze tra Regioni: dal 31,8% della Calabria al 91,9% del Molise

Su questo tema il Dr. Mosti ha commentato «Queste percentuali sono tuttavia sovrastimate dal mancato aggiornamento della platea ufficiale per la dose booster, ferma al 2 novembre». Infatti, secondo le indicazioni ministeriali le persone chiamate a ricevere entro la fine del 2021 la dose booster sono:
- 11,96 milioni over 60 che hanno completato il ciclo con qualsiasi vaccino entro il 4 luglio;
- 757 mila under 60 che hanno ricevuto il vaccino J&J entro il 4 luglio;
- 6,14 milioni dal 1° dicembre persone con età compresa fra 40 e 59 anni che hanno completato il ciclo vaccinale con Pfizer, Moderna o AstraZeneca entro il 4 luglio.
Considerato che ad oggi sono già state somministrate 2,74 milioni di dosi booster e 291 mila dosi aggiuntive agli over 60, entro il 31 dicembre dovrebbero essere somministrate 15,83 milioni di terze dosi, in media oltre 350 mila somministrazioni al giorno. Per indisponibilità dei dati, questi numeri potrebbero essere da un lato sottostimati perché non includono personale sanitario e ospiti di RSA under 60, dall’altro sovrastimati perché includono le persone guarite da meno di 6 mesi e i deceduti appartenenti alle categorie sopra menzionate. Cartabellotta: «Oltre all’adesione della popolazione alla somministrazione delle terze dosi e alle sfide organizzative e comunicative che le Regioni sono chiamate ad affrontare, preoccupano le scorte di vaccini a mRNA, oggi pari a meno del 50% delle dosi da somministrare entro fine anno, insieme al fatto che rimane sconosciuto il piano delle prossime forniture, ormai al palo da 5 settimane».
Nel consegnare il Rapporto alla Stampa, il Presidente di GIMBE, Nino Cartabellotta, ha concluso: «Nello scenario attuale caratterizzato dal progressivo aumento della circolazione virale e dalla riduzione dell’efficacia vaccinale che impone la dose di richiamo, sono due le decisioni politiche che possono minimizzare il rischio di misure restrittive. La prima è ridurre a 6 mesi la validità del green pass rilasciato a seguito di vaccinazione, in linea con le evidenze scientifiche sulla durata della protezione vaccinale e con le indicazioni per la dose di richiamo. La seconda è introdurre l’obbligo vaccinale sia per il ciclo primario, sia per la dose booster, almeno per tutte le categorie di lavoratori a contatto con il pubblico. Invece, non convince affatto il “super green pass” sul modello austriaco, di fatto un “surrogato” dell’obbligo vaccinale: escludere il tampone dalle modalità per il rilascio della certificazione verde – pur identificando le attività essenziali per le quali tale opzione rimarrebbe valida – rischia solo di aumentare le tensioni sociali senza alcuna garanzia di aumentare coperture vaccinali e adesione alla terza dose».