
Tutto era iniziato con un mio post ironico su LinkedIn, ma dopo quasi 3000 visualizzazioni in un giorno la situazione va presa con serietà e richiede quanto meno una presa di responsabilità. Anche perché, come ci ricorda l’intramontabile Marchese del Grillo: “Quanno si scherza bisogna esse seri“.
E dunque, entro Natale (o Capodanno), potremo proporre un drinking game a tema data breach per esorcizzare un po’ quegli orrori di cybersecurity cui sempre più spesso assistiamo e che riguardano la gestione della comunicazione successiva ad un incidente di sicurezza e che oramai riconducono a degli adagi ricorrenti che fanno da eco o a scenari di confusione digitale o – volendo essere più malpensanti e compiendo un peccato di andreottiana memoria – ad una profonda ignoranza e inadeguatezza.
Le formulette ricorrenti altro non sono che tentativi di arrampicate sugli specchi per la ricerca di un’irresponsabilità, ben lungi da qualsivoglia accountability tanto predicata in congressi e poi prontamente dimenticata nel precipitato operativo. Barocchismi pseudogiuridici e paratecnologici, composti da formule(tte) di stile grondanti di quei formalismi che – negli intenti delle aule congressuali – si dice di voler superare con approcci “sostanziali” e disruptive. Il predicato della continua enfasi narrativa di molti contesti digitali è stato e tuttora è in fondo questo: tante (troppe) parole anchilosate in intenti autocelebrativi e azione gattopardesca.
Insomma: guardando il post e i suoi continui aggiornamenti, alcune illusioni scompaiono di fronte ai colpi di taglio dell’ironia e della provocazione. Chissà che questo metodo non possa prima o poi essere un impulso per il motore della trasformazione digitale?
Mal che vada, sarà solo una risata fra colleghi virtuali e lo spunto per qualche bevuta conviviale. Sempre più di quanto fino ad ora hanno fatto roboanti annunci poi sepolti e dimenticati nei cimiteri degli intenti mai realizzati.
“Quant’è bella innovazione, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”.