
“– La gente mi crede egoista e narcisista, ma non è vero. Sta di fatto che, se dovessi identificarmi con un personaggio della mitologia greca, non sarebbe Narciso.
– E chi?
– Giove!”
Sono parole di Woody Allen, nel celebre film con forte componente autobiografica “Stardust Memories”.
Confesso che la prima volta che ho sentito parlare della gestione di ADM (Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli) da parte di Marcello Minenna, il mio primo pensiero è andato proprio a Narciso. E nei miei precedenti articoli sempre su Infosec – rara testata che sinora ha osato pubblicare articoli critici verso la discussa gestione dell’attuale Direttore di ADM – avevo parlato delle sue ambizioni da «generale» e da «ammiraglio». L’ho fatto il 2 marzo (Marcello Minenna: il Direttore (quasi generale) dell’Agenzia Dogane e Monopoli) e l’8 ottobre (Marcello Minenna: il direttore generale, quasi ammiraglio, di ADM).
Non ero però arrivato a definirlo «re» e tantomeno «imperatore» di ADM.
Lo ha fatto invece Emiliano Fittipaldi in un sensazionale articolo pubblicato su Domani del 29 ottobre. Dal titolo, appunto: “Auto, letti e amici di Minenna. Ecco chi è il re dei Monopoli”.
Fittipaldi fa una carrellata di magagne che vengono addebitate a chi è al vertice da un paio di una delicatissima agenzia dello Stato.
Ma soprattutto sottolinea l’incuranza dello stesso per le accuse, quanto meno di mala gestio, che gli vengono fatte pubblicamente.
Fittipaldi insinua in forza delle amicizie trasversali intrattenute in diversi ambienti politici della capitale. Utilizzando anche la concessione di favori quali l’attribuzione in uso di Ministri di diversi schieramenti di auto di lusso confiscate dalle Dogane. Che come tali dovrebbero essere vendute all’asta, a beneficio dell’erario, o assegnate alle forze di polizia per attività operativa.
“Il nuovo imperatore dei doganieri (che ha deciso di tenere per sé le deleghe di altre cinque direzioni generali, le più rilevanti – scrive Fittipaldi – se ne frega delle critiche e delle interrogazioni parlamentari piovute dopo l’articolo di Domani sui rapporti con Bosco (n.d.r. funzionaria che l’accompagnerebbe spesso in missioni ufficiali contastate dal suo ex braccio destro, poi licenziato, Alessandro Canali)”.
Le critiche di Domani sono diverse, e vanno dai contratti da 152 mila euro a un geometra che avrebbe lavorato anche nella sua casa, all’assegnazione di due autisti armati e quattro auto di lusso a sua disposizione. Passando per la discutibile spesa di milioni tra divise, loghi in marmo, lavori per “sale vip”, oltre alle accuse sui viaggi con una funzionaria, una Porsche data in comodato a un amico e le proteste degli addetti alle pulizie di ADM per “i banchtti e la pulizia della camera da letto”.
Accuse che Fittipaldi, che dice essere in possesso di un dettagliato dossier (anche se molte di quelle spese sono pubblicate sul sito web di Adm), sono supportate oltre che da Canali, ex braccio destro e anfitrione nel Movimento 5 Stelle, prima di essere stato licenziato in tronco da Minenna, anche da esposti che sarebbero stati presentati da più parti all’Autorità Giudiziaria, oltre che alla Procura della Corte dei Conti e persino all’Autorità Nazionale Anti-Corruzione.
Uno di questi esposti, secondo Domani, è stato fatto da un altro importante dirigente uscito dai Monopoli che avrebbe “bussato di recente alla porta dei magistrati di piazzale Clodio e dei Colleghi della Corte dei Conti”. Si tratta di Roberto Fanelli, noto studioso ed esperto di diritto tributario che, dopo essere stato un brillante ufficiale superiore della Guardia di Finanza, fino al 2020 è stato direttore dell’area Giochi e tributi dell’Agenzia.
