
I nomi non importano perché talvolta il comportamento di un singolo riflette la mentalità di un’Istituzione ma almeno la storia merita di essere conosciuta.
È il caso di un carabiniere del Comando di Frosinone. Di pattuglia con un collega a Ripi, piccolo comune del frusinate, ad un posto di blocco tenta di fermare un centauro che incede a forte velocità. Il giovane alla guida della moto fa finta di fermarsi ma per sottrarsi al controllo riparte improvvisamente investendo nella spericolata manovra il carabiniere che cade rovinosamente riportando lesioni varie con prognosi di trenta giorni. Il responsabile viene identificato in poche ore e sottoposto a fermo.
Processo, inevitabile condanna dell’imputato, costituzione di parte civile del carabiniere ferito. Da qui l’epilogo romantico della vicenda.
Il difensore del condannato chiede per il suo assistito, incensurato, la messa in prova in alternativa al carcere, possibile però a seguito di risarcimento della parte offesa. Il ragazzo accetta senza esitare di versare il denaro richiesto per i danni arrecati, ma il carabiniere decide di rinunciare a quanto spettante per devolverlo in beneficenza, una beneficenza particolare.
Pensando a quel ragazzo come uno dei tanti giovani che vivono profondi disagi decide di devolvere la somma ad un centro di riabilitazione dedito al recupero di persone che hanno sbagliato. In poche parole ha rinunciato al risarcimento per aiutare il suo feritore, consapevole che compito degli operatori di polizia non è solo reprimere ma anche contribuire ad aiutare chi sbaglia in un percorso di recupero.
A volte le cronache si occupano di eccessi di uso della forza da parte di agenti e carabinieri. Esistono comportamenti che fanno meno notizia ma, per fortuna, sono molto più frequenti di quanto si possa immaginare.