
Nell’ambito del lavoro nella PA, è stato annunciato l’arrivo le linee guida sullo smart working. Questo il secondo passaggio del Ministro Brunetta dopo il rientro in presenza. Un transito logico per attuare una riorganizzazione, ma siamo sicuri che possa rivelarsi un rimedio veramente efficace?
Insomma: leggendo i contenuti, per sommi capi si riscontrano i migliori intenti. Si parla infatti di dotazioni tecnologiche idonee, privacy e sicurezza, accordi individuali, diritto alla disconnessione, richiamo in presenza, formazione, prestazione di lavoro da remoto. Tutte intenzioni encomiabili. Qualche dubbio sovviene circa l’effettiva percezione e riconoscimento di tali spunti di miglioramento.
Eppure, se il cosa è chiaro, il perché si è dato per (apodittico) assunto, ma manca il come. E se fino ad oggi le misure minime AgID per la sicurezza ICT delle pubbliche amministrazioni sono state il più delle volte cristallizzate su pregiatissimi incartamenti con tanto di timbri dirigenziali e endorsement di più che prezzolati consulenti. Poi sono arrivati gli incidenti informatici che spesse volte non hanno avuto l’effetto di individuare alcuna effettiva responsabilità d’organizzazione ma piuttosto una ricerca – peraltro retoricamente pregevole – di scusanti, alibi e contingenze avverse. Come possiamo dunque credere che, rebus sic stantibus, si possa far trasformazione ricorrendo soltanto a delle linee guida senza incappare in un’ennesima illusione che comporterà nuovi fallimenti digitali?
Non è forse meglio riuscire a definire l’attuale situazione con chiarezza, individuando le effettive vulnerabilità e le strategie percorribili attraverso un’analisi approfondita? Solo così sembra possibile poter esplorare la possibilità di una rivoluzione culturale anziché procedere secondo schemi già noti che assemblano narrazioni, slogan e annunci.
Se non viene rendicontata in modo chiaro e trasparente la situazione attuale e il progetto che si intende attuare – andando a delineare programmi concreti e non giacendo sulle mere intenzioni – il rischio è non solo quello di edificare un castello di carte, ma soprattutto il mancato coinvolgimento degli operatori attraverso un’azione effettiva di empowerment.
Altrimenti, le linee guida rischieranno di essere null’altro che l’ennesimo intervento incredibile. E non nel senso di suscitare stupore o meraviglia, purtroppo, se non nella parte in cui c’è un Re che è e vuol restare nudo nonostante le basse temperature che incombono.