“Qualche mese fa Fanelli ha spedito agli investigatori contabili una lunga denuncia, in cui descrive nei dettagli spese e scelte gestionali di Minenna in merito all’uso di auto sequestrate, assunzione di amici e sodali del M5s, investimenti milionari per nuovi loghi e uniformi estive”.
Persino il Codacons, la principale associazione dei consumatori, con un comunicato del 27 ottobre ha annunciato di avere presentato un esposto dove si chiede di fare chiarezza nell’esclusivo interesse dell’Agenzia, che svolge un ruolo fondamentale per la collettività.
“Le circostanze, notizie di cronaca e segnalazioni emerse nelle ultime settimane e relative da un lato alle spese eccessive sostenute per viaggi e pernottamenti del direttore Minenna, dall’altro alla soppressione dell’ufficio a danno di chi su tali spese aveva chiesto chiarimenti, se confermate, potrebbero esporre l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a gravi ripercussioni e con esse le attività tecnico-operative che come agenzia svolge in luogo del Ministero delle Finanze– scrive il Codacons nell’esposto -. La rilevanza penale della questione è duplice perché, se alle accuse mosse non seguiranno accertamenti e condanne, le stesse si configurerebbero come calunniose e diffamatorie nei confronti dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli e del direttore. Di contro, ove confermate e accertate, determinerebbero gravi responsabilità anche dei funzionari e dell’Agenzia stessa che imporranno l’avvio dei procedimenti anche sanzionatori previsti dalla normativa di settore, oltre al danno alla collettività”.
Per tali motivi il Codacons ha chiesto all’Anac di valutare di esercitare le funzioni e prerogative che le sono riconosciute dalla legge, e al Ministero dell’Economia e delle Finanze “di avviare un audit ed un tavolo tecnico finalizzato a vagliare la correttezza procedurale, l’osservanza delle tempistiche per la gestione delle pratiche amministrative ed il rispetto della prioritaria esigenza di garantire sia la continuità dei servizi che la trasparenza delle operazioni, anche al fine di poter ottenere una posizione formale e documentata dell’Agenzia in merito ai fatti denunciati”.
L’associazione ha inoltre presentato una istanza d’accesso per ottenere da ADM copia di atti, documenti, verbali ed ogni altro documento dal quale si evincano i documenti descrittivi delle operazioni di spesa contestate negli articoli di stampa, nonché le azioni datoriali e gestionali del personale, oltre che le tempistiche per la trattazione delle pratiche amministrative.
Vedremo i risultati. Ma se anche solo alcune delle accuse su quello che viene definito «l’economista dei Cinque stelle» dovessero risultare fondate, sarebbe il segno che chi voleva aprire le istituzioni come una scatoletta di tonno, nel tonno dimostra di saperci ben sguazzare.
Forse dimenticando però che l’olio delle scatolette di tonno lascia spesso macchie che possono essere indelebili. E che ora sembrano essere al vaglio degli inquirenti.
Da garantista convinto, rispetto la presunzione d’innocenza di Minenna. Ci mancherebbe.
Anche se le spese folli di ADM documentate e accessibili sul sito dell’Agenzia, al di là della presunta correttezza sul piano legale, sul piano dell’opportunità nell’attuale situazione economica del nostro Paese lasciano più di qualche perplessità. Perché ci troviamo in un momento storico in cui chi è a guardia delle finanze pubbliche dovrebbe dare esempio di massima compostezza e morigeratezza. Seguendo l’esempio dato ogni giorno da Mario Draghi. O quanto meno evitando ogni palese sperpero di denaro pubblico in vuote operazioni di immagine e autocelebrazione. Spesso più personale che istituzionale. Che ha come prevedibile corollario, in un Paese come l’Italia, una pericolosa roulette russa giocata da lui stesso.
Che può essere forse il frutto della sua dimenticanza dell’ammonimento del filosofo Louis Lavelle: “il delitto di Narciso è di preferire, alla fine, la sua immagine a sé stesso».