TECNOLOGIA

Fermo posta orbita terrestre

Mentre SpaceX è attualmente impegnata a testa bassa nei test di pre-lancio del primo volo orbitale di Starship, Blue Origin cerca di prendersi le prime pagine dei media annunciando nuove e clamorose iniziative.

Nella nuova corsa allo spazio, le operazioni sembrano languire lato SpaceX, mentre Blue Origin cerca di prendersi le prime pagine dei media annunciando nuove e clamorose iniziative. Proviamo a fare il punto e a riportare il tutto nella sua dimensione effettiva.

SpaceX è attualmente impegnata a testa bassa nei test di pre-lancio del primo volo orbitale di Starship. La nuova versione dell’astronave ha un look familiare per tutti quelli che hanno seguito le vicende degli Space Shuttle a cavallo del ventennio tra gli anni Ottanta ed i primi anni Duemila. Sulla parte ventrale dell’argenteo razzo – quella che prevalentemente sopporta l’elevata temperatura del rientro in atmosfera – sono infatti comparse le piastrelle nere che servono ad assorbire lo shock termico.

Al di là della somiglianza estetica, tuttavia, l’approccio di SpaceX è diverso da quello utilizzato dalla NASA per lo Shuttle. Per quest’ultimo, le piastrelle venivano individualmente costruite a seconda della forma della fusoliera nel punto dove sarebbero state installate. Nel caso delle Starship, invece, tutte le piastrelle, tranne poche, specifiche eccezioni, sono esagonali, aspetto favorito anche dalla forma più regolare dell’astronave.

Sia il booster che dovrà portarla in orbita, che la Starship 20 hanno completato i test di pressurizzazione e static fire che servono a certificare la prontezza al volo. Secondo le indiscrezioni provenienti dallo stesso Elon Musk, il tentativo di lancio orbitale potrebbe avvenire nella prossima settimana. Questo annuncio sembra indicare che le preoccupazioni circa un ritardo nel completamento della valutazione dell’impatto ambientale dei lanci da parte della FAA sarebbero infondate. Erano infatti circolate delle indiscrezioni secondo le quali l’ente di controllo delle attività aeronautiche e spaziali avrebbe potuto porre delle eccezioni all’escalation dei voli di SpaceX, sulla base di possibili disturbi arrecati all’ecosistema dove l’impianto di assemblaggio e lancio delle Starship – denominato Starbase – è collocato.

Accanto all’attività di volo, SpaceX sta creando i presupposti per il recupero, riassemblaggio, e nuovo lancio rapido delle proprie astronavi. Il test orbitale della prossima settimana, infatti, sarà Irritualmente a perdere, dato che sia il booster che l’astronave saranno fatti ammarare nell’oceano e non saranno recuperati. Nelle scorse settimane, tuttavia, alla torre di lancio orbitale che svetta su Starbase è stato agganciato il sistema di aggancio e recupero delle Starship in fase di rientro, familiarmente noto come Mechazilla. A regime, tale sistema, che ha la forma di una tenaglia, consentirà di catturare a mezz’aria le Starship e ruotando su sé stesso, ne consentirà il riposizionamento rapido sulla cima di un nuovo booster, rendendole subito pronte per un nuovo lancio.

Per quanto riguarda invece le attività di Blue Origin, allo stato la più credibile competitor di SpaceX, le scorse settimane sono state fervide di nuovi annunci. Dopo il primo test con equipaggio umano portato a termine dallo stesso Bezos ed al suo equipaggio, il razzo suborbitale New Shepard del magnate di Amazon ha guadagnato le prime pagine della stampa specializzata portando in orbita William Shatner, il poco meno che leggendario capitano Kirk della serie fantascientifica Star Trek.

Sebbene il proprio razzo orbitale New Glenn sia ancora indietro in termini di sviluppo, e nonostante il fatto che molti dei suoi ingegneri più anziani abbiano lasciato Blue Origin per andare a lavorare in spacex, Bezos tenta di mantenere alta l’attenzione sulla propria compagnia di viaggi spaziali annunciando la costruzione di una stazione spaziale privata, denominata Orbital Reef.

L’annuncio arriva in un momento particolarmente delicato per la permanenza umana in orbita. La stazione spaziale internazionale, seppur gloriosa, comincia a mostrare la fatica strutturale derivante dai suoi decenni nello spazio. In parallelo, certamente la Cina e probabilmente la Russia hanno intenzione di costruire delle proprie presenze indipendenti in orbita. E la stessa NASA progetta di lanciare entro qualche anno una stazione spaziale circumlunare che funga da punto di gateway per le missioni verso il nostro satellite; anche se per la verità il programma Artemis, dopo un inizio entusiasmante, sembra in questo momento battere il passo lasciando spazio a competitor nazionali e privati.

Il progetto di Bezos prevede la costruzione di un habitat orbitale che possa essere preso a noleggio – costituendo un vero e proprio indirizzo orbitale – da parte di aziende che abbiano interesse a svolgere attività nello spazio. Se realizzata, la stazione costituirebbe il primo avamposto commerciale mai costruito fuori dal nostro pianeta.

A fronte di ciò, va detto che l’annuncio the Blue Origin ha sollevato più di qualche perplessità nell’ambiente e da parte della comunità degli appassionati. Il dato di realtà è che in questo momento la compagnia ha capacità unicamente suborbitali, e limitate ad una breve corsa al di fuori della linea di Karman, seguita da un rapido rientro a terra. Un profilo di volo non molto dissimile da quello svolto dalle primissime missioni Mercury degli anni 60 del ventesimo secolo.

In attesa di vedere come i diversi progetti evolveranno, non ci resta che metterci comodi e goderci una delle competizioni più appassionanti degli ultimi decenni.

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